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Filini Meloni governo più longevo

Intervistato dal Tempo

Filini spiega perché il modello Meloni è vincente: “Ha la forza della coerenza e non racconta bugie agli italiani”

Politica - di Alice Carrazza - 12 Agosto 2025 alle 10:40

«Giorgia Meloni è l’Edmond Dantès della politica italiana». Con questa immagine potente, Francesco Filini, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del programma del partito, apre la sua intervista al Tempo. Il riferimento è al protagonista del romanzo Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas: un uomo che grazie a intelligenza, pazienza e forza interiore riesce a prendersi la sua rivincita. Un simbolo di riscatto, che rappresenta tanto la tenacia della donna che oggi guida l’Italia quanto la forza di una Nazione capace di rialzarsi. 

La coerenza è la forza di Giorgia Meloni

Per il deputato, la premier «è riuscita, con serietà e coerenza, a dare stabilità al nostro Paese, a rilanciarlo a livello internazionale e a realizzare i sogni e i progetti anche dei precedenti governi di centrodestra. La riforma della giustizia è solo il più recente degli esempi».

Il dato politico poi è chiaro: il governo Meloni ha superato quello guidato da Matteo Renzi, diventando il quarto più longevo della storia repubblicana. Sui motivi di questa tenuta, Filini non ha dubbi è merito della «coerenza»: «Ci siamo presentati agli italiani, dicendo che avremmo fatto alcune cose e che le avremmo fatte in un certo modo. Il programma non era casuale, ma frutto di anni di studio e di approfondimento. Non abbiamo raccontato bugie e gli italiani se ne stanno rendendo conto». Per il deputato altri due elementi hanno portato al successo: affidabilità e credibilità. Così, «oggi gran parte dei cittadini auspicano che vada avanti il più possibile».

L’inizio difficile e i momenti di forza

La memoria di questi tre anni di esecutivo passa per fasi complesse e momenti di orgoglio. La sfida più ardua è stata l’avvio del mandato: «Abbiamo ereditato una situazione disastrosa — spiega Filini — L’inflazione al 12%, la coda dell’orribile gestione del Covid, una guerra alle porte dell’Europa. Sapevamo che sarebbe stata un’impresa ardua cambiare rotta all’Italia, ma siamo riusciti a restituire fiducia verso chi governa». E ricorda i momenti in cui il Paese ha dimostrato compattezza: «Quando sono stati liberati Chico Forti e Cecilia Sala, due occasioni nelle quali l’Italia ha mostrato la sua forza, il suo peso, la sua coesione. Poi anche l’ottimo risultato alle europee: non era scontato che FdI, governando, aumentasse i propri consensi. Era il riscontro più autentico del lavoro fatto».

Programma e riforme

«Siamo riusciti a mettere in cantiere i progetti più importanti e a tramutarne alcuni in legge. Il motto non disturbare chi vuole fare è stato il nostro faro», afferma Filini. E rivendica i traguardi ottenuti: «Abbiamo messo in condizione le imprese di tornare ad assumere, di produrre di più, di avere un nuovo sbocco sull’export. Un milione di posti di lavoro è una cifra che non può essere minimizzata. Ora ci dobbiamo concentrare sul processo di riforme».

Una rotta costruita, dunque, su basi solide: «Eravamo convinti che le nostre ricette sarebbero state vincenti. Una volta corrette alcune storture figlie dei governi passati, il Paese e le sue imprese sono ripartite. La stabilità ha generato nuovi risultati. Abbiamo superato le aspettative. Sia chiaro, era quasi impossibile fare peggio di Renzi o di Conte, ma riuscire a tenere in ordine i conti pubblici e rilanciare l’economia è stata una vera e propria impresa. È ripartita la domanda interna, il debito pubblico è stato riportato nelle mani degli italiani, lo spread non è mai stato così basso, i piccoli risparmiatori sono tornati ad acquistare titoli di Stato, così oggi paghiamo interessi alle famiglie italiane e meno alle banche straniere».

Verso le regionali e la sfida Albania

Sulle elezioni regionali, il deputato è fiducioso: «Il centrodestra è una garanzia, esiste da più di 30 anni, una coalizione formata da partiti che condividono valori di fondo». Lo sguardo non può che volgere alle Marche: «Francesco Acquaroli è riuscito a rilanciare un territorio strategico anche a livello turistico e che adesso potrà contare sui benefici dell’estensione della Zes disposta dal governo». Insomma, «si è visto il cambio di passo, ci toglieremo delle belle soddisfazioni».

Infine, Filini fa il punto sul progetto dell’hub in Albania: «Ci troviamo in una situazione paradossale, in cui un governo, per difendere i propri confini, deve combattere non solo contro i trafficanti di esseri umani, ma anche contro un’opposizione interna convinta che i folli concetti No borders siano applicabili». E ricorda che il piano era già dichiarato a monte nei programmi elettorali, oltre che sposato poi da molti governi europei, «alcuni guidati anche da maggioranze progressiste» come quello della danese Mette Frederiksen. «A dire no è rimasta solo la sinistra italiana e qualche magistrato militante», ma a breve, annuncia il meloniano, «verrà approvata dall’Europa la lista dei Paesi sicuri» e «non ci saranno più scuse».

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di Alice Carrazza - 12 Agosto 2025