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Morto il Br “irriducibile” Raffaele Fiore: era nel commando che rapì Moro, uccise il giornalista Casalegno

Il terrorista

Morto il Br “irriducibile” Raffaele Fiore: era nel commando che rapì Moro, uccise il giornalista Casalegno

Cronaca - di Marta Lima - 29 Luglio 2025 alle 20:20

È morto Raffaele Fiore, ex esponente delle Brigate rosse coinvolto nel sequestro di Aldo Moro. Aveva 71 anni. A dare notizia della scomparsa, avvenuta ieri, è l’avvocato Davide Steccanella, legale di un altro ex brigatista, Lauro Azzolini. Nato a Bari il 7 maggio 1954, Fiore era stato arrestato a Torino nel 1979 e condannato all’ergastolo nel processo ‘Moro Uno’. Dal 1997 era in libertà condizionale, lavorando in una cooperativa, misura confermata dieci anni dopo. Non si era mai pentito o dissociato.

La storia di sangue del Br Raffaele Fiore, dalla strage di via Fani al delitto Casalegno

Fiore aveva diretto la colonna torinese delle Br e partecipato all’agguato di via Fani, il 16 marzo 1978, durante il quale vennero uccisi i cinque uomini della scorta del presidente della Dc Aldo Moro. Secondo le ricostruzioni, era uno dei quattro brigatisti travestiti da avieri che aprirono il fuoco. Il suo mitra si inceppò, impedendogli di colpire l’auto su cui viaggiava Moro e la sua scorta. Fiore era uno dei cinque brigatisti armati che usarono un mitra (probabilmente un MAB), colpendo gli uomini della scorta in modo letale e preciso. I brigatisti usarono tecniche di tiro paramilitari apprese anche grazie all’addestramento in Cecoslovacchia o Yemen, che permise loro di agire in modo “chirurgico”, uccidendo solo i membri della scorta senza colpire Moro. Raffaele Fiore venne arrestato nel 1981 a Milano insieme a Barbara Balzerani, con cui aveva una relazione. Entrambi vennero trovati in un appartamento “borghese”, con documenti falsi e una vita apparentemente normale, segno della doppia esistenza condotta dai brigatisti.

A differenza di altri ex BR, Fiore non ha mai preso le distanze pubblicamente dalla lotta armata né ha mai collaborato con la giustizia. Questo lo ha reso una figura meno esposta mediaticamente, ma considerata “irriducibile” nell’ambiente. Fiore è ritenuto responsabile diretto anche dell’omicidio del giornalista Carlo Casalegno, vicedirettore de La Stampa, colpito a Torino nel 1977. Partecipò inoltre al delitto dell’avvocato Fulvio Croce e all’agguato in cui morirono due giovani agenti di polizia penitenziaria, Lanza e Porceddu, davanti al carcere di Torino nel 1978.

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di Marta Lima - 29 Luglio 2025