
Addio sogni di gloria
Putin e Xi danno una clamorosa buca al vertice dei Brics. È tramontata l’ambizione di fare l’anti-G7?
Il gruppo delle economie emergenti nel 2024 si è allargato, ma invece di rafforzarsi si è indebolito: ora al suo interno ci sono visioni troppo diverse e un pesante sbilanciamento sui regimi autoritari
Non ci saranno né il presidente cinese Xi Jinping, né quello russo Vladimir Putin. Il vertice dei Brics che si terrà domani e lunedì a Rio de Janeiro, in Brasile, sarà dunque gravemente ridimensionato dall’assenza dei due principali leader del gruppo, che riunisce le dieci economie emergenti e ha l’ambizione di connotarsi come un’alternativa al G7.
Nessuna spiegazione per il forfait di Xi ai Brics
Nessuna spiegazione è stata fornita per l’assenza di Xi, giustificata semplicemente con generici “impegni sovrapposti”. Si tratta di un’assenza che si fa notare anche perché negli ultimi dodici anni Xi non ha mai mancato l’appuntamento con i Brics. A guidare la delegazione stavolta sarà invece il premier cinese Li Qiang, il cui peso politico non è minimamente paragonabile a quello del presidente.
L’effetto Cpi su Putin: lo zar assente per il secondo anno
In questo senso, l’assenza di Xi è paragonabile a quella di Putin. Per la quale, però, si può facilmente rintracciare una motivazione: il mandato di arresto della Corte penale internazionale (Cpi) per crimini di guerra legati alla deportazione forzata di minori ucraini. La presenza dello zar a Rio avrebbe potuto creare seri imbarazzi ai padroni di casa, visto che il Brasile è firmatario dello Statuto di Roma, che impone l’obbligo di arresto nei confronti di ricercati dalla Cpi. Già lo scorso anno Putin aveva rinunciato a partecipare di persona al vertice di Johannesburg dal momento che il Sudafrica non ne aveva garantito l’immunità diplomatica.
Troppa eterogeneità: gli effetti collaterali dell’allargamento
Nato nel 2009 con Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, nel 2024 il gruppo Brics ha compiuto un importante allargamento, accogliendo Indonesia, Iran, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. L’ampliamento ha però accentuato l’eterogeneità interna, sia sul piano economico che politico, con un crescente sbilanciamento verso regimi autoritari. Secondo diversi analisti, l’assenza di Xi e Putin, in questo contesto, potrebbe ridurre l’impatto politico del summit, sollevando interrogativi sulla coesione e sulla direzione politica del blocco.
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Il governo brasiliano, che ospita il vertice, punta a utilizzare l’incontro come piattaforma per promuovere un’agenda riformista e multilaterale. Tra i temi prioritari figurano la transizione verso l’energia verde, la cooperazione internazionale sui vaccini e la proposta di estendere lo status di “nazione più favorita” a tutti i membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
“La multipolarità non è una minaccia, ma un’opportunità – ha dichiarato l’ambasciatore del Brasile a Londra ed ex ministro degli Esteri, Antonio Patriota in un intervento all’Overseas Development Institute – Il mondo non può attendere un altro conflitto globale per avviare la riforma del sistema multilaterale. È il momento di agire”.
Il percorso, tuttavia, non appare semplice. Il Brics, osservano alcuni analisti, resta un organismo eterogeneo e privo di un meccanismo decisionale efficace. “Era già un gruppo difficile da gestire prima dell’allargamento. Ora è ancora più complesso”, ha scritto Christopher Sabatini, esperto di politica latino-americana di Chatham House.
Sabatini ha evidenziato i contrasti interni su vari fronti, dalla riforma del Consiglio di Sicurezza Onu – ostacolata dalla Cina – alla questione climatica, dove le priorità di Brasile e Sudafrica cozzano con le economie fortemente dipendenti dagli idrocarburi di Russia, Arabia Saudita ed Emirati. Anche la proposta di una valuta comune per sfidare il dollaro è in stallo, con la netta opposizione dell’India.