
Urla sinistre
Hamas e 7 ottobre, Giordano perde la pazienza e smonta le tesi pacifinte della grillina Maiorino
Il deputato di FdI ricorda alla senatrice grillina che "sulla necessità di riportare la pace in Palestina siamo tutti d’accordo". E aggiunge: "Dire che non bisogna essere faziosi e poi schierarsi contro Israele: questo sì che è faziosità. La condizione dei palestinesi non lascia indifferente nessuno: non è uno slogan, è una questione umana"
Il dibattito sul Medio Oriente infiamma Coffee Break, il talk politico in onda su La7. In collegamento, Antonio Giordano, deputato di Fratelli d’Italia e segretario generale di Ecr party, e Alessandra Maiorino, senatrice grillina. Al centro dello scontro, l’attacco del 7 ottobre e la lettura — o negazione — dei fatti che hanno insanguinato il sud di Israele e portato all’attuale guerra in corso a Gaza.
Quando la realtà viene messa in discussione
Maiorino non ha esitato a insinuare dubbi persino sull’attacco terroristico di Hamas: «Ma davvero credete che Hamas ha potuto fare quello che ha fatto con 1.200 vittime nello Stato più sicuro del mondo?». Un’affermazione che ha lasciato lo stesso conduttore interdetto e che ha provocato l’immediata replica di Giordano: «Dietro quella strage c’è l’Iran, ci sono i suoi capitali e la complicità di chi ha fatto finta di non vedere, mentre un popolo pacifico veniva manipolato da un’associazione di terroristi».
Il deputato di FdI ha tracciato una linea netta fra il diritto di interrogare le dinamiche geopolitiche e l’irresponsabilità di relativizzare l’evidenza di ciò che è avvenuto. Hamas, ha ricordato, non è un soggetto politico astratto, ma un braccio armato sostenuto da potenze regionali che hanno tutto l’interesse a mantenere lo scontro acceso.
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Una guerra che c’è, anche se qualcuno finge di non vederla
Il confronto era già acceso pochi minuti prima, quando Maiorino aveva affermato: «Dall’altra parte non c’è un esercito». E Giordano aveva risposto: «Non è vero. Hanno sparato migliaia di missili, costruito tunnel infiniti. È un’aggressione continua. Hezbollah non ha mai smesso di colpire il nord di Israele, tanto che gli israeliani sono stati costretti a ritirarsi da quelle aree».
La narrazione secondo cui Israele si troverebbe a combattere un’entità disorganica e disarmata crolla di fronte ai dati e alla costante offensiva a nord e a sud. Giordano ha riportato il dibattito su un piano più serio: quello della realtà fattuale.
Un equilibrio che non si regge sulla propaganda
«I palestinesi sono vittime, non aggressori — ha chiarito definitivamente — Il problema si chiama Hamas e si chiama Iran. Isolare Israele è un errore: da un lato c’è il diritto di Israele a vivere come Stato riconosciuto, dall’altro l’aspirazione dei palestinesi a una vita dignitosa e indipendente». Il tifo da stadio non porta a nessun cessate il fuoco, non fa pesare meno il numero di morti.
L’Italia sul terreno dell’umanità, non degli slogan
A chi agita bandiere e proclami, Giordano ha contrapposto i fatti: «Smettiamola con la propaganda: la questione palestinese è prima di tutto una questione umana. L’Italia sta facendo la sua parte, con aiuti concreti, corridoi umanitari con l’Egitto e ricoveri negli ospedali italiani per tanti bambini e malati palestinesi. Questa è la via della diplomazia, non quella degli slogan».