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Trump Obama crimine del secolo Russiagate

La denuncia

Trump si scaglia contro Obama, Clinton e Biden per aver orchestrato il Russiagate. “Sono colpevoli del crimine del secolo”

Il capo dell'intelligence pubblica 100 pagine di documenti interni: "Un complotto per usurpare il presidente". E sullo sfondo, l’ammissione del figlio del vecchio Joe: "Era stanco morto, imbottito di Ambien"

Esteri - di Alice Carrazza - 22 Luglio 2025 alle 11:24

«È stato Obama in persona a fabbricare la bufala Russia, Russia, Russia. Hillary la disonesta, l’addormentato Joe e molti altri hanno partecipato a tutto questo: IL CRIMINE DEL SECOLO! Prove inconfutabili. Una minaccia gravissima per il nostro Paese!!!» – con queste parole, taglienti e inequivocabili, il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump è tornato all’attacco. Lo ha fatto come sempre: senza freni, su Truth social, nel momento esatto in cui i nodi iniziano ad arrivare al pettine.

Trump: “È stato Obama a fabbricare il Russiagate”

Questa volta, però, la miccia non è solo mediatica. Al centro del ciclone c’è un rinvio penale firmato da Tulsi Gabbard – già deputata democratica, direttrice dell’intelligence nazionale dell’amministrazione trumpiana– e indirizzato dritto al Dipartimento di Giustizia. Il contenuto è esplosivo: accuse formali di cospirazione contro l’amministrazione entrante nel 2016. Secondo Gabbard, gli alti funzionari dell’era Obama avrebbero tramato scientemente per minare la legittimità della vittoria elettorale di Trump. E per farlo avrebbero usato gli strumenti più potenti a disposizione di un governo: le agenzie di intelligence.

Le accuse si rafforzano: “Crimine del secolo” e prove alla mano

Che The Donald non abbia mai digerito l’indagine sulla presunta collusione con la Russia è cosa nota. Ma oggi, con la pubblicazione di oltre cento pagine di documenti da parte della Gabbard e la richiesta di un’indagine penale, lo scenario si fa più chiaro. Il presidente torna a parlare del «crimine del secolo», e lo fa con un nome e cognome: Barack Obama.

Nel suo post, Trump elenca i protagonisti: Hillary Clinton e Joe Biden — — lo stesso che, come riportato dal figlio Hunter in un’intervista , avrebbe assunto Ambien, un farmaco ipnotico, per gran parte del suo mandato. Hunter lo ha descritto come «stanco morto» e lo ha paragonato a «un cervo disorientato davanti ai fari di un’auto». Ma è Obama il bersaglio principale. L’accusa? Avere architettato, coordinato e coperto una narrazione artificiosa, allo scopo di delegittimare l’avversario politico eletto. Un’accusa pesante, certo, ma non più relegata ai margini.

Gabbard: “Voleva sovvertire la volontà del popolo americano”

Nel suo lungo messaggio pubblicato su X, l’ex deputata non lascia spazio all’interpretazione: «Il loro obiettivo era usurpare il presidente Trump e sovvertire la volontà del popolo americano». Parole dure, ma corroborate – a suo dire – da prove documentali interne all’intelligence, finora tenute sotto traccia.

Le carte risalgono al dicembre 2016, quando – come si legge nei report – le agenzie di intelligence conclusero che «non abbiamo alcuna prova di manipolazione informatica delle infrastrutture elettorali finalizzata a modificare i risultati». In altri termini: nessuna alterazione, nessun voto rubato, nessun hackeraggio risolutivo. Eppure, quelle conclusioni non furono mai inserite nel Presidential daily brief, il documento riservato che informa quotidianamente il presidente.

L’incontro nello Studio Ovale e l’origine della narrazione

A pesare, secondo la Gabbard, ci sarebbe stata una «nuova direttiva» promossa dall’allora direttore dell’Fbi James Comey – lo stesso che anni dopo sarebbe finito al centro di una miniserie hollywoodiana a due puntate. Ed è proprio a ridosso di quel dissenso interno che Obama avrebbe riunito, nello Studio Ovale, i vertici della sicurezza nazionale: James Clapper, Andrew McCabe, John Brennan. Da quel vertice sarebbe emersa l’impalcatura narrativa che avrebbe dato il via all’inchiesta Russiagate.

Un’operazione che la Gabbard definisce come «la più audace e coordinata manipolazione politica della storia americana contemporanea». E il tempismo della sua denuncia non è casuale: oggi il dibattito sulla fiducia nelle istituzioni federali è più acceso che mai, e la questione dell’interferenza politica degli apparati torna al centro della scena con una potenza che non si vedeva da anni. Come ha scritto la stessa Gabbard, «a prescindere dal potere di cui godano, ogni persona coinvolta in questa cospirazione deve essere indagata e perseguita con il massimo rigore della legge. L’integrità della nostra repubblica democratica ne dipende».

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di Alice Carrazza - 22 Luglio 2025