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Alessia Pifferi

Rischia l'ergastolo bis

Abbandonò la figlia che morì di stenti, Alessia Pifferi “capace di intendere e volere” anche per i periti dell’Appello

Nessun vizio di mente come già aveva accertato la perizia in primo grado. Anche secondo la nuova perizia la donna era nel pieno delle sue capacità quando lasciò la piccola da sola

Cronaca - di Paolo Cortese - 26 Agosto 2025 alle 14:11

Alessia Pifferi, condannata in primo grado all’ergastolo per avere abbandonato la figlia piccola a casa (poi deceduta), è capace di intendere e volere. Anche la perizia bis, rinnovata dalla Corte d’Appello di Milano, ha confermato quanto già stabilito in primo grado. Per la donna, se non emergeranno attenuanti negate dalla Corte di Assise, c’è il rischio concreto della conferma del carcere a vita.

La perizia di appello

 Nessun vizio di mente, dunque, come già aveva accertato lo psichiatra Elvezio Pirfo nel processo finito con la condanna all’ergastolo, come chiesto dal pm Francesco De Tommasi che ha sempre sostenuto, come deciso in sentenza, che la donna consapevolmente aveva abbandonato la figlia in casa per sei giorni, solo con un po’ di latte e acqua, per andare a trascorrere un lungo fine settimana col compagno, che non era il padre della piccola.

I giudici avevano affidato il nuovo accertamento allo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, alla neuropsicologa Nadia Bolognini e al neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni. Nelle conclusioni della perizia, da quanto si è saputo, gli esperti confermano la piena capacità di intendere e di volere al momento dei fatti della donna. I periti, da quanto si è appreso, hanno individuato un disturbo della donna relativo al periodo dell’infanzia, ma che non ha influito, stando all’analisi, sulla capacità di intendere e volere.

La perizia in Assise: “Mancanza di empatia”

Elvezio Pirfo nella perizia di primo grado aveva detto in Assise: “A mio avviso emergono due aspetti clinici su cui mettere l’attenzione: la dipendenza e la l’alessitimia (mancanza di empatia,)”, sostenendo che si tratti di elementi “indiscutibili”, ma che non portano automaticamente alla configurazione di “un disturbo che altera la capacità della persona di funzionare”.

“Ha privilegiato il suo ruolo di donna a quello di madre”, aveva aggiunto lo psichiatra. Il 22 settembre si tornerà in aula. E per la Pifferi c’è il rischio concreto di vedersi confermato il carcere a vita.

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