
Svarioni da riso amaro
Maturità, strafalcioni da Oscar, letteralmente: Marie Curie star di Hollywood, Moro rapito dai boss e Hitler da Nobel. Ci sarebbe da ridere ma…
D’Annunzio "estetista" e il Vittoriale una Spa di lusso, Moro sequestrato da Cosa Nostra e e altre assurdità e amenità varie di questo tenore. Non solo, le castronerie non risparmiano nemmeno qualche prof: tutto da sbellicarsi, se non fosse per lo spaccato impietoso che si rivela dietro la cornice esilarante
La Maturità: quel rito di passaggio che, ogni anno, ci regala perle di “sapienza” rivisitata inaspettate, o forse è meglio dire, perle di un’ignoranza così abissale da far impallidire i libri di storia più fantasiosi (e finanche faziosi). E il 2025 non ha deluso, anzi, ha superato ogni aspettativa, consegnandoci un compendio di strafalcioni che meritano, se non uno dei diversi Oscar improvvidamente attribuiti in quest’annata dell’esame di Stato, almeno un posto d’onore nel pantheon delle assurdità che ogni anno aumentano di un capitolo l’antologia degli strafalcioni firmati dai maturandi di turno.
Così, dalla storia alla letteratura, passando per l’arte e le scienze, grazie ai fuori onda raccolti, come di consueto, dal portale Skuola.net, e alle “soffiate” ricevute dagli studenti che hanno assistito agli orali di Maturità in corso in questi giorni, si rimpingua l’elenco degli scivoloni, sempre più lungo e ricco di momenti da consegnare di diritto agli annali. Con perle come il premio Oscar assegnato a Marie Curie, il Nobel per la Pace a Hitler o, ancora, scambi frequenti di attribuzione tra opere, autori e nazionalità.
Skuola.net, Moro rapito da Cosa Nostra e altre assurdità: tutti gli strafalcioni della Maturità
Partiamo forte allora, con un classico che non tramonta mai: Aldo Moro rapito da Cosa Nostra. E qui, tra il dramma della Storia e l’epica del crimine organizzato, i nostri giovani geni decidono di riscrivere le pagine più dolorose della Repubblica. Un po’ come se le Brigate Rosse fossero un’appendice palermitana, o magari come se Corleone avesse avuto una sezione distaccata in Via Fani. Ma cosa volete che sia la verità storica di fronte a una narrazione più… avvincente che dispensa depandance del crimine (di matrice terroristica o di estrazione mafiosa che dir si voglia?).
Maturità, strafalcioni, sviste e rivisitazioni ardite: Marie Curie premio Oscar
Poi c’è il capitolo “Premi e Riconoscimenti”. E qui il delirio raggiunge vette inesplorate. Marie Curie, premio Oscar. Chissà per quale film, verrebbe da chiedere. Forse una biografia in stile hollywoodiano sulle scoperte del radio e del polonio, con effetti speciali pirotecnici? Oppure un’interpretazione magistrale del ruolo di scienziata che, in un blockbuster “vecchia maniera” cambia il mondo? L’unica cosa certa è che la povera Marie, che lavorò alacremente tra provette e radiazioni, si sarebbe fatta una grassa risata.
E Hitler da Nobel (per la pace magari)…
Ma non è ancora tutto: perché l’apice lo raggiunge un altro gigante della storia: Adolf Hitler, additato niente poco di meno che uomo da Nobel. A questo punto, ci chiediamo, per cosa? Per la Pace? Per la Letteratura? C’è da sperare che questo bizzarro errore di attribuzione sia frutto di una disperata intuizione dell’ultimo minuto, e non di una rilettura troppo… personale degli eventi.
D’Annunzio “estetista” e il Vittoriale una Spa di lusso?
