
Tutti i guai di Elly
Tutto bene, madama la marchesa: Schlein tre ore a colloquio con Giani, ma su chi sarà candidato in Toscana è ancora melina
La segretaria dem incontra il governatore che si è autocandidato, ne escono con dichiarazioni di pace, ma senza nulla di concreto. Non va meglio in vista delle regionali di Campania e Puglia. Ma i problemi non sono solo elettorali: i dem sul territorio esplodono, al di là degli appuntamenti con le urne
Tre ore di colloquio al Nazareno tra Elly Schlein e il governatore uscente della Toscana, Eugenio Giani, che pochi giorni fa ha ufficializzato la sua ricandidatura a dispetto della segreteria nazionale. Uno strappo che Giani ha potuto compiere avendo dalla sua il sostegno dei sindaci e dei dirigenti dem locali e, soprattutto, dello Statuto del partito, che dice che per impedire la ricandidatura di un presidente uscente ci vogliono o le primarie o la “sfiducia” del 60% della direzione regionale.
Tre ore di colloquio tra Schlein e Giani: tutto bene, madama la marchesa
Al termine di questo vertice fiume, il governatore e i dirigenti dem hanno fatto sapere che nel partito “va tutto bene, madama la marchesa”, ma si sono guardati bene dal dire una parola definitiva o, almeno, chiara su chi sarà il candidato. Giani ha parlato di «un incontro proficuo, segnato da una piena condivisione del quadro politico con la segretaria Elly Schlein, i membri della segreteria nazionale Igor Taruffi e Marco Furfaro, e il segretario regionale Emiliano Fossi, con i quali ho lavorato in stretta sinergia negli ultimi mesi», spiegando di aver chiarito «al gruppo dirigente nazionale e regionale ogni aspetto che aveva generato fraintendimenti e dato l’idea di divisioni inesistenti». «Siamo tutti consapevoli – ha aggiunto – della delicatezza di questo passaggio: costruire un progetto politico largo, unitario e credibile, fondato su un programma condiviso con partiti, movimenti e società civile. Un progetto che guardi al futuro della Toscana e del Paese».
Il governatore si affida alla segreteria, ma il passo indietro…
Poi dopo aver spiegato che i problemi della Toscana dipendono tutti da Roma e da Washington – dai dazi di Trump ai presunti tagli del governo – Giani ha annunciato che «affido alla segretaria nazionale e al segretario regionale la guida del percorso politico che ci porterà a presentare alla Toscana un progetto all’altezza della sua storia e del suo futuro. Da parte mia, ne rispetterò le decisioni e la conclusione, offrendo la mia massima collaborazione in questo passaggio decisivo». Quando, però, i giornalisti gli hanno chiesto se intendesse fare un passo indietro ha risposto: «Ma che passo indietro».
Il retroscena di Dagospia: ecco chi c’è dietro le «bombe a orologeria» in seno al Pd
Tutto per il meglio, insomma, al Nazareno. E giù un coro di dichiarazioni a confermarlo, da Fossi a Taruffi, che nella segreteria ricopre il ruolo di responsabile organizzazione. «Clima positivo», «piena fiducia», «impegno a lavorare insieme» sono alcune delle espressioni utilizzate da Taruffi, il quale – secondo un retroscena di Dagospia – sarebbe in realtà al centro delle tante «bombe a orologeria» che stanno minando il Pd, sia in vista delle regionali sia più in generale negli equilibri interni sui territori.
«Qualcuno dica a Elly che sta perdendo il partito»
«Qualcuno dica a Elly Schlein che sta perdendo il partito», scrive Dago, sottolineando che, mentre lei si immagina pronta per Palazzo Chigi, lascia che «i suoi “colonnelli” manovrino indisturbati nelle stanze dei bottoni del Nazareno facendo danni irreparabili». Dagospia ricorda che sono i casi Toscana, Campania e Puglia, dove il pasticcio delle candidature e delle liste è di là dall’essere risolto, con Giani, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano che fanno e disfano a dispetto degli indirizzi del vertice.
Ma l’elenco di situazioni esplosive è lungo. Ci sono anche i casi dell’Umbria, dove la segreteria nazionale è stata sconfitta con l’elezione a segretario regionale di Damiano Bernardini, non esattamente gradito; il caso Emilia Romagna, dove «tutti i candidati di area Schlein non sono stati eletti, tranne che a Bologna»; il caso Marche, dove «il partito locale è finito a stracci con il candidato del centrosinistra alla Regione Matteo Ricci per la composizione delle liste»; la Campania, dove De Luca continua a stracomandare, nonostante la commissaria Susanna Camusso; la Sicilia «con una parte del partito che ha disertato il congresso che ha riconfermato come segretario regionale Anthony Barbagallo, sostenuto fortissimamente da Areadem e dall’ex ministro Provenzano»; la Puglia stretta tra casi giudiziari e «casini con Decaro».
Tutte situazioni in cui l’apporto di Taruffi, secondo Dagospia che lo definisce «spicciafaccende di Schlein», è servito semmai a ingarbugliare le matasse, piuttosto che a dirimerle. «L’amorale della fava? Dove c’è Taruffi – scrive Dago – c’è casino, vista la sua propensione a salvaguardare i cacicchi fedeli alla segretaria dem. In suo soccorso ultimamente è arrivato anche Nico Stumpo, uomo forte dell’organizzazione ai tempi di Bersani, che tuttavia non riesce ad evitare i pasticci che “lo stratega in versione pizzicagnolo di Elly” combina a causa della scarsa conoscenza delle regole e del territorio e a un attendismo sfiancante. E per la prima volta nella storia del Pd a fine luglio non si sa ancora dove si farà la festa dell’Unità nazionale a settembre…».