
Mutismo selettivo
Sala, Schlein improvvisamente silente: al sindaco nella bufera giusto l’aiutino di una telefonata da casa: “Solidarietà e vicinanza”
La segretaria, ieri "barricadera" sull'inchiesta di Genova che ha coinvolto Toti, oggi insolitamente taciturna sul terremoto all'ombra della Madonnina: al sindaco dem appena una laconica solidarietà telefonica
Tra la Genova del caso Toti di ieri e la Milano di Sala oggi, sembra esserci un abisso: una distanza siderale che il silenzio imbarazzato del Pd e il mutismo selettivo della sua segretaria non arrivano a colmare. Sì, perché mentre a Genova Elly stringeva il pugno e imbracciava la forca contro l’ex governatore ligure coinvolto nell’inchiesta per corruzione, invocando la qualunque – «si deve dimettere», sentenziava a viva voce la dem, proclamando a chiare lettere che «la Liguria merita di meglio!» – e sperticandosi in dichiarazioni e slogan contro l’amministrazione terremotata, oggi sul caso Milano il Pd e la sua segretaria provano a tamponare la falla maldestramente e a macchia di leopardo.
Schlein e la tiepida vicinanza a Sala
Il partito: dividendosi tra chi beatifica, chi scarica, chi si pone in una posizione cautelativamente attendista e chi, tanto per fare “ammuina”, ne approfitta per lanciarsi in improvvidi paragoni e anacronistici attacchi al governo di centrodestra, paradossalmente quando nel mirino della magistratura è finito un big della parte avversa. E poi c’è Elly: la numero uno dem che – dopo aver discettato su tutto: Trump, dazi, polveriera Medio Oriente, Sánchez e un’immancabile “fascismo di ritorno” – si limita a una tiepida dichiarazione di sostegno, elargita con una telefonata al sindaco nella bufera, indagato nell’inchiesta sull’urbanistica in città. Poche parole, trapela da fonti dem: «solidarietà e vicinanza».
Ieri barricadera sull’inchiesta di Genova, oggi insolitamente silente su Milano
Insomma Elly, l’enigmatica Elly, solitamente prolissa quanto criptica, si scopre insolitamente stringata quando la bufera tocca casa sua. Un mutismo selettivo che solleva più di un interrogativo sull’equità del suo progressismo. E il dubbio di uno stravagante parallelismo sorge spontaneo: c’è un’Italia che “merita di meglio” e un’Italia che, a quanto pare, può accontentarsi. O almeno, questa sembrerebbe la linea dettata dalla segretaria del Partito Democratico quando si tratta di commentare le vicende giudiziarie che scuotono il Paese.
Il solito doppiopesismo dem…
Oggi invece: un assordante silenzio sibila e tuona. La bufera che in questi giorni sta travolgendo la giunta di Giuseppe Sala, il sindaco di Milano fin qui al riparo dell’ombrello arcobaleno. Un sostegno imbarazzato di comodo, quello della Schlein, che stride palesemente con l’abituale profluvio di dichiarazioni e verdetti politici tranchant. Soprattutto se con una salto indietro nel tempo, la memoria ci riporta a quando segretaria e compagni levavano gli scudi e accendevano i megafoni, in piazza e nelle tv, contro altre inchieste e altri indagati.
Non mancando di sottolineare, con veemenza, come ricorda Libero in edicola oggi, persino dalle colonne di Repubblica, dall’alto del cui pulpito «la stratega di Lugano tuonava: “Sono riusciti a non far dimettere Toti, e il sindaco di Genova è la sua riserva. Vuol dire che non mettono in discussione nulla della gestione della Regione di questi anni, ed è la cosa più grave»… E oggi?