
3,9 milioni di consulenze
Scandalo a Milano, le accuse dei Pm a Beppe Sala: “Fu lui a proporre di aggirare le regole”
Per la Procura il ruolo del primo cittadino è stato determinante. L'inchiesta si allarga ad altri settori, mentre emerge un numero impressionante di incarichi pubblici. 74 le persone finora coinvolte
Lo scandalo a Milano si allarga. Uffici comunali «asserviti alle utilità di una cerchia ristretta ed elitaria di soggetti privati», una «deformazione dell’urbanistica di Milano tuttora in corso», meccanismi «gravemente corruttivi che hanno come risultato lo svilimento dell’interesse pubblico». È il «sistema Milano» sul quale indaga la Procura, che ora accorpa tutti i fascicoli sui presunti abusi edilizi e norme aggirate in un’unica maxi inchiesta. Gli indagati al momento sono 74, tra loro figure apicali per cui è stata formalizzata la richiesta d’arresto come l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi e l’imprenditore Manfredi Catella, fondatore e ceo del gruppo Coima che ha ridisegnato la città dei grattacieli. E un indagato eccellente, il sindaco Giuseppe Sala.
Il ruolo del sindaco
L’iscrizione del primo cittadino è recente e risale a circa un mese fa, quando i pubblici ministeri hanno ricevuto la corposa informativa del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza e hanno tirato le fila chiedendo le misure cautelari per sei persone. Il primo cittadino è inoltre indagato per le ipotesi di false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone in relazione alla riconferma alla presidenza di Giuseppe Marinoni, presidente della commissione, in conflitto di interesse con costruttori e progettisti di lavori esaminati in sede pubblica.
Lo scandalo a Milano: l’inchiesta potrebbe allargarsi
L’inchiesta è destinata ad allargarsi, la correttezza di altri progetti deve essere ancora verificata e durante le perquisizioni di due giorni fa gli investigatori hanno sequestrato computer, tablet e cellulari, mail e documenti definiti «interessanti». Materiale che delineerebbe una gestione del territorio parallela a quella ufficiale prospettata da Marinoni, il quale «redigeva un ampio piano urbanistico a uso e consumo proprio e della rete di finanziatori privati che coinvolgeva e da cui contestualmente riceveva parcelle per predisporne “l’attuazione diretta”» attraverso accordi partenariato pubblico-privato, che sarebbero stati concordati nei contenuti con l’assessore Tancredi.
Le consulenze milionarie
Al vaglio della Procura le consulenze, per un totale di oltre 3,9 milioni di euro. Che potrebbero nascondere favori o prebende giustificate formalmente.
Leggi anche