CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Matteo Ricci, Cetto La Qualunque

Marche in campagna elettorale

Matteo Ricci nella peggiore imitazione di Cetto La Qualunque: ormai spara a raffica promesse elettorali

Politica - di Andrea Verde - 5 Luglio 2025 alle 12:52

Prima una campagna di fango squadrista contro di me, piena di notizie false amplificate dai loro giornali e megafoni. Poi, visto che non funzionava, ecco riciclato l’endorsement di Roberto Mancini”. Matteo Ricci é un fiume in piena, si mostra nervoso e riceve, nelle ultime ore, due pesanti colpi da KO.

Prima la stroncatura di Calenda che ha deciso di non appoggiarne la corsa a governatore; “Ricci ha detto NO al termovalorizzatore per non dispiacere a verdi e cinque stelle, ma l’Italia ha bisogno di undici termovalorizzatori ed é passato in pochi anni dal renzismo alla sinistra. Onestamente non é affidabile”.

Poi il colpo del KO definitivo inferto dall’ex CT Roberto Mancini; “Acquaroli ha governato non bene, ma benissimo, spero sia rieletto”. Davvero troppo per l’ex sindaco di Pesaro che ha reagito in maniera scomposta rinfacciando a Mancini il cachet percepito come testimonial delle Marche ed ha accusato Calenda di tradimento. La replica di Calenda non si è fatta attendere; “a Ricci manca lo spessore politico e la tempra morale per tenere la barra dritta su valori e politiche necessarie alle Marche. Il rischio è di eleggere una banderuola sempre all’inseguimento di AVS e dei Cinquestelle”.

Questi due episodi si sommano al duro j’accuse di Giorgio Tornati, ex sindaco di Pesaro dal 1978 al 1987 ed ex senatore eletto nelle file del partito comunista, che in una “lettera aperta” a Matteo Ricci, pubblicata sul proprio blog, non ha usato mezze parole: “se non sai dove vai – scrive- almeno sappi da dove vieni”. Questa esposizione mediatica sta facendo venire a galla tutti i limiti di Ricci che molti considerano un puro prodotto di marketing, costruito negli studi televisivi e capace di cambiare opinione secondo gli interlocutori.

Da Cetto a Matteo: una raffica di promesse elettorali

L’azione politica di Ricci si basa su una comunicazione martellante con promesse che lo fanno sembrare un novello Cetto la Qualunque: un contributo di 30mila euro per chi decide di andare ad abitare nelle aree interne, asili nido gratuiti, trasporti scolastici gratuiti per i ragazzi che devono fare ore di pullman per andare a scuola tutti i giorni (dopo quanti minuti di trasporto scatterebbe questo bonus?), senza dimenticare un incentivo economico ai medici di base per stare nelle aree interne e, dulcis in fundo, la promessa di piantare un milione e mezzo di alberi perché “abbiamo bisogno dell’ombra, un elemento fondamentale per contrastare il cambiamento climatico”. E siamo solo agli inizi della campagna elettorale!

Nonostante l’immagine da famiglia del “Mulino Bianco” che cerca di trasmettere con i suoi video a base di strette di mano, annunci, sorrisi, biciclettate nei borghi, il clima all’interno del Pd è tutt’altro che idilliaco. Le cronache locali hanno messo in risalto la lite furiosa con la segretaria regionale Chantal Bomprezzi sul terzo mandato, poi la sconfessione pubblica dell’ex sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli; “No al molo Clementino per le grandi navi”. Non parliamo poi della situazione di Pesaro dove appare sempre più evidente la rottura tra il nuovo sindaco Biancani e il suo predecessore.

Uno psicodramma ben descritto dal direttore della redazione di Pesaro del “Resto del Carlino”, Roberto Fiaccarini. Nel suo editoriale dell’otto giugno scorso, Fiaccarini, fece notare come le parole di Biancani suonino spesso come una presa di distanza dalle giunte precedenti e che un malessere esiste. Fiaccarini scrisse che “c’é chi é stato testimone di una lite ben oltre i livelli di guardia con il vicesindaco Daniele Vimini (fedelissimo di Ricci), i cui rapporti con Biancani sarebbero tutt’altro che idilliaci. Di più; Biancani avrebbe anche minacciato di non versare più al Pd la quota imposta ad ogni amministratore”.

Matteo Ricci, una gaffe tira l’altra

Matteo Ricci vuole esportare il suo modello nelle Marche nascondendo la polvere sotto il tappeto e inanellando una gaffe dietro l’altra come l’incauto sostegno alla panettiera di Ascoli Piceno o, peggio, le offese ai giornalisti della trasmissione “Far West” da lui accusati di lavorare per Fratelli d’Italia. Ricci appare come un leader debole che teme il confronto: nel dicembre 2024, Mario Baldassarri, presidente dell’ISTAO, organizzò un importante incontro sulla Macroregione: si presentarono tutti, Acquaroli, Baldelli, Ciccioli, unico assente Matteo Ricci.

Il nostro é pure suscettibile: di recente si è recato all’assemblea degli artigiani a Pesaro. Offesosi per non aver trovato posto in prima fila, essendo arrivato in ritardo, e “obbligato” a sedere in seconda fila, non ha resistito e se n’è andato. Ricci fatica a reggere il confronto con Acquaroli e si mostra sempre più nervoso. Il centrodestra, da par suo, replica rivendicando le cose fatte e proponendo un progetto sostenibile per le Marche a partire dall’Alta Velocità adriatica che prevede il potenziamento della linea costiera e rappresenta un’occasione storica per dare respiro alle imprese, al turismo, alla mobilità quotidiana e affossa definitivamente il progetto del by pass ferroviario tra Pesaro e Fano caldeggiato da Ricci.

Un progetto, come ricorda Fratelli d’Italia Pesaro, dal costo di 1.8 miliardi di euro, che prevedendo stazioni sopraelevate di 12 metri sopra quartieri residenziali, avrebbe spaccato in due la città creando un enorme danno acustico e ambientale a tutto il territorio e causando la svalutazione degli immobili. Per il deputato di FdI, Antonio Baldelli, “le dichiarazioni isteriche di Ricci rivelano l’ansia e il panico di chi vede evaporare, prima ancora di nascere, il sogno velleitario di una coalizione anti-Meloni, anti-Acquaroli e anti-Marche”

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Andrea Verde - 5 Luglio 2025