
Intervista al Corriere
Buttafuoco pirotecnico: “Sogno Zaia governatore della Sicilia. Meloni? Un mattatore. Il Ponte sullo Stretto convincerà tutti”
Pietrangelo Buttafuoco a tutto campo e pirotecnico nell’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Una pagina intera fitta di domande e risposte sull’universo mondo. Lo scrittore siciliano, presidente della Biennale di Venezia, cesella da par suo metafore, suggestioni e provocazioni su politica, storia, religione.
“Sogno Zaia governatore della Sicilia”
«L’autonomia che funziona altrove in Sicilia è una tragedia – dice Buttafuoco a Cazzullo – Ma visto che l’autonomia speciale non si può togliere una soluzione c’è. Chiedere a Luca Zaia di candidarsi a Palermo per il governo della Regione. Gli offro residenza e domicilio — previste da regolamento — a casa mia, ad Agira. E così lui raggiunge due risultati, anzi tre: fare il quarto mandato, godersi quello Statuto speciale altrimenti impossibile in Veneto e restituire all’Europa il Mediterraneo. Uno come lui lo può fare».
Per la Biennale ho scelto la regola che i migliori non si offrono
Cazzullo chiede quasi meravigliato: “Ci si aspettava l’occupazione della Biennale. Invece lei al cinema ha confermato Alberto Barbera, uomo di sinistra, e a teatro ha chiamato un artista americano, Willem Dafoe. Perché?”. La risposta di Buttafuoco è geniale. «Perché la vera rivalsa, specie nel lavoro culturale, è l’eccellenza. Chi è più bravo di Barbera? Chi di Dafoe? Chi, nella musica, più di Caterina Barbieri? Chi più di Carlo Ratti nell’architettura, chi più di Sir Wayne McGregor nella danza? Seguo una regola a suo tempo insegnatami da Mimì La Cavera, un galantuomo assoluto della Confindustria che fu: le persone migliori sono quelle che devi supplicare di accettare l’incarico che gli offri, mai quelli che si propongono. E così ho fatto coi direttori di Biennale. Sono stato io a cercarli. E a convincerli».
“Il fascismo non è come lo raccontano”
“Quest’anno alla Mostra ci saranno Sorrentino, Bellocchio, Guadagnino, Gianfranco Rosi. E la destra dov’è?”, chiede tra l’altro Cazzullo. «È riduttivo parlare di destra e sinistra. Perfino fuori luogo, se non fuori tempo massimo. Alla Mostra ci sarà anche il sommo Franco Maresco che, a tutti gli effetti, è il Louis Ferdinand Céline della cinematografia. Che facciamo, lo denunciamo alle autorità ai sensi dei Decreti sicurezza?».
Poi la domanda delle cento pistole: “Lei è considerato da molti un fascista. Sbagliano?” «Già il fascismo non fu fascista per come lo racconta la pubblicistica di oggi; figurarsi cosa possano indovinare questi molti riguardo alla mia persona. È sempre comodo infilarsi nella botola del luogo comune. Questa stessa sua domanda me la fece Norberto Bobbio. Posso ripetermi nella risposta: “Ho amato lo scandalo di chi gioca da fascista in questo dopoguerra perché è stata la prospettiva più inedita da dove ho potuto fare altro, diventare altro, per leggere e studiare in orizzonti ad altri inaccessibili. Lo confido così, al grande studioso, non al suo entourage”».
“Il Ponte sullo Stretto? Finirà come il Mose, dopo la crociata lo apprezzeranno tutti”
E ancora: “Esiste ancora un’egemonia culturale? Se sì, chi ce l’ha, la sinistra o la destra?” «Se si tratta d’Italia, e mi pare che il tema sia tutto italiano, purtroppo esiste solo il più logoro provincialismo, la pigrizia mentale di incasellare questo e quello nel frattempo che le università italiane si svuotano e le case editrici non pubblicano più gli Stefano D’Arrigo (speriamo che Matteo Salvini intitoli a lui il Ponte di Messina) ma quella che un tempo si sarebbe definita “lettura da scompartimento del treno”».
“Quando parlo con Giuliano Ferrara e Luciano Violante prendo appunti”
La destra ora è al governo. Che prova sta dando secondo lei? «Già solo per il Piano Mattei — quel fare ponti verso l’Africa e l’Oriente in luogo di muri — e per il Piano Olivetti, le misure urgenti in tema di lavoro culturale, è gran bella prova». E la Meloni? «Giorgia Meloni è il mattatore in una prova d’orchestra prossima al debutto. Nel palcoscenico del mondo che verrà».
E sul Ponte sullo Stretto? «Finirà come con il Mose. Prima una guerra santa di tutti contro la paratia nascosta nella Laguna; adesso non ne trovi uno di veneziano che sia contro, visto che protegge dall’acqua alta».
Cazzullo gli chiede: la persona più intelligente che ha mai conosciuto? «Ne dico quattro. Due giganti del comunismo, un super poliziotto e un gruppettaro: Giuliano Ferrara, Luciano Violante, Gianni De Gennaro e Andrea Del Mercato, il direttore generale della Biennale. Quando parlo con loro prendo appunti».
Buttafuoco e l’Aldilà: “Lo immagino come i fichi d’India sbucciati da mio padre”
Sul rapporto con religione, Buttafuoco ricorda la sua professione islamica, definendosi “saraceno”. Per poi congedarsi da Cazzullo con la sua idea dell’Aldilà. «Faccio mia la spiegazione del Paradiso che il cardinal Biffi fece a un bambino: “I tortellini che ti prepara mamma”. Dunque i fichi d’India sbucciati da mio padre, il biancomangiare preparato da mia madre e la tana delle volpi, in campagna, dove corro ogni mattina prima di entrare nel nuovo giorno».