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Torna alla carica

Musk piazza Grok al Pentagono: l’Ai patriottica che fa discutere per le sue gaffe, ma che incassa 200 milioni

Sul tavolo, già firmato, il contratto per l'ultimo modello del chatbot: sarà usato per applicazioni di sicurezza nazionale, sanità e ricerca, mentre infuriano le polemiche per i commenti antisemiti e pro Hitler dell'xAi

Esteri - di Alice Carrazza - 15 Luglio 2025 alle 17:47

Il Pentagono ha siglato un contratto dal valore di circa 200 milioni di dollari con l’Ai di Elon Musk per l’adozione del chatbot Grok nell’ambito della sicurezza nazionale. L’intesa, annunciata ufficialmente lunedì, rientra nell’iniziativa Grok for government e segna una svolta nell’impiego dell’intelligenza artificiale a sostegno delle strutture strategiche federali.

Il nuovo modello Ai di Musk nelle mani del Pentagono

Si tratta di una commessa destinata a fornire agli uffici governativi statunitensi l’accesso alla versione più recente del modello, Grok 4, insieme a strumenti personalizzati per applicazioni critiche in sanità, ricerca scientifica di base e difesa. È previsto anche il supporto tecnico per operazioni in ambienti classificati.

Secondo Doug Matty, responsabile dell’amministrazione in materia, «l’adozione dell’Ai sta trasformando la capacità del dipartimento di supportare i nostri combattenti e di mantenere un vantaggio strategico sui nostri avversari».

Non è contratto di esclusiva. Accordi analoghi, sempre con tetto massimo di 200 milioni, sono stati siglati anche con Google, Anthropic e OpenAi. Ma l’accordo con xAi, come la chiamano negli Usa, assume un peso politico e simbolico ben maggiore, giungendo nel pieno delle frizioni tra il patron di Tesla e il presidente Donald Trump.

Dall’abbraccio alla frattura, forse ora la riconciliazione

Non molti mesi fa infatti, Musk aveva investito quasi 300 milioni di dollari per sostenere la rielezione del tycoon e di altri candidati repubblicani. Era stato poi nominato a capo del Department of government efficiency (Doge), “creatura trumpiana” incaricata di ridurre la spesa pubblica e sfoltire l’apparato federale.

Poi qualcosa si è rotto. Musk ha lasciato l’incarico a maggio, criticando senza mezzi termini il Big Beautiful Bill, la manovra di spesa voluta da Trump, definita «troppo onerosa per gli americani». Da allora, le schermaglie non si sono più fermate. Mr. X ha accusato il dipartimento di Giustizia di aver insabbiato informazioni cruciali sul caso Epstein.

Trump, da parte sua, non ha tardato a rispondere. Ma l’apice dello scontro si è toccato all’annuncio da parte di Musk di un terzo partito, idea bollata da The Donald come «ridicola». A parer suo, Elon «era uscito dai binari

Il caso Grok e i contenuti antisemiti

La tensione tra politica e tecnologia si è ulteriormente accesa la scorsa settimana, quando Grok ha generato contenuti di chiaro stampo antisemita, inclusi commenti in cui veniva lodato Adolf Hitler.

Musk dal canto suo ha detto che il bot si era dimostrato «troppo compiacente» e «troppo desideroso di accontentare». Ha assicurato che il problema è in fase di risoluzione. L’azienda ha dichiarato di aver rimosso i contenuti, precisando che l’incidente non era riconducibile al modello linguistico di base.

Tecnologia e potere: un’alleanza intermittente

Nonostante le polemiche, xAi continua a rafforzare la sua presenza all’interno degli apparati governativi. L’accordo appena firmato con il Pentagono potrebbe estendere – seppur indirettamente – l’accesso dell’azienda a dati sensibili su larga scala. Già durante la guida del Doge, Musk era stato al centro di critiche per aver ottenuto un canale privilegiato ai dati federali.

La traiettoria della sua intelligenza artificiale, iniziata nel 2023 con la promessa di un chatbot «non filtrato», sembra oggi incrociare stabilmente i corridoi della politica. Grok nasceva come risposta alla «censura woke» di altre macchine. Ora diventa strumento di Stato.

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di Alice Carrazza - 15 Luglio 2025