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Risarcimento per il Leoncavallo occupato, la mamma anti-fascista piange miseria: “Vivo di pensione, come pago…”

Lo Stato reagisce

Risarcimento per il Leoncavallo occupato, la mamma anti-fascista piange miseria: “Vivo di pensione, come pago…”

Politica - di Robert Perdicchi - 5 Luglio 2025 alle 16:15

Marina Boer, l’attuale presidente dell’Associazione delle Mamme Antifasciste del Leoncavallo, il centro sociale autogestito di Milano fondato nel 1975, non ha i soldi per risarcire lo Stato per i tanti anni di occupazione dello stabile da parte dei centri sociali a lei collegati, di cui il Viminale le ha chiesto conto dopo essere stato a sua volta condannato dalla Corte dei Conti a pagare la proprietà dell’immobile (società L’Orologio srl, famiglia Cabassi) per il mancato sgombero, nonostante l’occupazione abusiva che dura dal 1994. Il 26 marzo 2025 la Prefettura ha versato circa €3,175 milioni ai Cabassi per coprire risarcimento, interessi legali e spese e ora li chiede all’Associazione Mamme Antifasciste, rappresentata formalmente da Marina Boer, la responsabile dell’occupazione ancora in corso. Lo Stato (attraverso l’Avvocatura) ha inviato ingiunzione di pagamento: se dovrà pagare i 3 milioni, si rivolgerà legalmente verso l’associazione e, in mancanza di risorse patrimoniali, direttamente contro la presidente Boer.

Leoncavallo, le mamme antifasciste devono risarcire

Lo spostamento della responsabilità economica verso l’Associazione è una classica manleva, ovvero una clausola che consente allo Stato di rivalersi su chi ha causato il danno. Marina Boer sostiene che non sono loro a impedire lo sgombero – spetta allo Stato eseguirlo – e che l’ingiunzione “rappresenta un atteggiamento di chiusura del Viminale” . “Io vivo di pensione. Come pensano di potersi rivalere?», spiega la presidente delle Mamme Antifasciste all’edizione milanese del Corriere della Sera. L’ingiunzione che le ha notificato il ministero dell’Interno per il mancato sgombero del centro sociale però è arrivata. “Questa ingiunzione denota un atteggiamento di chiusura da parte del Ministero nei nostri confronti», sottolinea Boer precisando che “ridurre la questione a una vicenda personale tra me e il Viminale deforma la realtà e non tiene conto del valore storico e collettivo del centro sociale. Senza il Leoncavallo, come anche altri spazi culturali, Milano è un manichino vuoto”.

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di Robert Perdicchi - 5 Luglio 2025