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Migranti, anche la premier danese sposa la linea pragmatica della Meloni e boccia i compagni pseudo-buonisti della sinistra Ue

Schiaffo alla sinistra europea

Migranti, buonisti addio. La premier danese sta con Meloni: “Chi commette crimini va espulso”

Colpo al cuore dei progressisti Ue: il primo ministro di Copenaghen sta con Meloni e rilancia un modello per l'Europa del futuro che non rinuncia alla solidarietà, ma difende pragmaticamente sicurezza, valori e identità. E spazza via propaganda e campagne d'accoglienza coatta, sposando l'impostazione del governo di Roma

Europa - di Ginevra Sorrentino - 5 Luglio 2025 alle 13:36

Migranti, gestione (e risoluzione programmatica) Ue: una questione pragmatica prima ancora che ideologia. E infatti, mentre Costa saluta la presidenza danese – con la Danimarca che assume la presidenza del Consiglio in un momento di sfide pressanti e opportunità per la nostra Unione – ribadisce come le nostre priorità siano chiare: «Investire nella difesa per proteggere i nostri cittadini, sostenere i nostri valori e difendere il nostro futuro. Rendere l’Europa più competitiva. Promuovere l’innovazione e garantire prosperità per i nostri cittadini, senza lasciare indietro nessuno». Lo scrive in un post su X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, evidenziando di «non veder l’ora» di lavorare con la premier danese Mette Frederiksen. E il primo ministro di Copenaghen non perde tempo in inutili perifrasi diplomatiche, e replica nei fatti.

Migranti, anche la Danimarca  adotta la linea italiana

Tanto che non sarebbe azzardato dire che  un terremoto politico scuote le fondamenta della sinistra europea, e il suo epicentro si trova in Danimarca. Mette Frederiksen, Primo ministro e leader socialdemocratica, nelle scorse ore ha sferrato un colpo durissimo alle narrazioni consolidate in materia migratoria, sposando in toto la linea pragmatica promossa dal governo italiano di Giorgia Meloni. Di più: la sua dichiarazione risuona come un monito per chi, per troppo tempo, ha preferito il buonismo ideologico alla concretezza di sicurezza e coesione sociale. E tuona: «Chi commette crimini va espulso».

Parole chiare, inequivocabili, pronunciate con la determinazione di chi ha già dimostrato, nel proprio Paese, la validità di una politica migratoria rigorosa. Come riportato da Libero, non a caso, Frederiksen non si è limitata a un’affermazione di principio. Ma ha annunciato l’intenzione di portare questa “ricetta” a livello europeo, sfruttando la presidenza di turno dell’Ue che, fino a dicembre, sarà guidata proprio dalla Danimarca.

La sferzata ai compagni di partito e la visione sulla sicurezza

Il premier danese non ha lesinato critiche nemmeno ai suoi stessi “compagni” degli altri partiti, sottolineando come la battaglia contro l’immigrazione clandestina sia una questione “di sinistra”. E sottolineando che a sbagliare siano stati proprio i partiti socialdemocratici. Un’autocritica interna, lucida e coraggiosa, che smaschera l’ipocrisia di chi ha avocato a sé il tema, fallendo però miseramente nella gestione. Ma anche rabberciando motivazioni pseudo-buoniste e fallimentari.

La visione di Frederiksen è netta: la lotta all’immigrazione è una questione di “sicurezza”. Una prospettiva che si allinea perfettamente con quella del governo italiano, che da tempo sostiene la necessità di distinguere tra chi ha diritto alla protezione e chi, invece, abusa delle regole o commette reati.

Il modello Italia-Danimarca: rimpatri e centri d’accoglienza in Paesi terzi

Le modifiche e gli emendamenti al Patto Migrazione e Asilo, voluti da Ursula von der Leyen e di cui Frederiksen si fa portavoce, sono destinati a cambiare radicalmente le politiche migratorie europee. Si parla dell’introduzione di centri per i rimpatri in Paesi terzi per i migranti che non hanno diritto all’asilo. E persino della revisione del concetto di “Paese terzo sicuro” per consentire il trasferimento anche di chi avrebbe effettivamente diritto all’asilo. Una mossa che ricorda molto i modelli già sperimentati, o in fase di attuazione, dall’Italia, sulle orme del «modello Ruanda e di quello Albania, promosso da Giorgia Meloni», come acutamente osservato da La Stampa.

Presente a questo storico annuncio, durante la cena organizzata nel palazzo comunale di Aarhus, c’era un parterre d’eccezione: Re Frederik, la Regina consorte Mary, Ursula von der Leyen, Antonio Costa, Volodymyr Zelensky, e persino Morten Skov Christiansen, leader del primo sindacato dei lavoratori danesi. Un segnale chiaro che la questione migratoria non è più un tabù. E che il pragmatismo sta finalmente prendendo il sopravvento su ideologie sorpassate se non in affanno nel quotidiano…

Migranti, un futuro per l’Europa con confini su sicurezza e valori

Ma, va detto, la posizione di Mette Frederiksen non è solo un rimbrotto alla sinistra europea. Bensì un invito a ripensare le priorità (e a riformulare la scala delle emergenze politiche, sociali, diplomatiche). «Abbiamo costruito alcune delle migliori società di sempre, ma non possiamo accettare tutti quelli che vogliono entrare in Europa», ha dichiarato senza mezzi termini la premier di Copenaghen. Un messaggio forte e chiaro: l’accoglienza ha dei limiti, dettati dalla capacità di integrazione e dalla necessità di preservare i valori e lo stile di vita europei.

Migranti, il progetto di un’Europa che non rinuncia alla solidarietà, ma che vuole fissare dei paletti imprescindibili

La Danimarca, con la sua presidenza Ue, si propone dunque come apripista per una nuova fase delle politiche migratorie europee, dove ordine, sicurezza e rispetto delle regole saranno le parole d’ordine. Un’Europa che non rinuncia alla solidarietà. Ma che al contempo sa difendere i propri confini e la propria identità. Un futuro in cui l’immigrazione non sia più un tema di scontro ideologico, ma una questione gestita con responsabilità e lungimiranza.

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di Ginevra Sorrentino - 5 Luglio 2025