CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Mamma mia Giorgia Meloni mania

L'anatomia del potere

“Mamma mia Giorgia!”. La stampa francese celebra Meloni: “Regina d’Europa e icona della nuova destra”

Dai successi in Patria alla postura internazionale, la leader di Fratelli d’Italia si prende i riflettori. E l'applauso di Valeurs actuelles: «Affidabile e sicura di sé senza essere arrogante, energica ma sempre accessibile ed empatica»

Europa - di Alice Carrazza - 29 Luglio 2025 alle 15:43

È diventata una vera e propria ossessione. La premier è la nuova icona della politica europea agli occhi dei francesi, e la stampa d’Oltralpe continua a esaltarla. Nel nuovo numero di Valeurs actuelles, settimanale conservatore, il verdetto è inequivocabile: Giorgia Meloni è ormai la regina d’Europa. Il titolo campeggia in giallo sulla copertina: «Mamma mia Giorgia!», con punto esclamativo d’obbligo. Ironia? No. Ammirazione, semmai. Dietro c’è un lungo reportage firmato da Mériadec Raffray, corrispondente romano che osserva il presidente del Consiglio da vicino. E racconta ai suoi lettori non solo un volto, ma una postura, una strategia, una tenuta. «Affidabile e sicura di sé senza essere arrogante, energica ma sempre accessibile ed empatica».

La “reine” Meloni: “L’arbitro del gioco brussellese”

Il cuore del pezzo non è tanto la cronaca di un evento, quanto l’anatomia di un potere. Di una donna che ha trasformato l’Italia in un laboratorio politico, e se stessa in «arbitro del gioco brussellese», confidente di Donald Trump, protagonista nelle cancellerie, forte delle vittorie in casa propria. «Immigrazione, debito, disoccupazione e totem della sinistra»: è lì che Meloni ha messo mano, ed è da lì che trae la forza per parlare da pari a pari con Berlino, Parigi e Washington.

Il potere e la scena

Valeurs non risparmia nulla al lettore: ci sono i dettagli dell’abbigliamento – camicetta color crema, pantaloni neri, tacco a spillo – e l’ambientazione romana, Palazzo Brancaccio, «una delle ultime follie architettoniche della Capitale». Un pomeriggio d’estate, un pubblico scelto tra politica, imprenditoria e istituzioni. E poi lei, «la voce roca», la disinvoltura di chi sa alternare ironia e indignazione, la capacità di «elettrizzare la platea». È il ritratto di una leader che ha superato la prova più difficile: esercitare il comando senza bisogno di gridare.

Mille giorni, un mandato che resiste

È al comando da più di mille giorni, e dunque si colloca tra i cinque governi più longevi della Repubblica. Il 22 ottobre 2022, la sua coalizione ha raccolto il 44%, chiudendo l’era dell’instabilità centrista. Fratelli d’Italia, partito nato nel 2012 tra l’indifferenza generale, è passato dal 2% al 26%. Ora veleggia oltre il 30%.

Meloni lo scandisce con fermezza: «Intendo portare a termine il mio mandato con lo stesso governo, la stessa coalizione, solida e coesa… Piaccia o no ai pettegolezzi della stampa». E Valeurs sottolinea la statura politica conquistata con metodo: una «sintesi di tutte le anime della destra», dal leghismo autonomista di Matteo Salvini all’atlantismo rassicurante di Antonio Tajani.

La legge sulla sicurezza rivendicata

Nessuna esitazione quando si tratta di difendere l’operato del proprio esecutivo. Il nuovo Decreto sicurezza, che rafforza le tutele per le forze dell’ordine e limita la discrezionalità giudiziaria, è salutato come una svolta. «Ci accusano di attentare alle libertà? Ebbene sì, lo rivendico: se si tratta della libertà dei ladri di derubare i nostri concittadini nella metropolitana!», dice la premier davanti a un pubblico che ascolta e approva. Anche i bodyguard, racconta Raffray, per un momento smettono di sorvegliare per guardarla.

