
Smentita la collegialità
Sulla messa in latino i vescovi erano favorevoli, ma Bergoglio disse il contrario. E già si parla di Watergate vaticano
La giornalista americana Diane Montagna ha pubblicato una serie di documenti che gettano luce sulla politica restrittiva di papa Francesco verso la cosiddetta «messa in latino». E in generale sulla poca simpatia di Bergoglio nei riguardi del «tradizionalismo cattolico». Uno scoop che ha messo in grave imbarazzo la stessa sala stampa vaticana, con il portavoce Francesco Bruni che ha volutamente evitato le domande poste dalla vaticanista e ha impedito che il segretario del Culto Divino rispondesse.
Il 16 luglio 2021 Papa Bergoglio emanò il motu proprio “Traditionis custodes” sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, con il quale riformò il motu proprio Summorum Pontificum che Benedetto XVI aveva promulgato il 7 luglio 2007.
La messa in latino: i vescovi avevano detto sì. La verità emerge solo ora
Nella lettera di accompagnamento, il pontefice argentino sostenne di aver fatto inviare nel 2020 dalla congregazione per la Dottrina della fede un questionario a tutti i vescovi riguardante l’applicazione delle disposizioni di papa Ratzinger e affermò che «le risposte pervenute hanno rivelato una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire». Fino a oggi i dettagli sulla consultazione non erano mai stati rivelati. Invece, documenti alla mano, la vaticanista Usa ha rivelato che la maggioranza dei vescovi non chiedeva restrizioni al rito antico, come invece scrisse Papa Francesco. Il Santo Padre venne ingannato dai suoi più stretti collaboratori?
Secondo La Nuova Bussola Quotidiano non ci sono dubbi: “Quello di Montagna è un Watergate vaticano e, documenti alla mano, indica che il Papa defunto ha mentito per giustificare la sua decisione di limitare le celebrazioni in forma straordinaria, attribuendone la volontà all’episcopato e all’attuale Dicastero per la Dottrina della Fede.
Questo ribaltamento della volontà maggioritaria fa uscire a pezzi l’immagine di un pontificato incentrato sui proclami sulla sinodalità e sulla collegialità. Ma sia chiaro: Francesco poteva abrogare il Summorum Pontificum nonostante il parere di vescovi perché, come sosteneva Ratzinger, la Chiesa non è una democrazia”.
Sulla messa in latino boicottata da Papa Francesco arriva in questi giorni anche un libro di due autorevoli figure della teologia e del giornalismo cattolico: monsignor Nicola Bux il giornalista Saverio Gaeta nel libro “La liturgia non è uno spettacolo” ricostruiscono la vicenda, confermando anche loro che i risultati erano completamente opposti a quanto affermato da Francesco.
Su questo fronte, alcuni aspetti finora inediti stanno emergendo. Certo è che il pontefice argentino ha vissuto sempre come orpelli inutili la tradizione, a cominciare dagli elementi esteriori. La stessa decisione di alloggiare a Santa Marta anziché nelle stanze all’interno della struttura della basilica di San Pietro, come pure lo stravolgimento di alcuni riti centenari, andavano in questa direzione. Papa Leone XIV ha invece riportato gradualmente la barra verso una rotta aderente alla tradizione. Non a caso, nella sua prima estate da Papa, ha deciso di tornare a trascorrere le vacanze a Castel Gandolfo. Non un privilegio, ma la restaurazione di tradizioni secolari, che il papa venuto dalla fine del mondo aveva frettolosamente mandato in soffitta.