
Pace o dazio
Trump, nuovo ultimatum a Putin: “Ha dieci giorni. Non ha senso aspettare mentre la gente muore in Ucraina”
"Poi dazi al 100%". Il presidente degli Stati Uniti è deluso da Mosca e la mette all'angolo con la minaccia economica: "Non voglio farlo, amo il popolo russo. Ma basta missili su Kiev"
«Non sono più così interessato a parlare». Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, durante una conferenza stampa in Scozia dopo il bilaterale con il premier britannico Keir Starmer, ha annunciato l’intenzione di anticipare l’ultimatum alla Russia: «Un nuovo termine di circa 10 o 12 giorni da oggi», ha dichiarato, «non ha senso aspettare». Poche settimane prima, era stato lui stesso a concedere a Mosca cinquanta giorni di tempo per porre fine alla guerra in Ucraina. Ora la pazienza sembra essersi esaurita.
L’ultimatum a Putin: Trump ha perso la pazienza
Il tycoon ha spiegato che la decisione è maturata dopo l’ennesima ondata di attacchi su Kiev: «Pensavamo di aver chiuso più volte la questione. Poi Putin esce e comincia a lanciare missili su qualche città come Kiev e uccide un sacco di persone in una casa di riposo o quel che è», ha detto. L’ultima incursione, nella notte, ha causato otto feriti, tra cui un bambino di tre anni, e danneggiato un palazzo nel quartiere di Darnytskyi.
Un preavviso che non convince più
L’ultimatum di luglio prevedeva una finestra di quasi due mesi prima di scatenare una raffica di tariffe doganali fino al 100% contro la Russia e i suoi partner commerciali. The Donald, ora è stanco e accelera: «Volevo essere generoso, ma non vediamo alcun progresso. Sono deluso da Putin, molto deluso da lui». Il nuovo ultimatum dovrebbe essere ufficializzato «probabilmente stasera o domani».
Durante lo scambio con i giornalisti, al presidente è stato chiesto se Putin gli stesse mentendo. La risposta è rimasta nel consueto codice trumpiano: «Non voglio usare la parola mentire. Ma sembrava che in, diciamo, tre occasioni, si fosse vicini a un cessate il fuoco. E poi, all’improvviso, i missili volano su Kiev e altri luoghi. E io ho detto: che cosa significa tutto questo? Questo è successo troppe volte. Non mi piace».
Delusione crescente
«Sono sempre andato d’accordo con il presidente Putin», ha ricordato Trump. «Ho avuto un ottimo rapporto con lui. Pensavo che saremmo stati in grado di negoziare qualcosa. Forse succederà ancora, ma è molto tardi nel processo. Sono deluso», ribadisce senza nascondere l’insofferenza verso lo zar.
Poi l’affondo: «La Russia ha terre enormi che potrebbero essere così ricche e prosperare come praticamente nessun altro Paese. Invece spendono tutti i loro soldi in guerra e nell’uccidere persone».
Guerra di logoramento tra due volti del potere
Il presidente americano sa che la guerra in Ucraina non è solo una questione di missili e trincee, ma un braccio di ferro tra personalità. «C’è qualcosa che non va in lui», disse più volte riferendosi all’uomo del Cremlino. E mentre Erdoğan annuncia un nuovo tavolo di pace in Turchia, e Mosca apre teoricamente alla possibilità di un incontro bilaterale in Cina, la realtà racconta un’altra storia: una pace che non arriva, colloqui congelati e una Russia che classifica come «disertori» i soldati dispersi per non pagare le famiglie dei caduti.
Un’inchiesta della testata indipendente russa IStories, citata da Kyiv Independent, rivela infatti che oltre 50.000 soldati sono stati ufficialmente dichiarati disertori nel 2024. Una mossa cinica per nascondere le perdite e sfuggire alle responsabilità.
Una sfida personale
«Putin ha già dimostrato in passato di amare ‘superare in astuzia’ Trump», scrive Douglas Murray sul New York Post. A marzo, dopo un accordo per evitare attacchi alle infrastrutture energetiche, Mosca lanciò uno dei raid più violenti sull’Ucraina. Il presidente americano sembra aver imparato la lezione.
Ecco perché, come suggerisce Murray, Trump potrebbe fare con Putin ciò che ha fatto con l’Iran: contare fino a dieci e poi colpire. «Non voglio farlo alla Russia, amo il popolo russo, è un grande popolo», ha ribadito. Ma «troppe persone stanno morendo».