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La Cina è meno vicina: il governo studia un piano per ridurre l’influenza degli investitori di Pechino in Italia

Il piano del governo

La Cina è meno vicina: il governo studia un piano per ridurre l’influenza degli investitori di Pechino in Italia

Politica - di Gabriele Caramelli - 13 Agosto 2025 alle 15:15

Il governo Meloni sta prendendo in considerazione alcuni provvedimenti per diminuire le partecipazioni degli investitori cinesi nelle aziende italiane considerate strategiche. A riportarlo è Bloomberg, che ha citato le fonti a conoscenza del dossier italiano. Secondo gli informatori del giornale americano, l’attenzione dell’esecutivo è rivolta sia a società private che alle aziende statali. Inoltre, uno degli obiettivi dell’Italia è quello di non indispettire gli Usa, che negli ultimi tempi hanno imposto pesanti dazi al gigante asiatico.

Già nel 2023, attraverso l’esercizio del suo potere speciale noto come “Golden power”, il governo italiano è riuscito a limitare l’influenza dell’azienda cinese Sinochem International sul marchio Pirelli, di cui lo Stato detiene il 37% del capitale. Le restrizioni hanno riguardato gli aspetti tecnologicamente sensibili, come i sensori cyber montati sugli pneumatici e usati anche in Formula 1. Peraltro lo scorso aprile, in base alla richiesta dei regolatori, il cda di Pirelli ha declassato la governance di Sinochem, per poi annunciare che il gruppo non ha più il controllo della società.

L’Italia sta cercando di evitare le intromissioni della Cina nelle aziende strategiche

Secondo l’agenzia americana, Washington aveva avvisato Pirelli che gli pneumatici dotati di sensori connessi avrebbero potuto subire restrizioni sul mercato americano a causa della provenienza cinese, viste le misure americane su software e hardware provenienti da aziende controllate da Pechino. Tuttavia, il dossier Pirelli è il più rilevante tra quelli sul tavolo dell’esecutivo, che si sta concentrando anche sulla Cdp Rieti, ossia la società che detiene partecipazioni di controllo nelle reti energetiche italiane (Snam, Italgas e Terna). Quest’ultima è posseduta al 35% da una holding della State grid corporation of China, con due rappresentanti in consiglio di amministrazione.

Un altro caso citato è quello di Ansaldo Energia, che è tra i più grandi produttori mondiali di centrali elettriche: la presenza di Shangai Electrics, seppur minima allo 0,5%, avrebbe proibito all’azienda di partecipare ad alcune gare negli Stati Uniti.

La risposta “piccata” del ministero degli Esteri cinese

Le informazioni pubblicate da Bloomberg hanno attirato l’attenzione del ministero degli Esteri cinese, che ha affermato come la collaborazione negli investimenti tra Cina e Italia sia “mutuamente vantaggiosa e non dovrebbe essere ostacolata da terze parti”. Poi il dicastero h auspicato che Roma offra “un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio” per la salvaguardia dei “legittimi diritti e interessi” delle imprese cinesi. Attualmente in Italia ci sono circa 700 aziende con investitori cinesi, ma per il momento l’attenzione del governo sarebbe rivolta principalmente ai settori strategici dell’energia, dei trasporti, della tecnologia e della finanza.

 

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di Gabriele Caramelli - 13 Agosto 2025