
Come da copione
Giuseppe Sala non si dimette e si consegna al Pd. FdI lo inchioda con 5 domande: «Ha scelto di fare il vaso di coccio»
Il sindaco annuncia in Aula la volontà di andare avanti. L'assessore Tancredi rassegna le dimissioni. Tutto come da programma, mentre restano senza risposta i nodi politici emersi dall'inchiesta
Nessun colpo di scena da parte del sindaco, Giuseppe Sala, e dell’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, nel consiglio comunale sull’inchiesta urbanistica a Milano, che vede il primo indagato e il secondo raggiunto da una richiesta di arresto da parte della Procura: Sala ha annunciato che non farà alcun passo indietro; l’assessore ha informato l’aula di aver rassegnato le dimissioni. Tutto come da copione della vigilia, compresa la rivendicazione di avere le «mani» e la «coscienza» pulite e le accuse rivolte alle forze di opposizione e di maggioranza che in questi giorni difficili hanno fatto notare che la scelta migliore per la città sarebbe stata prendere atto dell’impossibilità di andare avanti. Una valutazione che oggi, dopo il discorso di Sala, vale ancora di più: «Voi siete in parte prigionieri di questa maggioranza, di questo centrosinistra, di questo Pd. Sindaco, speravo che lei evitasse di fare il vaso di coccio in mezzo ai vasi ferro», ha detto il capogruppo di FdI in Consiglio comunale, Riccardo Truppo, nel suo intervento in Aula.
Giuseppe Sala si consegna al Pd: «Se la maggioranza c’è, io ci sono»
«Tutto ciò che ho fatto nell’arco delle due sindacature in cui mi è stato dato l’onere e l’onore di essere sindaco di Milano si è sempre ed esclusivamente basato su ciò che ritengo essere l’interesse dei cittadini e delle cittadine», ha detto Giuseppe Sala, rivendicando che «le mie mani sono pulite». «Sono giorni confusi in cui tutto sembra diventare oscuro, in cui le certezze sembrano vacillare e spesso pare che anche le fisionomie più note sembrino confondersi», ha detto Sala, chiarendo però che per quanto le certezze possano vacillare la sua poltrona non lo fa: «Se la maggioranza che mi sostiene c’è e c’è coraggiosamente, con responsabilità e cuore, in antitesi a credere, obbedire e combattere, come affermava Antonio Greppi, io ci sono».
Sala, quindi, è tornato a lamentare il fatto di aver appreso dell’avviso di garanzia dai giornali e ha accusato «certa politica» di «assumere comportamenti sgraziati e maleducati». «Ricordo a chi approfitta, politicamente, di situazioni come quella che la mia amministrazione sta vivendo: oggi a me, domani a te», ha detto il sindaco, offrendo una lettura ribaltata le argomentazioni che, in questi giorni, sono state alla base della richiesta delle sue dimissioni: non per l’inchiesta, ma per il fallimento politico che rende evidente e che è oggetto di denunce – tutte politiche – da un tempo assai precedente a quello dell’inchiesta giudiziaria.
Il Pd “commissaria” Sala e ammette indirettamente la propria inconsistenza politica
Più interessanti delle pressoché scontate parole di Sala, però, sono state quelle della capogruppo Pd in consiglio comunale, Beatrice Uguccioni. «Come partito lo diciamo da tempo, a viso aperto, al sindaco e alla città. Dobbiamo aprire una fase nuova. Nessuno vuole passare questi ultimi due anni a vivacchiare, saremmo un insulto allo spirito ambrosiano», ha detto la capogruppo Pd, aggiungendo che bisogna «sfruttare questa bufera per rilanciare la nostra azione amministrativa mettendo in discussione il pensiero che ci ha condotto a mettere in campo politiche che oggi faticano a rispondere alle esigenze dei milanesi e ripartiamo uniti e coesi».
I Verdi mettono le mani avanti su San Siro
Non è chiaro quanto questa unità e questa coesione si potranno concretizzare, posto che i Verdi hanno già avvertito che sono pronti a sfilarsi su una partita importante come quella di San Siro, non a caso rinviata dai dem a settembre. In questo contesto, quasi un “data da destinarsi”. Ciò che invece appare chiaro è che un Pd che si era visto progressivamente scavalcare dal protagonismo del sindaco, dimostrando tutta la propria debolezza politica, ora lo sta di fatto commissariando proprio alla luce dell’inchiesta giudiziaria. Di contro Sala, con quel richiamo al sostegno della maggioranza, si sta consegnando mani e piedi a quella forza che nel tempo aveva messo in discussione, prima facendo ipotizzare una sua uscita ufficiale e poi riferendosi al Nazareno non come al suo partito, ma come al suo «partito di riferimento». Come a dire, manteniamo le giuste distanze. Non il pregresso più rassicurante che si possa auspicare in una situazione così complessa.
Le cinque domande di FdI a Giuseppe Sala
Che chiede ancora risposte. FdI, oltre a intervenire con il suo capogruppo, Truppo, ha presentato a Sala alcune domande puntuali che aspettano chiarimenti altrettanto circostanziate. La prima: «Dica oggi senza rinvii a settembre qual sia il destino dello stadio San Siro e del nuovo stadio?». La seconda: «Dica se il Comune si costituirà o no parte civile negli eventuali processi sull’Urbanistica per destinare il risarcimento dei danni alle famiglie danneggiate?». La terza: «Dica perché sul sito del Comune sono cancellati i nomi dei suoi pur legittimi finanziatori elettorali e quali siano i suoi rapporti con il signor Pasquarelli e le persone oggi indagate?». La quarta: «Dica come può la sua Giunta far ripartire Milano oggi completamente bloccata, dove nessuno firma più nulla?». La quinta: «Dica cosa sapeva del Pgt ombra di cui oggi parlano i giornali come oggetto dell’inchiesta giudiziaria sull’urbanistica?». Domande di merito politico, non giudiziario.