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Si passa all'azione

Blitz in casa Bolton, epurazioni al Pentagono: Trump stringe i bulloni della sicurezza nazionale

Cambiamenti di colpo: rimosso il capo della Defense intelligence agency, revocate 37 autorizzazioni di sicurezza e avviato un maxi-taglio del 40% nel personale dell’intelligence

Esteri - di Alice Carrazza - 23 Agosto 2025 alle 16:10

Non era in casa, John Bolton, quando all’alba gli agenti federali hanno fatto irruzione nella sua abitazione nel Maryland. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale, 76 anni, ha preferito non rilasciare commenti, ma ha fatto sapere di essere “sorpreso”. Nessun arresto, ma un messaggio chiaro: la stagione dell’impunità è finita, e i vecchi guardiani dell’establishment, una volta intoccabili, oggi sono sotto esame.

Trump: “Non ne sapevo nulla”

Secondo fonti federali, la perquisizione rientra in un’inchiesta sulla gestione di documenti riservati. Sotto la lente c’è il memoir pubblicato da Bolton nel 2020, The room where it happened, in cui l’ex falco repubblicano raccontava le tensioni interne all’amministrazione Trump, spesso deridendo il presidente. Già all’epoca, lo scontro fu rovente. Oggi, tre anni dopo, il contesto è mutato, ma la frattura resta insanabile. E sebbene il National security council avesse autorizzato la pubblicazione del libro, la nuova amministrazione legge quelle pagine come un atto di slealtà.

Trump, da parte sua, ha smentito ogni coinvolgimento diretto: «Non ne sapevo nulla», ha dichiarato. Ma le sue vecchie parole restano scolpite: «un delinquente» e «un tipo non molto sveglio», lo definì.

La macchina federale si muove. E colpisce

«Nessuno è al di sopra della legge», ha scritto poi su X il direttore dell’Fbi, Kash Patel, mentre la ministra della Giustizia Pam Bondi ha aggiunto: «La giustizia sarà perseguita. Sempre». È lo stesso linguaggio che solo tre anni fa Trump subiva, quando fu l’Fbi a entrare nella sua residenza di Mar-a-Lago, sequestrando migliaia di documenti governativi, più di cento dei quali classificati.

Il Pentagono sotto torchio

Eppure, il blitz non si ferma a Bolton. Sempre ieri, in un colpo solo, il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha rimosso il direttore della Defense intelligence agency, tenente generale Jeffrey Kruse, e due altri alti ufficiali: il comandante delle riserve navali e quello del Naval special warfare command. Non è dato sapere le motivazioni.

La rimozione di Kruse arriva appena due giorni dopo che Tulsi Gabbard, a capo dell’intelligence, aveva annunciato la revoca delle autorizzazioni di sicurezza a trentasette funzionari dell’intelligence, in servizio ed ex. Anche in quel caso, su diretto ordine del presidente.

Questa settimana, la stessa Gabbard ha illustrato la più ampia ristrutturazione del suo ufficio dalla fondazione: riduzione del personale del 40% entro il primo ottobre, e un taglio netto alla spesa – oltre 700 milioni di dollari risparmiati all’anno. Il messaggio è chiaro: meno burocrazia, meno parassitismo, più efficienza.

Il tempo degli equilibrismi è finito

Quella in corso non è una resa dei conti, ma una ridefinizione della catena di comando. Trump non si fida dei generali educati nei salotti dell’epoca Obama, né degli esperti cresciuti nel culto bipartisan del potere permanente. La sua amministrazione sembra muoversi secondo una bussola precisa: premiare la fedeltà, punire la doppiezza, chiudere i conti con l’era del deep state.

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di Alice Carrazza - 23 Agosto 2025