
Resa dei conti nel bitume
Sala, la sinistra si divide. Il Pd lo assolve: santo subito! Nel M5S (con l’acquolina alla bocca) fanno i forcaioli
Il sindaco nel mirino della giustizia, il Pd fa muro con difese strenue e levate di scudi, mentre il M5S sferra attacchi feroci chiedendo le dimissioni, trasformando la vicenda in una battaglia politica senza esclusione di colpi
Dai piedi e ai piani alti dei palazzi all’ombra della Madonnina risuona lo strillo acuto delle sirene della giustizia, e il sindaco di Milano Beppe Sala (blindato a sinistra) si ritrova al centro di un caso mediatico e giudiziario che scuote le fondamenta di Palazzo Marino. Un’ombra si allunga sulla Giunta, e la politica, come sempre in questi casi, si divide tra difese d’ufficio e stilettate affondate in nome della legge. Sullo sfondo, tra innocentisti e colpevolisti, tutti evocano – e agitano – il fantasma di Tangentopoli: chiamato in causa ora come monito. Ora come scomodo spettro da cui rifuggire.
Sala, la sinistra si spacca tra agiografi e forcaioli
Il Partito Democratico, fedele alla linea di partito e alla “sua” Milano, si stringe a coorte attorno al primo cittadino. Dalle file dem, si levano (scontate) voci di piena fiducia, quasi a voler blindare Sala da ogni accusa. Gianni Cuperlo, figura di spicco della sinistra dem, dichiara senza esitazioni «piena fiducia nella correttezza dell’amministrazione» capitanata dal primo cittadino dem. Una posizione netta, la sua, che dai propri canali social mira a rassicurare e, al tempo stesso, a contenere le prime crepe. Del resto, proprio stasera il deputato dem sarà alla festa regionale del Pd lombardo a Melzo in provincia di Milano…
Quartapelle (Pd): «Vicinanza e stima a Sala», santo subito?
Ma è Lia Quartapelle, deputata milanese e voce milanese del Pd che conta, a spingersi ben oltre il semplice attestato di stima, tracciando un quadro quasi agiografico della gestione Sala e della rinascita meneghina. «Premesso che la questione giudiziaria è di competenza della magistratura, che deve fare presto e bene, è mia personale convinzione che il sindaco Beppe Sala, a cui ribadisco vicinanza e stima, non sia nemmeno sospettabile di partecipazione a qualsiasi sistema corruttivo vero o presunto». E avventurandosi nell’impervio sentiero che punta a salvare il salvabile (Sansone e tutti i filestei), si spinge fino alle vette del paradossi, e in una iperbolica interpretazione di dati e significati, aggiunge finanche: «Abbiamo di fronte una questione politica molto seria sulla quale alcuni hanno cominciato a ragionare da tempo. Quel tempo adesso è venuto. Dopo gli anni cupi del post-Tangentopoli, dal 2007 Milano si è risvegliata e ha vissuto una fase di apertura di cui andare orgogliosi».
Una interpretazione che sa di apologetico
Una lettura apologetica, quella della Quartapelle, che forse, nel momento della tempesta giudiziaria, rischia di suonare più come un’autoassoluzione forzata e preventiva, più che come una serena analisi dei fatti e una lucida interpretazione dei risvolti politici che comportano. Una impostazione che, tra riferimenti a “dinamiche difficili e squilibri (polarizzazione della ricchezza, gentrificazione e caro affitti) emersi con maggior forza quando il Covid ha sconvolto le grandi aree metropolitane” E la giustificazione ad hoc di “strumenti normativi urbanistici, vetusti e inadeguati” a detta della Quartapelle giustificherebbero la necessità di “permettere alla città di gestire con più decisione i processi di globalizzazione che altrimenti sono travolgenti”.
Sensi (Pd): «Fiducia in Sala e magistratura, sciacalli e iene» li conosciamo…
Non solo. Mentre la difesa dem si stringe a falange intorno a Sala, Filippo Sensi, senatore dem, si porta anche avanti e smarca sinistra tutti non lesinando frecciate a destra e a manca, e trasformando la solidarietà in un vero e proprio contrattacco verso chi “osa” criticare: «Nei momenti difficili, delle verità facili, si sta e non si molla o fischietta. Fiducia in Beppe Sala e nella magistratura che fa il suo lavoro. Sciacalli e iene li sappiamo, oggi ho sentito una alla quale difetta memoria e dignità dare lezioni». Il riferimento, nemmeno troppo velato, è probabilmente agli ami-nemici del Movimento 5 Stelle, la cui ondata di moralismo, spesso a intermittenza, è ben nota.
