
Team di hacker
Spiava gli Usa sui vaccini anti Covid, arrestato un cittadino cinese a Malpensa su mandato dell’Fbi
Un cittadino cinese di 33 anni è stato arrestato il 3 luglio al suo arrivo all’aeroporto di Milano Malpensa, su mandato delle autorità statunitensi in un’inchiesta dell’Fbi: da quanto si è saputo è accusato di far parte di un team di hacker che avrebbe effettuato operazioni di spionaggio, in particolare nel 2020 su vaccini anti-Covid in produzione all’Università del Texas. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Enrico Giarda, è fissata per martedì mattina udienza in Corte d’Appello a Milano nel procedimento sulla richiesta di estradizione degli Usa. Per la sua famiglia, il 33enne è un mero tecnico di un’azienda informatica.
Usa, spionaggio sui vaccini anti-Covid, cinese arrestato
Le autorità americane avevano emesso un mandato d’arresto per l’uomo di nazionalità cinese che è stato fermato dalla polizia italiana non appena atterrato all’aeroporto di Milano Malpensa. Venerdì 4 luglio, la giudice Veronica Tallarida della quinta penale d’appello di Milano ha convalidato l’arresto e ha emesso la custodia cautelare nel carcere di Busto Arsizio, provincia di Varese, dopo che il provvedimento degli Usa era stato eseguito il giorno prima, verso le 11, dalla Polizia a Malpensa.
Hackerati i dati dell’università del Texas
Secondo un’inchiesta dell’Fbi, il 33enne farebbe parte di un team di hacker che nel 2020 avrebbero effettuato operazioni di spionaggio su vaccini anti-Covid prodotti dall‘Università del Texas. Domani, martedì 8 luglio, è stata fissata l’udienza di Corte d’Appello a Milano, per decidere della richiesta di estradizione degli Usa. In base a quanto riportato dall’Ansa, la moglie di Xu Zewei, residente a Shanghai sostiene la sua innocenza, affermando che, di fatto, si tratta di un semplice tecnico impiegato in un’azienda informatica. L’uomo sarebbe arrivato in Italia per trascorrere un periodo di vacanza.
In un documento del ministero dell’Interno italiano, agli atti del procedimento sulla richiesta di estradizione degli Usa, si riporta una “breve esposizione dei fatti fornita dall’Ufficio diplomatico americano a Roma” sull’inchiesta statunitense, basata su “mandati di perquisizione e altre tecniche investigative”. Viene riportato – riporta l’Ansa che, per le accuse, il 33enne cinese, assieme ad altri connazionali, alcuni ancora da identificare mentre altri “noti”, avrebbe portato avanti attività di “hacking” per carpire informazioni su “computer” negli Usa “e altrove”.
Come avrebbe operato la “spia” cinese
Azioni che Xu Zewei e gli altri avrebbero messo in atto “su ordini di autorità appartenenti al Ministero della Sicurezza” della Repubblica popolare cinese. Nei “primi mesi” del 2020, lui e gli altri avrebbero “preso di mira” università e docenti “che all’epoca stavano conducendo attività di ricerca all’avanguardia riguardo a vaccini, terapie e test per il Covid”. Verso la “fine del 2020”, poi, avrebbero “sfruttato falle informatiche presenti nel software Microsoft Exchange Server” relativo ai messaggi di posta elettronica, per “prendere di mira uno studio legale e altre entità che erano a loro volta a conoscenza di varie politiche del governo statunitense e mantenevano contatti con individui incaricati di formulare quelle politiche governative”.
Lo sfruttamento di queste “falle” avrebbe fatto parte della più nota e ampia campagna di attacco hacker cinesi detta ‘Hafnium’. In particolare, il 33enne e gli altri, sempre secondo le accuse degli Usa, sarebbero entrati nei pc nel mirino attraverso “comunicazioni” in cui lui e i “suoi complici fingevano di essere autorizzati ad accedere a quei computer”. Da “tabulati” informatici e altri dati è emerso che l’università del Texas sarebbe stata “vittima di un’intrusione informatica” a partire dal febbraio 2020. L’obiettivo del presunto spionaggio sarebbero stati “ricercatori e ricerche relative al Covid”.