
L'intervista al Secolo
Federico Basile, sindaco di Messina: “Ecco perché credo nel Ponte sullo Stretto, può essere un’occasione epocale”
Sindaco Basile, Accorinti, che è stato tra i suo predecessori, sostiene che il ponte sullo Stretto non va fatto perché a Messina manca l’acqua e quindi tutto il resto viene dopo…
«Mi pare un ragionamento incomprensibile. Lo trovo anche ingeneroso nei confronti di chi ha amministrato in tutti questi anni. Il problema dell’acqua è atavico, la rete idrica perde fino al 40% e risente di una manutenzione che non si è fatta per tantissimi anni. Che parli proprio Accorinti d’acqua, passato alla storia di Messina per quel mese di emergenza idrica, fa un po’ sorridere. Piuttosto, voglio dire all’ex sindaco e a chi la pensa come lui che il concetto può essere facilmente ribaltato. Probabilmente grazie anche ai lavori per il Ponte sullo Stretto, avremo quelle infrastrutture e quei lavori di completamento che aspettiamo da anni, incluse le opere che garantiscono l’acqua a tutti i cittadini».
Sui social gira un video di Elly Schlein, a bordo di un traghetto, per dimostrare che per attraversare lo Stretto ci vogliono appena venti minuti e quindi il Ponte è un’opera inutile…
«Non voglio entrare in polemica con la segretaria del Pd, ma in questo caso ci sono due aspetti da tenere presenti. In primo luogo, i 20 minuti vanno calcolati se il mare è tranquillo e vanno comunque aggiunti alle file per imbarcarsi e per sbarcare. E la stessa Schlein immagino sappia che in molti periodi dell’anno le file sono davvero lunghe. Ma c’è un altro dato che per me è davvero importante quando si parla di quest’opera e sul quale sorgono dibattiti fuorvianti…»
Quale dato?
«Sbagliamo se leghiamo il Ponte sullo stretto esclusivamente alla necessità di una velocizzazione dei tempi di trasporto. Quest’opera ha una rilevanza nazionale ed europea che può rivoluzionare completamente le prospettive degli abitanti della Sicilia. Per quanto riguarda la città che amministro, andrà a riscrivere completamente le vite di tutti noi».
Dal suo osservatorio di primo cittadino, quale è la posizione dei messinesi?
«In una certa parte della popolazione leggo un clima d’incertezza, ma che ritengo legato soprattutto al timore inevitabile legato alle grandi opere. Ne abbiamo viste tante di opere iniziate e mai finite».
Quindi la paura non è la realizzazione del Ponte?
«Semmai la paura maggiore è che non venga completato».
Stavolta però le condizioni e le garanzie ci sono tutte…
«Sembra proprio di sì, anche se gli interventi da fare sono davvero tanti e come sindaco di Messina ho il dovere di vigilare e di evidenziare le tante criticità che, inevitabilmente, mi aspetto verranno fuori».
Tra le criticità, c’è chi paventa il rischio dell’intromissione della criminalità organizzata…
«Per come la vedo io, paradossalmente, il fatto che sia un’opera così importante, con i fari puntati sui lavori, potrebbe metterlo meno a rischio degli appalti ordinari. E poi va ricordato che oggi ci sono protocolli della legalità molto stringenti. Ecco, su questo dato voglio essere moderatamente ottimista».
Ha provato a immaginare dove sarà il giorno dell’inaugurazione del ponte?
«Ho 48 anni e del Ponte ne sento parlare da quando sono bambino. Addirittura ne parlavano i miei nonni».
Ma è contento dell’idea del Ponte?
«Non ragiono su Ponte sì o Ponte no, come amministratore locale ho il dovere di pensare ai temi più urgenti».
Qualche esempio?
«Quello delicatissimo degli espropri: 300 nuclei familiari che lasceranno le loro abitazioni. Capisco lo stato d’animo di chi deve abbandonare la propria casa, so che l’imponenza e la rilevanza dell’opera non basteranno a convincerli a lasciare di buon grado luoghi dove sono nati e vissuti finora. Da amministratore mi aspetta tanto lavoro da fare, anche di vigilanza. Ecco perché il tempo dei brindisi lo vedo ancora parecchio lontano».