E allora: se il fronte “progressista” tenta di fare quadrato. Dall’altra parte si alzano le grida di battaglia del Movimento 5 Stelle, che vede nell’affaire Sala l’occasione per regolare conti e scalare posizioni nell’agone politico milanese. Gli “avvoltoi ami-nemici”, come li definirebbe il linguaggio più schietto, non perdono un secondo per sparare a zero sul sindaco.
Sala, per la sinistra va fatto “santo subito”
La senatrice milanese del M5S, Elena Sironi, va dritta al punto, e senza mezzi termini parla di «giunta compromessa» e invita con solerzia Sala a «non tenere la città in ostaggio». Un’accusa pesante, a cui si associa, con un’eco che sa di déjà vu torinese, l’ex sindaca Chiara Appendino, che da lontano, ma con la consueta veemenza, rincara la dose: «A Milano quadro inquietante, doveroso passo indietro di Sala». Un attacco frontale, che sa di “resa dei conti” politica e che mira a delegittimare non solo il sindaco, ma l’intera compagine di governo locale.
Sironi (M5S) ci vanno giù duri: «Giunta compromessa, Sala non tenga città in ostaggio»
Così, venendo ai dettagli delle invettive, tanto per non farsi smentire in una nota la senatrice milanese del M5S Elena Sironi asserisce tranchant: «Secondo i pm che si occupano dell’inchiesta urbanistica milanese, il presidente della commissione Paesaggio del Comune Marinoni, su cui pende una richiesta di arresto, era in posizione di totale ricattabilità al cospetto del sindaco Sala, anche lui indagato. Noi del M5s denunciamo da anni questo sistema marcio di collusioni e corruzioni che si è creato tra gli uffici del Comune e la conventicola di affaristi e costruttori che ha tramutato la città in una mucca da mungere. Sala ha già contribuito a rendere questa città ostaggio di una cementificazione barbara. Arrivati a questo punto, però, la sua giunta e l’attività amministrativa sono palesemente compromesse, quindi non tenga in ostaggio ancora Milano e molli subito».
Appendino (M5S): «A Milano quadro inquietante, doveroso un passo indietro di Sala»
Accuse pesanti, che prefigurano uno scenario di paralisi amministrativa e politica. E ad associarsi, con un’eco che sa di déjà vu torinese, entra a gamba tesa anche l’ex sindaca Chiara Appendino, che da lontano, ma con la consueta veemenza, intervenendo alla trasmissione Agorà estate su Rai 3, rincara la dose: «A Milano quadro inquietante, doveroso passo indietro di Sala». Un attacco frontale, che sa di “resa dei conti” politica e che mira a delegittimare non solo il sindaco. Ma l’intera compagine di governo locale.
Renzi garantista: «Sala è onesto»
Infine Renzi: in questa riassuntiva panoramica sulla sinistra all’attacco – o alla strenua difesa di Sala – non poteva mancare lui. Lui, e la sua curiosa e prevedibile posizione… Forte dei suoi trascorsi giudiziari che lo hanno visto affrontare diverse indagini (e uscirne, ad oggi, indenne), l’ex premier si erge a paladino del garantismo. Un ruolo che gli calza a pennello dopo aver sperimentato sulla propria pelle l’impatto della gogna mediatica. «Sala è onesto – scrive il leader di Italia Viva nella sua newsletter Enews – e chiedere le dimissioni riporta alla barbarie di Tangentopoli», dichiara Renzi, evocando uno spettro che la sua parte politica ha spesso cavalcato negli anni d’oro dell’anti-casta. Un garantismo “a corrente alternata”, si potrebbe dire, ma che in questo caso trova una sua coerenza nella personale vicenda dell’ex segretario Pd.
«Chiedere le dimissioni riporta alla barbarie di Tangentopoli»
Milano, dunque, si trova in una morsa. Da un lato, la difesa compatta e a tratti strenua del Partito Democratico e dei suoi alleati, che vedono in Sala il simbolo di una Milano virtuosa e proiettata nel futuro. Dall’altro, l’assalto dei pentastellati, pronti a cavalcare l’onda dell’indignazione giudiziaria per ottenere visibilità e, forse, qualche vantaggio elettorale. La magistratura farà il suo corso, con tempi e modi che la politica difficilmente può influenzare. Ma intanto, sulla pelle della città, si gioca una partita politica che, ancora una volta, mette in luce le fragilità e le contraddizioni di un sistema incapace di gestire le crisi senza trasformarle in un regolamento di conti tra opposte fazioni.