E per finire in bellezza, il nostro amato Vate. Dopo anni di onorata carriera tra poesie, amori e imprese eroiche, Gabriele D’Annunzio si reinventa. Non più “Comandante”, non più “Imaginifico”, ma (ancora!) “estetista”. Un titolo che, certo, non stride con la sua innata propensione al bello, ma che lo proietta in una dimensione decisamente più prosaica. Provate a immaginarlo allora tra creme e smalti, invece che con il mantello e l’alloro. Con il Vittoriale che diventa una Spa di lusso… Peccato che l’ardito volo su Vienna si trasformi in una banale seduta di manicure.
D’altronde, quando ci si confronta con una figura celebre per il suo culto estremo della bellezza a tutto tondo, non c’è da stupirsi se si possa rischiare di confondere la cura dell’anima con quella del corpo. Fatto sta che, con sommo disappunto, anche per la Maturità 2025, Gabriele D’Annunzio non verrà ricordato come l’autore protagonista delle tracce di prima prova, ancora una volta le attese della vigilia sono state deluse, ma come il simbolo degli “strafalcioni” da esame. Ormai, infatti, questo orrore è diventato un classico di ogni tornata di colloqui orali.
Il martirio inflitto a Pablo Picasso
Ma non l’unico. Perché quello del malcapitato diplomando o diplomanda, in questi casi la riservatezza è doverosa, che ha ridotto il “vate” a esperto in trattamenti estetici è solo il primo di una lunga serie di svarioni andati in scena quest’anno. Errori che spaziano anche nella storia dell’arte visto che continua a subire maltrattamenti ogni anno. La vittima principale degli studenti è sempre lui, il bistrattato Pablo Picasso, celebre esponente del Cubismo. Prima con una storpiatura del nome, erroneamente trasformato in “Paolo”, poi descrivendo la sua opera più importante, “Guernica”, come un quadro “dipinto di rosso” mentre, come noto un po’ a tutti, è in bianco e nero, per una precisa scelta dell’artista.
Maturità, gli strafalcioni non risparmiano nessuno: neanche i prof
Ma il bello degli strafalcioni è che non risparmiano nessuno, nemmeno i membri della Commissione. Gli errori, infatti, a volte provengono da chi dovrebbe segnalarli. Un esempio lampante arriva da una commissaria di arte che, parlando del Futurismo, ha affermato con sicurezza che questo movimento è nato nel 1919, anziché nel 1909. A peggiorare la situazione, il docente di storia che ha corretto la collega, dando vita a una discussione in sede di colloquio orale. Sarà stato il caldo. E una studentessa ha, infatti, raccontato di come il commissario esterno di scienze abbia trasformato il suo esame in un vero e proprio “orale di famiglia”. Visto che, durante una discussione sul Dna, la mamma e la sorella gemella della ragazza sono state chiamate in scena, con il professore che ha chiesto alla signora se i gemelli avessero lo stesso patrimonio genetico.
I primi posti della classifica, però, vanno a un’altra coppia di professori. Da un lato, un commissario di inglese che, parlando di Charles Dickens, ha continuato per tutto il suo intervento a citare il romanzo “The picture of Dorian Gray“, che però è di Oscar Wilde. Dall’altro, un docente di Latino, che durante l’interrogazione si è fissato su una serie di domande su una delle sue materie: il Latino. Peccato che nel programma di quella classe non ci fosse traccia di quella disciplina, lui era lì per altro.
Maturità, strafalcioni, assurdità e amenità varie: tutto da ridere, ma amaramente…
E nel loro insieme performances che ci regalano uno spaccato impietoso, ma a suo modo esilarante, della cultura diffusa tra i nostri studenti. Un Bignami immaginario che, invece di ripassare la storia, la reinventa con la spavalderia di chi non ha paura di nulla, nemmeno del ridicolo. E allora, un monito, forse più per noi adulti che per loro: attenzione a non considerare questi strafalcioni solo come divertenti aneddoti. Dietro la risata, c’è un’Italia che forse sta dimenticando chi è, da dove viene e, soprattutto, chi è stato. E questo, amici lettori, non è affatto divertente.