I numeri che contano: sbarchi giù, disoccupazione ai minimi

L’opinione pubblica segue. Il sondaggista Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, lo spiega senza giri di parole: «Nell’autunno del 2022 si preoccupavano della disoccupazione, ora si lamentano del livello dei loro redditi». I numeri parlano chiaro: -60% di sbarchi, +1 milione di occupati, disoccupazione al 6,5%, il livello più basso dal 2008. La sinistra critica, ma l’aria è cambiata. I cartelli «pago in nero» scompaiono dalle vetrine di Roma, merito del governo che non è sceso a patti sul salario minimo.

Reddito, superbonus, conti pubblici: la fine dei tabù

L’assistenzialismo è stato archiviato. Il reddito di cittadinanza ha lasciato il posto all’assegno di inclusione. Il superbonus, devastante per le casse dello Stato (170 miliardi bruciati tra il 2021 e il 2023), è stato ridimensionato. E nonostante la crescita zero, il deficit è sceso all’8% nel 2022 al 3,4% nel 2024. Un primato. La Borsa di Milano attira nuovi capitali, i rendimenti dei titoli italiani si avvicinano a quelli francesi. Avanzo primario, sgravi fiscali, incentivi alla natalità: «il reddito di una coppia monoreddito supera oggi del 15% quello di un single». Non è più solo propaganda.

“Abbiamo vinto la battaglia mediatica”

Francesco Filini, deputato di FdI, è convinto: «Abbiamo vinto la battaglia mediatica». È uno dei «30», il nucleo romano che con Meloni ha condiviso la militanza fin dai tempi del liceo. «Non abbiamo mai ceduto al compromesso con la sinistra», spiega. «Abbiamo scolpito un’identità politica netta, radicata nell’immaginario storico della destra».

La linea è chiara: niente sbandamenti populisti, ma coerenza, pragmatismo e capacità di parlare al Paese.

Né supereroe né fascista: solo una conservatrice

Il politologo Lorenzo Castellani invita alla misura: «Lo dico per i francesi: la destra la considera un supereroe, la sinistra una fascista. In realtà è semplicemente una conservatrice con la ‘c’ minuscola». Insomma, un’agenda allineata alle esigenze di famiglie, imprese, contribuenti. I fondi europei – 194 miliardi – non sono stati spesi per battaglie ideologiche, ma per mettere ordine nei conti e sostenere il lavoro.

Un’Italia non più di serie B

L’asse con Ursula von der Leyen è la prova della maturità raggiunta. È collaborazione strategica. A Bruxelles, i voti di Fratelli d’Italia sono decisivi per la sopravvivenza del centro. In cambio, Roma ottiene sostegno sulla linea dura contro l’immigrazione. Gli altri Paesi osservano, imitano, approvano. Persino Macron è venuto a Roma a inizio giugno per rilanciare i rapporti. E Meloni infatti commenta col sorriso: «Isolata, io? In questo momento vedo più spesso Emmanuel Macron che mia figlia».

Meloni e la nuova postura italiana

Sul piano internazionale, il presidente del Consiglio tiene il punto. Alleata degli Stati Uniti, capace di dialogare con Joe Biden ma in sintonia naturale con Donald Trump. È stata tra le prime a visitare Washington dopo la vittoria repubblicana. Sull’Ucraina guida una destra che resta atlantista, ma si oppone all’invio di truppe di terra. Su Israele, mantiene la posizione, distinguendosi da Netanyahu ma rifiutando ambiguità.

La sinistra non sa che farsene. Le accuse di fascismo non attecchiscono. Le caricature non reggono. La gente guarda ai risultati. E all’estero, come dimostra la manie-Meloni francese, osservano con crescente curiosità questa donna che, da Roma, ha riscritto le regole del gioco europeo.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Alice Carrazza - 29 Luglio 2025