
West Nile, seconda vittima nel Lazio: 77enne morto allo Spallanzani. Aveva patologie croniche ed era reduce da un trapianto
Nessun allarmismo, avvertono gli studiosi: "Le Asla stanno monitorando. I casi diminuiranno da settembre"
Seconda vittima del virus West Nile nel Lazio. Il paziente, di 77 anni, è morto all’alba del 28 luglio all’istituto Spallanzani di Roma. Aveva patologie croniche ed era reduce da un trapianto cardiaco. Dalle prime informazioni, l’uomo viveva nella zona di Latina, la provincia italiana più colpita, e aveva soggiornato nell’ultimo periodo a Baia Domizia, in provincia di Caserta. La prima vittima il 20 luglio, Filomena Di Giovangiulio, 82enne residente a Nerola in provincia di Roma e deceduta all’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi, sempre in provincia di Latina. La donna era stata ricoverata il 14 luglio: aveva febbre e appariva in stato confusionale.
Seconda vittima da West Nile: è un 77enne con patologie
Al momento nel Lazio, escludendo l’ultima vittima, si contano 28 contagiati accertati. Nell’ultimo bollettino aggiornato, precedente a questo ultimo decesso, la Regione Lazio aveva spiegato che «dei 7 nuovi casi, 2 presentano sindrome neurologica e 5 febbre da virus. Con questi ultimi accertamenti salgono a 28 le conferme diagnostiche di positività di infezione da West Nile Virus nel 2025 registrati in provincia di Latina (26 casi totali, inclusa la paziente deceduta la scorsa settimana presso l’ospedale di Fondi) e in provincia di Roma (2 casi)». Le città più esposte, in cui si sono registrati contagi, sono Aprilia, Cisterna di Latina, Fondi, Latina, Pontinia, Priverno, Sezze, Sabaudia. E, come ha confermato la Regione, 2 casi sono stati anche accertati alle porte di Roma, sul litorale sud nella zona di Anzio e Nettuno.
La concentrazione in provincia di Latina
La concentrazione di casi in provincia di Latina si spiega anche con le caratteristiche orologiche della zona: la presenza di canali, paludi, stagni e in generale aree acquitrinose favorisce il riprodursi delle zanzare, vettori del virus di cui sono portatori i volatili. Anche l’inverno mite, hanno detto gli esperti, ha accelerato la schiusa delle larve. Contribuiscono negativamente, ha avvertito il professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele Gianni Rezza, anche la massiccia presenza di cornacchie e gabbiani, essendo gli uccelli «serbatoi» del virus. Che viene quindi traghettato tramite la zanzara comune all’uomo e, più raramente ma è accaduto, agli animali.
Nel corso della giornata sono saliti a 4 il numero di morti.
Nessun allarmismo
ll West Nile è una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex pipiens, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e a volte trasmettono il virus anche a ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La zanzara che trasmette il virus West Nile non è la zanzara tigre, bensì la nostra zanzara comune notturna, che punge dal tramonto all’alba. Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e ancor più raramente sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano. Gianni Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele sulla sua pagina Facebook, ha più volte invitato ad evitare gli allarmismi sconsiderati. Evidenziando che “è importante identificare e prontamente le aree colpite: cosa che le Regioni (col supporto delle Asl) stanno facendo, e proteggere attivamente le persone a rischio con interventi che interessino cittadini e comunità”.
Gli studiosi: “I casi diminuiranno da settembre”
“Una puntura di zanzara non vuole dire infezione certa– aveva informato correttamente Rezza-. E infezione non significa malattia grave ma esiste una gradazione del livello di rischio età dipendente e sono gli anziani a rischiare di più. Come dimostrano, infatti, i due casi estremi verificatisi in Italia. Quindi la probabilità di ammalare in maniera grave una volta infettati è bassa. Alla domanda di cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane estive, Rezza ha risposto sui social: i dati nazionali “non mostrano un eccesso di casi rispetto agli scorsi anni; ma si nota una estensione dei focolai che quest’anno, almeno per ora, sono più attivi in alcune zone al Centro-Sud (provincia di Latina, Anzio/Nettuno, provincia di Caserta) rispetto alla Pianura Padana. Le serie storiche degli ultimi anni mostrano un aumento dei casi in agosto e poi una tendenza alla diminuzione già a partire da settembre.
“Il West Nile ormai endemico nel nostro Paese”
“Il virus West Nile ormai da diversi anni è endemico nel nostro Paese e il sistema di sorveglianza che ministero della Salute, Iss e Regioni hanno messo a punto è ben rodato ed efficace. Tutte le misure sono in campo, comprese quelle a protezione dei trapianti e delle trasfusioni”. Così nei giorni scorsi aveva assicurato Anna Teresa Palamara, a capo del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. “Ricordiamo che l’80% dei casi di infezione da West Nile è asintomatico, mentre il rischio di conseguenze gravi è maggiore per le persone più fragili”. Insomma niente isterismi in stile Covid. La donna anziana deceduta era stata ricoverata il 14 luglio scorso: aveva febbre e appariva in stato confusionale. Nel caso odierno, la Regione Lazio sta verificando se si tratta di un caso autoctono o legato al soggiorno in Campania dell’anziano.
I sintomi
La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (una persona su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.