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Bloccata l’espulsione dello straniero che in video disse: “Meloni, ho saputo che hai una bella figlia”

Il caso

Toga rossa colpisce ancora: lo straniero che minacciò la figlia della Meloni e insultò la polizia non va espulso

Il magistrato Silvia Albano ha accolto il ricorso del camerunense che in un video si rivolse alla premier dicendo «Melo', ho saputo che hai una bella figlia». È la stessa dei no ai trattenimenti in Albania

Politica - di Federica Parbuoni - 2 Luglio 2025 alle 10:15

In un video dileggiò la polizia e fece pesanti allusioni alla figlia di nove anni di Giorgia Meloni. Per i giudici, anzi, per due giudici donne, quello straniero camerunense di 27 anni non merita l’espulsione, proposta dal questore di Macerata e disposta dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. I provvedimenti sono stati fermati prima dalla giudice di Ancona, Alessandra Filoni, che non lo ha convalidato l’allontanamento, e poi dalla collega della sezione Immigrazione del Tribunale di Roma che ha accolto il ricorso del migrante, Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica, nota alle cronache per la mancata convalida dei trattenimenti dei migranti in Albania, definiti «deportazioni».

Disprezzo per la polizia e minacce a una bimba di 9 anni: per le giudici non è poi così grave

A dare conto della vicenda sono oggi Libero e Il Giornale, ricostruendo come entrambe le magistrate abbiano considerato il comportamento dello straniero non abbastanza grave da giustificare l’allontanamento dal territorio nazionale. Tra le motivazioni addotte c’è anche il fatto che, dopo il clamore, si sia scusato. La condotta di Ibii Ngwang, per la giudice, «non è di per sé sufficiente a configurare una condizione d’incompatibilità con la civile e sicura convivenza, né idoneo a giustificare un’esecuzione immediata e coattiva del provvedimento di allontanamento». Inoltre, «si è più volte scusato per le dichiarazioni rese, che non intendeva come offensive». Anche per Albano «non può evincersi che lo straniero, figlio di cittadino italiano, abbia tenuto comportamenti che costituiscono una minaccia concreta effettiva e sufficientemente grave ai diritti fondamentali della persona o all’incolumità pubblica» e poi l’uomo «ha chiesto pubblicamente scusa».

Nessuna «condizione d’incompatibilità con la civile e sicura convivenza»?

Per Albano, invece, esistono «gravi motivi» per la richiesta di sospensione del provvedimento di espulsione, che dovrà essere discussa in un’udienza che ha fissato il 23 dicembre, data che fa immaginare un possibile ulteriore rinvio. Ngwang nel video incriminato, girato con l’aiuto di un amico anche lui camerunense e postato sui social, scelse lo spazio antistante la questura di Macerata per lanciare un messaggio che complessivamente, con buona pace della lettura delle giudici, suonava proprio come una sfida ai principi fondanti la nostra convivenza civile, dal rispetto per le istituzioni alla tutela dei minori. Suscitando, non a caso, un diffuso moto di indignazione, nel quale si ricomprende anche la decisione della società calcistica maceratese nella quale era ingaggiato Ngwang di rescindere il contratto.

Il video del camerunense: «Melo’, ho saputo che hai una bella figlia»

Nel video, indicando un’auto della polizia, il 27enne si rivolgeva a Salvini dicendo che «questa macchina la vendo a cinquanta centesimi». Poi, rivolgendosi al presidente del Consiglio, «Melo’, ho saputo che hai una bella figlia. Io sono negro, bello figo, con mio fratello bello figo. Mangiamo gratis, dormiamo gratis, non paghiamo l’affitto e poi scop… (finto colpo di tosse, ndr) le ragazze italiane». «Ci mancava questo idiota», commentò Salvini, condividendo il video. A polemiche esplose e denuncia per vilipendio scattata per lui e per l’amico richiedente asilo che aveva girato il video, Ngwang ha poi deciso di postare un messaggio di scuse, dicendosi «profondamente rammaricato»: «Non volevo offendere l’Italia e gli italiani che mi hanno accolto con solidarietà e amicizia, né il ministro Salvini e la presidente Meloni, né la Polizia».

Le motivazioni alla base della richiesta di espulsione

Non è chiaro dunque quale fosse l’intenzione del primo post. Certo è che appare condivisibile la lettura che ne ha dato Piantedosi, chiedendo l’allontanamento dal territorio nazionale: per il titolare del Viminale dal video emergeva un «atteggiamento indegno e spregevole da parte del cittadino camerunense verso i minori e il genere femminile», «un irrispettoso scherno alla società civile italiana che, di fatto, gli consentirebbe di vivere sul territorio nazionale senza doveri né oneri» e «una totale mancanza di rispetto verso l’istituzione della Polizia di Stato». Dunque, una incompatibilità con la «civile e sicura convivenza». Contro la decisione delle giudici il questore ha proposto un ricorso in Cassazione.

 

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di Federica Parbuoni - 2 Luglio 2025