
Le polemiche su Bologna
Bolognesi all’ultimo atto: mistifica la storia del Msi per attaccare il governo. FdI: «Miserevole strumentalizzare un fatto così drammatico»
Il Presidente dell'associazione dei familiari attacca il Movimento Sociale e la seconda carica dello Stato. Antoniozzi ricorda che Almirante propose la pena di morte per chi compì quel terribile atto
Paolo Bolognesi, all’ultimo giorno della sua presidenza dell’associazione delle vittime della strage di Bologna, mistifica la storia della destra per attaccare il governo, sostenendo sostanzialmente che il Msi fu la culla del terrorismo di destra, quando è noto a chiunque abbia un minimo di conoscenza dei quella storia che la destra e Almirante furono in prima linea nel condannarlo e nel fare da argine, mantenendo tanti giovani nel perimetro delle dinamiche democratiche. Celeberrima la frase del segretario del Msi, che invocava la «doppia pena di morte» per chi, da destra, si macchiava di terrorismo.
Le parole di Bolognesi
«È un fatto che tutti gli stragisti italiani passarono dal Movimento Sociale Italiano, partito costituito nel 1946 da esponenti della Repubblica Sociale Italiana», ha affermato Bolognesi, aizzando la piazza e “chiamando” fischi contro il governo e il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Sappiamo bene che gli amici degli stragisti non si collocano solo a destra, perché il partito dei nemici della verità è trasversale, così come era trasversale – ha proseguito – la famigerata loggia massonica P2, ma è un fatto che tutti gli stragisti passarono dal Msi».
Bernini: «Nessun collegamento con il governo»
Intervenendo a nome dell’esecutivo, la ministra Anna Maria Bernini ha detto: «Respingo senza se e senza ma qualunque collegamento con l’orrore della strage e l’attualità o l’attuale Governo», assicurando che la collaborazione con l’associazione delle vittime non cesserà «per fare in modo che i familiari delle vittime e tutti i sopravvissuti alle stragi abbiano il massimo della trasparenza, verità e giustizia».
Antoniozzi: “Almirante voleva la pena di morte, rispettare il Msi”
Il vicecapogruppo di FdI alla Camera, Alfredo Antoniozzi, commemorando i caduti di Bologna, ha definito, «meschino il tentativo di coinvolgere il Msi. Io non provengo da quel partito, ero democristiano, ma era un partito che difendeva la legalità».
«Almirante propose la pena di morte contro i terroristi, usando parole di disprezzo per quelli di matrice “nera”. Il Msi perse giovani innocenti come i fratelli Mattei, Ramelli, Di Nella e svolse un ruolo decisivo nella difesa della democrazia», ha aggiunto Antoniozzi, definendo poi «vergognoso anche chiamare in causa il presidente Ignazio La Russa, che nella sua vita ha sempre difeso la legalità e la democrazia».
La citazione di Rossanda, Mancini e Cipriani
Antoniozzi ha citato illustri rappresentanti del mondo culturale e politico della sinistra che nel corso degli anni respinsero addirittura l’idea della «strage fascista». Rossana Rossanda, firma storica de Il Manifesto, che pochi giorni dopo scrisse a chiare lettere che si trattava di una «strage di Stato».
Giacomo Mancini, segretario nazionale del Psi e ministro, e Furio Colombo, che firmarono l’appello “E se fossero innocenti?” in favore di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Persino un deputato dimenticato, Luigi Cipriani, di Democrazia Proletaria, in Commissione Stragi espresse dubbi sui risultati dell’inchiesta.
Lisei: “Tirare in ballo il Msi è una menzogna strumentale”
Il tentativo di attribuire al Msi la responsabilità morale della strage per chiamare in causa l’attuale governo era stato in realtà anticipato ieri dall’Anpi, con una tesi sovrapponibile a quella di Bolognesi e con uno spericolato collegamento con il decreto sicurezza e la riforma della giustizia. Già di fronte a quelle parole aveva risposto il senatore bolognese di FdI, Marco Lisei, parlando di «intento miserevole» e ricordando che «tutti i soggetti condannati dalle sentenze non solo non facevano parte in alcun modo del Msi, alcuni se ne erano allontanati proprio perché non condividevano la linea politica democratica; altri furono espulsi dallo stesso Msi, che con Almirante combatté duramente contro lo spontaneismo armato e terrorista». «Dispiace vedere che un episodio drammatico della nostra storia venga ancora usato per scopi politici, da chi evidentemente pensa di lucrare un po’ di consenso», ha aggiunto Lisei, sottolineando che «la strage di Bologna è una ferita per la città di Bologna e per l’Italia, che non merita di essere strumentalizzata, ma solo commemorata con il massimo rispetto per i familiari delle vittime».
Le parole di Francesco Cossiga
Francesco Cossiga, all’epoca presidente del Consiglio, fu il primo a parlare di “strage fascista”. Ma diversi anni dopo, da Presidente della Repubblica e più ancora da presidente merito, cambiò radicalmente opinione. Cossiga disse di, «essersi sbagliato, perché tratto in errore dai servizi».
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