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Pressing di FdI su Giuseppe Sala: “Chiarisca e si dimetta”

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Pressing di FdI su Giuseppe Sala: «Chiarisca e si dimetta». Ma il sindaco sceglie la tattica Houdini: sparisce dalla scena

Il sindaco di Milano, indagato nell'ambito dell'inchiesta sull'edilizia, ha incontrato la giunta, ma non si presenterà in Consiglio: riferirà lunedì. Cancellato un impegno pubblico che c'era in agenda. FdI: «Lui e il Pd si assumano le proprie responsabilità politiche»

Politica - di Federica Parbuoni - 17 Luglio 2025 alle 14:16

Non riferirà oggi, nonostante la convocazione di giunta e consiglio, ma lunedì. Giuseppe Sala ha scelto una strategia dilatoria rispetto al terremoto giudiziario che ha travolto la sua giunta con la sua iscrizione nel registro degli indagati e la richiesta di arresto da parte della Procura per l’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica.

Giuseppe Sala prende tempo: riferirà in Consiglio lunedì

Che la linea fosse questa si era ampiamente capito dalle dichiarazioni di ieri sera, quando ancora prima che emergesse il fatto che lui stesso è indagato il sindaco ha detto di ritenere «necessario avere un quadro più completo dei rilievi che stanno emergendo in queste ore» e che «l’assessore Tancredi si sta confrontando con i suoi legali prima di assumere qualunque iniziativa».

La riunione di giunta e poi il metodo Houdini: sparire dalla scena

La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati (che secondo quanto sta emergendo risale a un mese fa, benché lui non ne fosse informato poiché interessato da nessuna attività che richiedesse una discovery) avrebbe potuto spingere Sala ad accelerare almeno i chiarimenti che in queste ore, come le dimissioni, gli vengono chiesti tanto da destra quanto da sinistra. Non è stato così. Il sindaco oggi ha incontrato la giunta a Palazzo Marino per la consueta riunione del giovedì, dunque convocata prima dell’esplosione del caso, ma nel pomeriggio non si presenterà in Consiglio, dove pure è stato richiesto a gran voce.

Era saltata già ieri – prima della notizia del suo coinvolgimento, ma nel corso di una giornata in cui il terremoto era ampiamente esploso – la partecipazione alla sottoscrizione del documento d’intesa per la gestione e lo sviluppo dei beni e delle aziende sequestrate e confiscate alle mafie in tribunale. Insomma, oggi, di fronte al consiglio e all’opinione pubblica Sala ha scelto un po’ la tattica Houdini: quella di sparire dalla scena.

FdI a Palazzo Marino: «È ora di dare risposte, in primis politiche»

«Il tempo del “faccio tutto io” è finito. È ora di dare risposte, in primis politiche. Giuridicamente, ognuno degli indagati, avrà tutto il tempo di spiegare la propria posizione. Ma la politica non aspetti tempo», ha detto il capogruppo di FdI a Palazzo Marino, Riccardo Truppo. «Dov’è la sinistra milanese sempre pronta a dare lezioni? Che ne sarà dello stadio? Dove troveranno la serenità di condurre Milano nei prossimi mesi innanzi a sfide importanti come le Olimpiadi? È chiaro che le dimissioni di questa giunta – ha proseguito – siano l’unica seria opzione sul tavolo. Il Pd non usi Giuseppe Sala come un vaso di coccio. Si assuma le proprie responsabilità politiche e batta un colpo».

Pd e Iv difendono il primo cittadino

Quella di assumersi qualche responsabilità, però, non appare come un’opzione contemplata dal Pd: i dem, insieme a Italia Viva, anzi, si sono lanciati in una difesa d’ufficio del sindaco. Per Lia Quartapelle, per esempio, Sala non è «nemmeno sospettabile di partecipazione a qualsiasi sistema corruttivo vero o presunto». Per la renziana Raffaella Paita «stiamo parlando di un sindaco onesto che ha sempre agito nell’interesse della comunità».

Fidanza: «Giuseppe Sala e i dem devono andare a casa, ma non per l’avviso di garanzia»

Ma il punto, come ribadito ancora una volta dal milanese capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, è tutto politico: «Giuseppe Sala e il Pd devono andare a casa. E non per un avviso di garanzia», ha scritto sui propri social Fidanza, sottolineando che «devono andare a casa perché con le loro politiche, anche urbanistiche, hanno reso Milano una città per pochi; perché il sindaco non ha più il governo della città, non ha più una maggioranza che lo sostenga veramente e, probabilmente, non ha nemmeno più voglia di svolgere un ruolo che ormai gli sta sempre più stretto».

La Russa: «La giunta ha dimostrato di non essere adeguata»

Sul caso, interpellato dai giornalisti a margine del congresso della Cisl, è intervenuto anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, anche lui cittadino milanese. «Io non chiedo mai le dimissioni quando inizia un provvedimento», ha detto, sottolineando però che «sicuramente la giunta Sala ha dimostrato di non essere adeguata a Milano» e ricordando di essere stato «il primo, per non dire l’unico, a dire che non si poteva parlare di “Salva Milano”, ma si doveva parlare di “Salva giunta Sala”». «Lo dico da sempre: credo che Milano abbia bisogno di una guida che non sia quella che adesso mette insieme Verdi, non Verdi, affaristi, non affaristi, politici perbene e politici con qualche ombra. Io mi auguro che quando si voterà questo sarà chiaro». «Non sono contento che ci sia bisogno della magistratura. Sarei stato più contento se autonomamente la politica avesse capito che quel percorso era sbagliato», ha concluso La Russa.

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di Federica Parbuoni - 17 Luglio 2025