
Miracolo italiano
Mille giorni a Palazzo Chigi: riscatto nazionale e centralità internazionale alla faccia delle Cassandre (video)
Numeri da record e una nuova visione che ha portato l'Italia a dettare l'agenda europea e non solo. La prima premier donna: da underdog senza padrini a leader indiscussa nel mondo
Mille giorni, suonano bene. Che poi significa quasi tre anni, senza una crisi, un rimpasto, uno scivolone vero, un incidente internazionale, al netto del racconto delle opposizioni ululanti su presunte spallate alle porte e maggioranza alla deriva. Il governo Meloni taglia il traguardo dei mille giorni a Palazzo Chigi in ottimo stato di salute, pur in una cornice internazionale difficilissima. Numeri da record. Prima della leader di FdI è riuscito solo a Silvio Berlusconi, Bettino Craxi e Matteo Renzi (che tra due settimane subirà il sorpasso della prima donna premier).
Mille giorni di governo Meloni: numeri da record
Una parabola fatta di numeri, provvedimenti, riforme e intuizioni felici, che contraddice i nefandi pronostici della vigilia e i timori di sinistre, insigni analisti e grande stampa. A pochi giorni dal voto, che il 25 settembre 2022 avrebbe decretato la vittoria del centrodestra con Giorgia Meloni prima donna premier donna della storia repubblicana, era un’escalation di timori per fantomatiche uscite dall’euro, rottura dell’Alleanza atlantica, irrilevanza internazionale, declino dell’economia, default, spread. Un disastro, peggio di un’invasione di cavallette da scongiurare come la peste. Per non parlare del corredo di levate di scudi contro il rischio di un nuovo Ventennio che avrebbe messo a dura prova la tenuta delle istituzioni democratiche.
Il cambio di passo, la nuova visione del Paese
Niente di tutto questo. Il governo ha tenuto la barra al centro dando subito il senso di un cambio di passo generale, di una visione si direbbe, improntata al riscatto italiano dentro e fuori dai confini. Un’impresa resa possibile anche grazie a un’opposizione debole, divisa, litigiosa e ideologica e senza un vero leader. Le prime misure economiche, come l’addio al Reddito di cittadinanza e il taglio del costo del lavoro sono state il biglietto da visita. Ma anche il capitolo immigrazione, partita durissima, affrontato con realismo, senza paura delle parole o di disturbare il manovratore (scafisti e ong compiacenti) fino alla stipula dell’accordo con l’Albania, un esperimento valutato dall’Europa come modello possibile.
La partita dell’immigrazione e il patto con l’Albania
Chiarissimo l’approccio fin dall’esordio, quando al tavolo dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Meloni ha invitato l’Onu a “non voltarsi dall’altra parte”, chiamandola alla “guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani”. E ha rivendicato il ruolo di un’Italia che “dà l’esempio”, con il Piano Mattei per l’Africa, un atteggiamento inedito, improntato alla cooperazione e non predatorio.
La riforma della giustizia e un milione di posti di lavoro
E ancora la riforma della giustizia, i passi da giganti nel terreno accidentato dell’occupazione con la creazione di un milione di nuovi posti di lavoro, fiore all’occhiello del governo. Per non dire della ripresa economica, in un contesto di crisi, con una crescita dello 0,7 per cento nel 2024, più 0,3 nel primo trimestre di quest’anno. Fugata anche l’ombra nera dello spread, che mandò a casa il Cavaliere. Quando Meloni ha varcato per il giuramento il portone di Palazzo Chigi lo spread oscillava attorno ai 230 punti base, ieri eravamo poco sopra i 90.
La primazia dell’Italia che detta l’agenda europea
E ancora il braccio forte sulla sicurezza (dal decreto anti-rave alle occupazioni abusive), la valorizzazione del made in Italy, la riforma fiscale col taglio del cuneo e delle aliquote e gli aiuti alle famiglie. Ma soprattutto la rinnovata primazia dell’Italia nel contesto europeo, una nazione che, da fanalino di coda, oggi detta l’agenda politica ed è capace di tenere saldo l’asse con l’altra sponda dell’Atlantico grazie al buon rapporto anche personale da Donald Trump, che non possono vantare Ursula von der Leyen né le istituzioni di Bruxelles.
Il sostegno all’Ucraina gli aiuti umanitari a Gaza
Il sostegno coerente all’Ucraina, la lucidità nella lettura della crisi mediorientale e l’appoggio umanitario a Gaza. La centralità nelle difficile partita dei dazi statunitensi con la commissione Ue che, con buona pace delle sinistre italiane che gridano al tradimento, sposa la linea italiana del no alla rappresaglia, nervi saldi e trattative serrate per difendere gli interessi comunitari.
Meloni: a me sembrano un po’ de più
Tanti traguardi raggiunti e tanti ancora da agguantare con lo sguardo del maratoneta, come si è definita più volte la stessa premier. Leader di un partito, FdI, che in poco più di 10 anni è passata dall’1,9 al 26% delle politiche sfiorando il 30% alle scorse europee. Underdog e senza padrini, Meloni non solo ha rotto il tetto di cristallo mandando in frantumi le certezze delle femministe in guerra perenne con il patriarcato, ma ha mandato in panchina l’esercito dei gufi della prima ora che gridavano alla fine del mondo.
“Oggi sono mille giorni del governo, io che sono una persona rigida sono portata a vedere più quello che non è stato fatto e quello che non va…”. Così Meloni, parlando dal palco del Congresso nazionale, che poi ci scherza su, “a me sembrano un po’ de più…”.