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Francesca Simonelli

Università "Vanvitelli"

“Miracolo napoletano”, un uomo ritrova la vista grazie a un intervento di terapia genica al Tigem di Pozzuoli

Aveva un visus di un solo decimo e ha completamente recuperato la visione grazie a un protocollo innovativo finanziato dai fondi della Fondazione. L'intervento eseguito da Francesca Simonelli

Cronaca - di Renato Sandri - 30 Luglio 2025 alle 10:50

Un miracolo della scienza. E’ successo a Napoli, non a Gerico, dove i Vangeli raccontano che Gesù restituì la vista a un cieco. Un uomo di 38 anni, affetto da una forma di malattia rara, ha letteralmente ritrovato la vista grazie a una terapia genica innovativa che lascia molte speranze ad altre persone affette dallo stesso disturbo. Grazie a Francesca Simonelli, il medico che ha effettuato l’intervento, e a Telethon.

La sindrome di Usher

L’uomo, un giovane di 38 anni che si chiama Antonio, era affetto da una malattia alla retina, la Usher 1/B ed era completamente cieco. L’intervento, il primo eseguito al mondo, è stato effettuato alla clinica universitaria Luigi Vanvitelli. Ed è perfettamente riuscito.

L’emozione per la vista ritrovata

Comprensibile l’emozione di Antonio per una terapia che ha cambiato radicalmente la sua vita: “Ho accettato di essere il primo paziente non solo per me, ma per tutti quelli che vivono le mie stesse difficoltà. Prima della terapia genica tutto era confuso, indistinto. Ora riesco a uscire la sera da solo, riconosco i colleghi, le forme degli oggetti, leggo i sottotitoli in Tv anche da lontano, vedo le corsie del magazzino dove lavoro senza inciampare. Non è solo vedere meglio: è iniziare a vivere”, ha detto il paziente.

Il miracolo scientifico grazie al Tigem di Pozzuoli

Il Tigem di Pozzuoli, un’eccellenza finanzia da Telethon, è all’origine di questo grande successo della ricerca, ma il signore che ha ritrovato la vista è in buona compagnia: altre sette persone sono in cura nel centro napoletano. Il trentottenne aveva un solo decimo di visus e non riusciva a scorgere nulla, se non a distanza di pochi centimetri dagli occhi.

Francesca Simonelli, ordinaria di Oftalmologia, direttrice della Clinica oculistica e responsabile del Centro di terapie avanzate oculari dell’università Vanvitelli, ha illustrato la tecnica utilizzata: “Si svolge in anestesia generale e prevede l’iniezione, nello spazio al di sotto della retina, di due vettori virali distinti che trasportano ciascuno metà dell’informazione genetica necessaria per produrre la proteina che manca nei pazienti. Il recupero dall’intervento è rapido e l’effetto sull’acuità visiva è visibile già dopo pochi giorni: a due settimane di distanza, per esempio, il primo paziente trattato mostrava già un miglioramento della capacità visiva e a un mese era in grado di vedere meglio anche in condizioni di scarsa luminosità.”

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