
Colpa di un panino
Emergenza botulino in Calabria, nove giovani pazienti trattati con l’antidoto, cinque ancora in terapia intensiva. In volo altre tre fiale da Pavia
Dal camioncino del fast food a Diamante all’attivazione della scorta nazionale: come funziona la catena di distribuzione del siero di origine equina custodito nel territorio lombardo
All’ospedale Annunziata di Cosenza, il primo bollettino medico conferma: nove pazienti hanno ricevuto l’antidoto, compresi due dei quattro in uscita dalla Terapia intensiva. Un elicottero del 118 è atteso a Zumpano con tre nuove fiale di antitossina botulinica «a scopo preventivo e di scorta». Restano in rianimazione cinque pazienti, oltre a un caso proveniente dalla Medicina. Quattro, ricoverati nei giorni scorsi per botulismo alimentare, sono stati trasferiti nei reparti dell’area medica.
La situazione clinica in Calabria
Andrea Bruni, direttore dell’Unità operativa di Terapia intensiva e rianimazione, spiega che i pazienti hanno tra i 16 e i 50 anni: «Sono trattati con terapia di supporto ma per cinque di loro è stato necessario il ricorso all’antidoto contro il botulino. I pazienti in terapia intensiva sono gravi e per questo meritano un’attenzione particolare. Tempi di recupero? Impossibile stabilirli, dipende dalla quantità di tossina ingerita e dalla capacità di ciascuno di reagire ai danni provocati dalla stessa tossina. La malattia, è bene ricordarlo, può causare anche la paralisi totale dei muscoli, compresi quelli per la respirazione».
La catena dell’emergenza
«Autorizzati dal Centro nazionale antiveleni di Pavia disponiamo di altre quattro scorte di antidoto – aggiunge Bruni – Adesso dobbiamo aspettare che l’antidoto faccia effetto. La sua efficacia si giudica sulla ‘non progressione della malattia’ che in genere avviene dopo 24 ore dalla somministrazione». I dodici casi registrati sono legati al consumo di panini con salsiccia e broccoli venduti da un ambulante sul lungomare di Diamante.
La gestione nazionale dell’antidoto
Dal Dipartimento Salute della Regione Calabria precisano: «Nessuna Regione e nessun ospedale del Paese ha l’autorizzazione a conservare l’antidoto nelle proprie strutture. Il siero è nell’esclusiva disponibilità del Ministero della Salute, che lo detiene in determinati luoghi sicuri e lo distribuisce solo attraverso il Centro antiveleni lombardo».
Il ruolo di Pavia
Il Centro antiveleni di Pavia, all’interno dell’Istituto Maugeri, è l’unica sede nazionale autorizzata a gestire il siero antibotulinico e le scorte della “Scorta Nazionale Antidoti”. Le fiale sono custodite in sistemi di conservazione certificati e viaggiano solo con autorizzazione ministeriale. L’antidoto, di origine equina, è un’immunoglobulina policlonale ottenuta da cavalli immunizzati con dosi inattivate della tossina. Prodotto all’estero, esiste in diverse formulazioni – Bat, Behring e Abe – ed è considerato un farmaco di “uso eccezionale”.
Il rischio e la prevenzione
Patrizia Laurenti, direttore dell’Unità operativa complessa di Igiene ospedaliera del policlinico Gemelli, avverte: «Il botulismo non conosce stagionalità. Tuttavia, con il caldo aumentano i rischi: le alte temperature estive, l’assenza di ossigeno nelle conserve vegetali, tra cui le melanzane e i funghi sotto olio e sotto aceto, e il pH superiore a 4.5 possono favorire la germinazione della spora del botulino e la sua attivazione, con produzione della tossina che è molto pericolosa in quanto agisce sul sistema nervoso centrale».
La prevenzione resta decisiva: «Bisogna fare molta attenzione alle conserve preparate artigianalmente – prosegue Laurenti – Anche il pesto fatto in casa se non lo si consuma nell’immediato va congelato. I rischi per la salute sono alti. La tossina botulinica colpisce prima i nervi cranici, la persona avverte disturbi visivi, del linguaggio, eccessiva salivazione e anche deglutire diventa difficile, quindi i muscoli respiratori fino a paralizzarli».