
«Il coraggio di rischiare»
“Missione Mozambico 2025”: il documentario sulle orme di Almerigo, apprezzato anche dal cardinale Zuppi
Il lavoro di Davide Arcuri racconta il viaggio alla ricerca dell'albero secolare sotto cui riposano le spoglie di Grilz. E attraverso testimonianze di chi l'ha conosciuto e filmati del reporter restituisce anche la figura dell'uomo e del professionista: «Fa capire a tutti chi era»
Si intitola Missione Mozambico 2025 il documentario di Davide Arcuri che, presentato in anteprima nei giorni scorsi nella Sala Koch del Senato, racconta il viaggio di Fausto Biloslavo e Gian Micalessin nella terra in cui Almerigo Grilz, loro fraterno amico e collega nelle avventure giornalistiche sui fronti delle guerre dimenticate, ha trovato la morte il 19 maggio 1987.
“Missione Mozambico 2025”, sulle orme di Almerigo Grilz
Il documentario è stato progettato e realizzato grazie all’ostinazione dell’associazione “Amici di Almerigo”, che ha portato avanti la lodevole battaglia, culturale e umana, contro la damnatio memoriae del giornalista, il primo inviato di guerra italiano a morire sul campo dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Grilz, agli occhi dei suoi detrattori, era e resta “reo” ancora oggi di aver militato nelle file del Fdg e del Movimento Sociale Italiano: per questo non sarebbe meritevole né del ricordo né del rispetto.
Il viaggio di Fausto Biloslavo e Gian Micalessin
Missione Mozambico 2025 è, invece, un racconto profondamente umano, oltre che professionale, che documenta il viaggio di Fausto Biloslavo e Gian Micalessin nella nazione africana. Destinazione: l’albero sotto cui riposa Almerigo, per apporvi una targa commemorativa dedicata al reporter triestino, ucciso mentre filmava, con il suo consueto coraggio misto ad un po’ di incoscienza e sprezzo del pericolo, uno dei tanti scontri tra i ribelli della Renamo e i governativi del Frelimo che si sono susseguiti nella lunga guerra civile che ha insanguinato il Mozambico.
Il ricordo del cardinale Zuppi: «Un uomo coraggioso, che faceva conoscere quello che era nascosto»
Una guerra che, anche grazie al lavoro di mediazione svolto tra gli altri da Matteo Zuppi e dalla comunità di S. Egidio, si è conclusa con un accordo di pace firmato a Roma nel 1992. L’alto prelato, oggi cardinale e arcivescovo di Bologna, nel corso del lungo lavorio diplomatico è venuto a conoscenza della storia di Almerigo Grilz. E in occasione della presentazione di Missione Mozambico 2025, non potendo essere presente personalmente, ha inviato un videomessaggio in cui, oltre a ringraziare l’associazione “Amici di Almerigo” per il «ricordo tenace e affettuoso» di Grilz, ha sottolineato l’importanza della sua storia, che è quella di «un uomo coraggioso che faceva conoscere quello che era nascosto» attraverso i suoi reportage. Perché allora «non c’erano immagini. Dobbiamo a lui la conoscenza di quella realtà del Mozambico», ha detto ancora Zuppi, che ha concluso riconoscendo ad Almerigo «il coraggio di andare e rischiare la vita».
Grilz racconta Grilz: il reporter visto attraverso il suo lavoro
All’anteprima erano presenti tra gli altri, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il senatore Roberto Menia (FdI), il deputato Sara Kelany (FdI), il senatore Maurizio Gasparri (FI) e il co-fondatore de Il Fatto Quotidiano Peter Gomez, componente della giuria del Premio giornalistico “Almerigo Grilz”, anch’esso voluto dall’associazione “Amici di Almerigo” e guidato da una giuria di giornalisti di altissimo profilo e diversa provenienza politica.
Il documentario di Davide Arcuri è, come lo definisce l’associazione, un «racconto intenso di giornalismo di guerra e riconciliazione». Ripercorre, attraverso fotografie e filmati realizzati dallo stesso Grilz, la sua storia professionale, interrotta bruscamente e troppo presto nel maggio 1987. Ma non solo: molto bella è anche la parte “attuale”, quella dedicata al viaggio di Biloslavo e Micalessin, 37 anni dopo, fino all’albero secolare sotto cui è sepolto Almerigo.
Testimonianze e ricordi: chi era davvero Almerigo
In Missione Mozambico 2025 trovano spazio anche interviste a persone che nel 1987 avevano conosciuto il giornalista italiano: Almerigo era «uno come noi, nero tra i neri», hanno detto, restituendo una potente testimonianza di chi fosse e come intendesse il suo lavoro. Il filmato si conclude inoltre con una significativa e commovente cerimonia di pacificazione e memoria a cui, oltre a Fausto e Gian, hanno voluto partecipare, in divisa, anche due esponenti della Frelimo e della Renamo, che hanno combattuto sui fronti opposti nella guerra che Almerigo stava raccontando quando è rimasto ucciso.
«La memoria di Almerigo Grilz – ha detto dopo la proiezione Ignazio La Russa – vuole cogliere la sua capacità di essere giornalista di guerra in modo pieno e completo, cercando le notizie sul campo e vivendole in prima persona. Il tutto lavorando con oggettività ma senza rinunciare alla propria identità». È stato poi Fausto Biloslavo a sottolineare che «i mozambicani ci hanno insegnato che bisogna andare avanti, perché tutte le guerre prima o poi finiscono e quando accade bisogna mettere un punto lasciando spazio al ricordo dei Caduti, da una parte e dall’altra. Nel nostro caso di un testimone, Almerigo, che non ha combattuto ma che ha raccontato e documentato quel conflitto». Gian Micalessin, visibilmente commosso, ha parlato dell’importanza del documentario per «far capire a tutti chi era Almerigo», un «sognatore», al quale per trent’anni l’antifascismo militante ha voluto negare la dignità di professionista e, in fin dei conti, anche di uomo.
Sono poi seguite la testimonianza di Davide Arcuri, che ha raccontato come «di questa esperienza mi resta in particolare il modo di Almerigo di fare giornalismo, sul campo e in prima linea, a verificare e raccontare quello che vedeva»; l’intervento in video di Federico Mollicone, presidente della Commissione cultura della Camera, che ha parlato di Almerigo come di «un ostinato ricercatore della verità» e «patriota coraggioso»; le parole di Gennaro Coppola, tra i produttori del film Albatross, scritto e diretto da Giulio Base e co-prodotto da Rai Cinema. A concludere la serata Gianluca Farro, presidente dell’Associazione “Amici di Almerigo”: «Esiste un modo solo di fare le cose: quello che chiama in campo la passione e il coraggio. Come ha sempre fatto Almerigo».