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Scoppia la tempesta nordica

Il premier che sussurrava all’Ai. Lo svedese Kristersson confessa: “Uso ChatGPT per avere una seconda opinione”

Il primo ministro rivela di consultare regolarmente il software di OpenAi per ispirarsi nelle scelte politiche. Critici e accademici insorgono: "Non abbiamo votato l’intelligenza artificiale. La Svezia merita un life coach migliore"

Cronaca - di Alice Carrazza - 7 Agosto 2025 alle 14:48

C’è chi ascolta i sondaggi, chi si affida agli sherpa, e poi c’è Ulf Kristersson, che interroga ChatGPT. Il premier svedese ha confessato candidamente – forse troppo candidamente – di rivolgersi regolarmente all’intelligenza artificiale per farsi un’idea, avere un confronto o addirittura una “seconda opinione” su come guidare il Paese. La notizia, raccolta dal Guardian, ha acceso una miccia e innescato la polemica.

La love story del premier con l’Ai: “È per avere un punto di vista alternativo”

«Lo uso abbastanza spesso», ha ammesso il leader del Partito moderato. «Se non altro per avere un punto di vista alternativo: cosa hanno fatto gli altri? Dovremmo forse pensare l’esatto contrario?». Non è una battuta: è una dichiarazione pubblica. E come tale, ha generato uno di quei dibattiti in cui l’ironia cede presto il passo all’inquietudine.

Il capo del governo che parla con l’algoritmo: niente più notti insonni tra i dossier o le consultazioni con gli alleati, ora basta digitare. L’Ai come oracolo, come consigliere spassionato, come sponda. A Stoccolma non si parla d’altro.

Scatta la polemica: “È caduto nella psicosi”

La trasparenza del premier non ha sortito l’effetto desiderato. Invece di apparire moderno e al passo con i tempi, Kristersson ha finito per attirarsi una valanga di accuse. Secondo la stampa nordica, il premier sarebbe «caduto nella psicosi dell’Ai degli oligarchi», lasciandosi sedurre da una moda tecnologica più che da un metodo ragionato.

Ma non sono solo i giornalisti a storcere il naso. Gli esperti del settore avvertono: il problema non è l’uso dell’intelligenza artificiale in sé, ma l’opacità dei suoi meccanismi e il rischio di esposizione di dati sensibili. In parole povere: se il premier scrive a ChatGPT, a chi scrive davvero?

I rischi della fiducia digitale

Simone Fischer-Hübner, docente di informatica all’Università di Karlstad, è netta: «Bisogna essere molto cauti». Il timore è che, anche senza volerlo, si possa nutrire l’algoritmo con informazioni riservate. E i precedenti non tranquillizzano. È notizia recente che migliaia di conversazioni avvenute su ChatGPT siano finite indicizzate su Google, consultabili come pagine qualunque. Una falla che basta, da sola, a spegnere ogni entusiasmo.

Tom Samuelsson, portavoce del premier, prova a contenere l’incendio: «Il primo ministro non condivide informazioni riservate. L’Ai viene usata come un consigliere in più, per pura curiosità». Ma il chiarimento, non basta e la notizia fa il giro del web. «La Svezia merita un life coach migliore», sentenziano sui blog.

C’è però anche chi non è d’accordo: «Molta, molta isteria per niente». Su Tiktok si parla di accanimento per mero scopo politico. L’obiettivo? «Sminuire l’avversario». Una donna aggiunge: «Sono convinta che questo stia accadendo in tutti i partiti. Anzi, lo spero. Poiché anche i politici devono familiarizzare con l’intelligenza artificiale, devono usarla da soli per sapere: che tipo di strumento è questo? Come possiamo usarlo? Come può aiutarci in Svezia?»

@laila.med.ai

Skandal! Statsministerna använder AI. Det är ”deprimerande”, det är ”bananas”. Det ”finns risker”, det är ”problematiskt”. Han använder ”en stövelslickande chattbot”. ”Sverige förtjänar en bättre livscoach.” Men jag tycker att den politiker som inte använder AI i dagsläget, det är ju den politikern som är galen. Det är tragiskt att det ska bli en sån här skandal utav att han har erkänt att han använder ChatGPT. Det är väl helt naturligt? Jag tror att de flesta politiker gör det, fast de erkänner det inte rakt ut, för det är på något sätt kontroversiellt. Det är tragiskt att det ska vara så, därför att en människa som kan hantera källor i vanliga fall, och som kan tänka kritiskt och självständigt, kan mycket väl använda ChatGPT som ett bollplank för sina idéer, utan att låta AI ta över hela policy-utformandet. ”Nu är det AI som styr moderaterna”, typ. Så är det ju verkligen inte, och så kommer det inte att bli- den risken ser jag som minimal. Snarare är ju politikeruppdraget ett som kan ha mycket hjälp utav AI , på det personliga planet inte minst – de har enorma mängder text att ta sig igenom, varför inte låta AI hjälpa till att sammanfatta och hitta de viktigaste sakerna för den policy som man har bestämt sig för i partiet. Eller att göra en ”deep research” i något ämne, för att bli bättre insatt, på eget initiativ? Fantastiskt. Att formulera bättre, det man vill uttrycka, utan att ge avkall på sina egna värderingar, eller vad partiet har bestämt sig för, det är ju bara att mata in det. Det förstår väl vilken intelligent människa som helst, att på något annat sätt behöver man ju inte använda AI. Så det är väldigt, väldigt mycket hysteri över ingenting, här, och det förvånar mig att det är så många som har åsikter av det här slaget. Men det handlar väl mycket om politik också, att man vill racka ned på den politiska motståndaren. Jag är övertygad om att det här sker i alla partier. Jag hoppas det. Därför att politiker behöver också sätta sig in i AI, de behöver använda det själva för att veta: Vad är det här för typ av verktyg? Hur kan vi använda det? Hur kan det hjälpa oss i Sverige? #ai #chatgpt #ulfkristersson #skandal #fördig

♬ originalljud – Laila med AI

La democrazia non è un algoritmo

Virginia Dignum, docente e responsabile all’Università di Umeå, va oltre. «L’Ai non può fornire opinioni significative su idee politiche, riflette semplicemente i valori di chi l’ha progettata». Ma avverte: «Più ci si affida all’Ai per questioni semplici, maggiore è il rischio di sviluppare una fiducia eccessiva nel sistema. È un terreno scivoloso. Noi non abbiamo votato per ChatGPT».

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di Alice Carrazza - 7 Agosto 2025