
L'intervista
Emergenza Covid. “Io, imprenditore ingannato dal commissario Arcuri, vi svelo che cos’è successo”
“Noi imprenditori, che abbiamo creduto alle dichiarazioni di Arcuri il quale ci assicurava che avrebbe comprato tutta la nostra produzione, oggi ci ritroviamo a non poter ammortare i macchinari e a non poter rientrare dell’investimento”. È questo il duro atto d’accusa di Francesco Peluso, amministratore delegato della Fratomed s.r.l, un’azienda di Salerno che durante la pandemia ha partecipato a un bando di Invitalia ottenendo un prestito di 580mila euro “che, nonostante ciò, stiamo ripagando”. Peluso ha raccontato la sua vicenda nel corso di un’audizione della Commissione Covid che si è tenuta lunedì scorso, 4 agosto.
Ci può raccontare com’è iniziato tutto?
“Nel 2020 ho sviluppato un progetto per produrre una piattaforma medicale, in riferimento al bando di Invitalia e, quindi all’ordinanza numero 4/20 del commissario straordinario. Tale ordinanza prevedeva che, a seguito dell’investimento, le aziende che erano state finanziate avrebbero dovuto mettere a disposizione della struttura commissariale tutta la propria produzione, così come noi abbiamo fatto”.
Che caratteristiche aveva il vostro dispositivo?
Il dispositivo che abbiamo realizzato non era un semplice ventilatore polmonare, ma un dispositivo completo per la gestione del protocollo per i pazienti Covid. Aveva sia tutte le funzioni tipiche dei ventilatori polmonari, ma anche un capnografo integrato e un multi-parametro che rilevava la saturazione, la pressione, la temperatura e l’Ecg. Era, inoltre, integrato con la telemedicina e poteva essere connesso ai sistemi dell’ospedale e alla reception del reparto di terapia intensiva consentendo ai medici di ridurre il tempo non di contatto con il paziente dell’80%. Tale aspetto è molto importante in quanto poteva essere considerato un vero e proprio dispositivo di protezione individuale per i medici impiegati nei reparti di terapia intensiva, al fine di ridurre i contagi.
Ha mai capito perché non ha mai ricevuto ordini dalla struttura commissariale?
Non so perché non abbiamo ricevuto ordini. Noi ci siamo attenuti pedissiquamente alle disposizioni del bando. Nel corso dell’audizione mi è stato detto più volte che avrei dovuto contattare la struttura commissariale, ma sollecitare ad oltranza significava sconfinare in illecite forme di pressione. Non si può fare attività di pressing sulla pubblica amministrazione. Il bando, inoltre, prevedeva che, una volta formalizzata la messa a disposizione, sarebbe stato il commissario a contattarmi e a darmi tutte le indicazioni necessarie al fine di fare un’offerta, i tempi di consegna e produzione.
Che giudizio dà dell’operato del commissario Domenico Arcuri?
Il mio giudizio è molto negativo perché io faccio parte di un comitato che ha ricevuto i finanziamenti da Invitalia. Le 18 aziende che fanno parte di questo comitato non producevano solo ventilatori come me, ma anche mascherine al prezzo di 0,20 euro, eppure nessuna ha ricevuto ordini. Il commissario ha preferito acquistare le mascherine dalla Cina a 1,20 – 1,60 euro e a volte anche ad un prezzo 7 volte maggiore del nostro, senza contare i costi di spedizione. Abbiamo, poi, riscontrato un’altra anomalia: il commissario ha dato in comodato d’uso alla FCA i macchinari e i materiali per avviare la produzione di mascherine, mentre a noi concedeva dei prestiti per l’acquisto. Le aziende di questo comitato erano in grado di produrre 60 milioni di mascherine al mese, ma al momento dell’avvio della produzione il commissario non ha ritirato da noi la produzione poiché la acquistava dalla FCA, in pratica ci siamo ritrovati a competere con una struttura produttiva che non aveva effettuato alcun investimento di tasca propria avendo ricevuto tutto in prestito d’uso e in conto lavoro e ciò nonostante eravamo più competitivi sul prezzo finale considerando tutti i costi effettivi. Fca, quindi, non ha avuto nessuna ripercussione quando è finita l’emergenza.
A quanto ammonta il danno che ha subìto?
Ho commissionato una consulenza tecnica per definire il danno. E ho aggiunto anche che farò un’azione legale nei confronti dei responsabili. Infine è opportuno chiarire che, prima di avviare l’investimento, ho inviato tutte le informazioni del dispositivo che stavo realizzando. Successivamente, mi sono accorto che la segretaria del commissario inviava al Cts delle mail per farsi approvare un ventilatore giapponese che non aveva la certificazione necessaria. Ma non solo. Secondo il Cts, questo ventilatore non aveva i parametri sufficienti per le esigenze. Se, quindi, facevano richiesta all’estero significa che vi era bisogno di questi dispositivi e perciò non mi spiego perché il mio dispositivo non è stato richiesto dalla struttura commissariale.