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Roma, la pubblicità della banana che “non si scioglie” imbarazza la sinistra. Vince l’ipocrisia del “politically correct”

Gualtieri la rimuove

Roma, la pubblicità della banana che “non si scioglie” imbarazza la sinistra. Vince l’ipocrisia del “politically correct”

Cronaca - di Gabriele Caramelli - 22 Luglio 2025 alle 13:29

“La malizia sta tutta negli occhi di chi guarda”, diceva Michelangelo Buonarroti. Stavolta il politicamente corretto ha colpito un cartellone pubblicitario affisso a un palazzo davanti alla fontana di Trevi. Come riporta Libero, si tratta di un manifesto giallo con una mano che tiene in pugno la banana e di fianco figura la scritta “non si scioglie”. Le unghie laccate di rosso fanno presagire che si tratti di un arto femminile. Secondo il Corriere della sera “La collocazione della banana gigante in un contesto tra i più visitati e instagrammati desta qualche perplessità, mentre a romani e turisti non sfugge il contenuto allusivo rimarcato con risatine, ammiccamenti e battute». Eppure lo slogan sembra riferirsi al periodo più caldo dell’anno e agli alimenti freddi come il gelato, che se lasciato troppo tempo fuori dal freezer rischia di sciogliersi, al contrario della banana.

Come se non bastasse, il Corriere cita ancora il regolamento comunale della pubblicità e delle pubbliche affissioni che vieta “l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile”. Ma nel manifesto non sembra esserci alcuna violenza e tantomeno un linguaggio sessualmente esplicito capace di mettere in mora le donne.

La banana che non si scioglie a Roma scatena la polemica

La società concessionaria della pubblicità è One, che attraverso il proprio concept da 15 anni supporta diversi marchi “nell’ideazione e realizzazione di campagne ed eventi”, al fine di “stupire, meravigliare e coinvolgere il maggiore numero possibile di persone”. Stupisce certamente per la grandezza, ma di contenuti sessualmente espliciti non ce ne sono. Ma alla fine la censura ha vinto, infatti il cartellone pubblicitario rimarrà in loco per altri 6 giorni e poi verrà rimpiazzato da un’altra sponsorizzazione. Intanto la sovrintendenza capitolina ha annunciato che la scelta della campagna non è di sua competenza, per poi aggiungere che “forse bisognava stare più attenti a cogliere questo aspetto”, ovvero sulle allusioni sessuali sul corpo femminile. Indipendentemente dal doppio senso dell’installazione pubblicitaria, se lo scopo era quello di suscitare scalpore, allora l’azienda di One ci è riuscita: al di là del bene e del male. 

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di Gabriele Caramelli - 22 Luglio 2025