
Tecnologia militare
Sulle guerre arriva la svolta britannica: il “soldato volante” che può colpire alle spalle con la tecnologia “jet suit” (video)
Chissà, a breve – e gli esperti non lo escludono – il “soldato volante” potrebbe debuttare sulle trincee ucraine, contro l’esercito russo. Per il momento, l’azienda britannica Gravity Industries lascia intendere che le sue “jet suit” per impieghi militari, tute propulsive che permetterebbero ai militari di operare in volo, funzionano bene, sempre meglio. La dimostrazione è arrivata qualche giorno fa durante il Defence and Security Industry Day, a bordo della portaerei HMS Prince of Wales, ormeggiata al Marina Bay Cruise Centre di Singapore. La “jet suit”, brevettata nel 2017, oggi può raggiungere velocità superiori ai 130 km e può funzionare con carburante per aerei, diesel o biocarburanti, con grande precisione negli spostamenti e negli atterraggi. L’esoscheletro volante dotato di piccoli motori a getto montati su braccia e schiena, permette a una persona di volare a bassa quota per brevi distanze. È ancora una tecnologia sperimentale ma già testata in ambito militare.
Come potrebbe essere utilizzato in guerra il “soldato volante” con la “jet suit”
- Operazioni speciali (Forze Speciali)
Inserimento rapido e silenzioso di operatori dietro le linee nemiche. Perfetta per scenari urbani, montuosi o marittimi, dove elicotteri o mezzi terrestri non arrivano facilmente. Infiltrazione in edifici o navi in movimento.
2. Recupero e soccorso
Recupero di feriti o piloti abbattuti in zone impervie o sotto fuoco nemico. Consegna di attrezzature mediche o comunicazioni in territori non accessibili.
3. Assalti navali e antiterrorismo
Già testata con la Royal Navy: consente a un soldato di decollare da una nave e atterrare su un’altra (es. abbordaggio pirati o salvataggi). Usata per assalti rapidi e imprevedibili da angolazioni inaccessibili ai mezzi convenzionali.
4. Ricognizione e osservazione
Un operatore può sorvolare un’area per raccogliere informazioni visive (senza usare droni). Più flessibile e reattiva in ambienti complessi (come foreste, canyon o città).
In quali guerre o scenari potrebbe essere usata
Guerre asimmetriche e non convenzionali, conflitti con guerriglia urbana o in ambienti difficili (Afghanistan, Africa centrale, Medio Oriente), contro gruppi terroristici o milizie non statali, operazioni di peacekeeping o contro-insurrezione, dove è necessario essere rapidi, agili, e non provocare danni collaterali, èer sorprendere nemici in zone dove il controllo territoriale è incerto, missioni navali e marittime, pattugliamenti contro la pirateria nel Golfo di Guinea, Mar Rosso, stretto di Malacca, ecc. Operazioni delle forze speciali su piattaforme petrolifere, sommergibili o navi cargo.
Limiti attuali
Autonomia di volo: 5–10 minuti. Carico utile limitato (solo persona + equipaggiamento leggero). Rumore abbastanza elevato. Vulnerabilità: facile da colpire, poco protetto. Quindi non sostituisce elicotteri o droni, ma può affiancarli in missioni tattiche altamente mirate. La “Jet suit” è dunque una tecnologia emergente che potrebbe rivoluzionare le operazioni a corto raggio, rapide e ad alta mobilità, trovare spazio nelle guerre ibride moderne, dove velocità e sorpresa contano più dei numeri, ma non è ancora adatta a uno scontro frontale o a guerra su larga.
La Royal Navy e il Royal Marines Commando hanno testato la tuta Jet Suit di Gravity Industries per operazioni di abbordaggio veloci su navi in movimento. Negli Usa il Department of Defense ha mostrato interesse per tute JetPack per ricognizione, evacuazione e manovre tattiche. La USSOCOM (Forze Speciali USA) ha finanziato studi e prototipi. In Italia, Francia e altri paesi NATO sono in atto studi preliminari e dimostrazioni sono in corso, ma non risulta ancora un impiego operativo ufficiale.