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Meta ha annunciato che da ottobre non sarà più consentita la pubblicità politica su Facebook e Instagram

L'annuncio

La scure di Meta sulla pubblicità politica in Europa: «Stop da ottobre, le norme di Bruxelles sono troppo complicate»

La società ha precisato che la decisione riguarda solo il mercato europeo. Quello di oggi l'ultimo caso nell'ambito di un rapporto complicato tra l'Ue e il gruppo di Zuckerberg, dalla profilazione alla gestione dei dati personali

Politica - di Agnese Russo - 25 Luglio 2025 alle 16:48

Rischia di provocare una rivoluzione o, meglio, una controrivoluzione nella comunicazione politica l’annuncio fatto oggi da Meta: in Europa «non sarà più consentita la pubblicità politica» sulle sue piattaforme, Facebook e Instagram. La decisione è stata motivata con «l’inapplicabilità» delle norme di Bruxelles.

Meta in Europa vieta la pubblicità politica su Facebook e Instagram

«Si tratta di una decisione difficile», si legge nella comunicazione del gruppo di Mark Zuckerberg, che spiega che «non consentirà più la pubblicità politica, elettorale e su temi sociali sulle sue piattaforme nell’Unione europea, a causa dei requisiti inapplicabili» di un regolamento europeo sulla trasparenza nella pubblicità politica.

Dito puntato contro le «norme inapplicabili» di Bruxelles

Meta, da tempo critica nei confronti della legislazione europea, sottolinea le «significative sfide operative» e le «incertezze giuridiche» delle norme sulla pubblicità politica. Adottato nel 2024 e pienamente in vigore nell’ottobre 2025, questo regolamento europeo mira a garantire una maggiore trasparenza nella pubblicità e a tutelare dalle interferenze straniere nel periodo pre-elettorale. Le piattaforme Facebook e Instagram contano rispettivamente circa 261 milioni e 272 milioni di utenti attivi mensili nell’Unione europea.

Il nodo della profilazione

La normativa impone alle piattaforme di identificare chiaramente la pubblicità politica e di indicare chi la finanzia. La profilazione basata su dati personali relativi all’origine etnica, alla religione o all’orientamento sessuale è vietata, così come l’utilizzo di dati relativi a minori. L’Unione europea ha adottato misure in particolare in seguito allo scandalo Cambridge Analytica del 2018.

La società di consulenza britannica aveva accumulato, senza autorizzazione o senza che gli interessati ne fossero consapevoli, i dati personali di decine di milioni di utenti di Facebook, che sono stati poi utilizzati per la pubblicità politica mirata durante la campagna elettorale statunitense del 2016 e prima del referendum sulla Brexit.

Una decisione che riguarda solo il mercato europeo

Nel comunicato stampa, Meta sottolinea di non essere la prima azienda ad annunciare l’abbandono della pubblicità politica nell’Ue, come ha fatto Google alla fine del 2024. «La nostra decisione riguarda solo l’Unione europea», ha affermato l’azienda americana, aggiungendo che «continuiamo a credere che la pubblicità politica online sia un elemento essenziale della politica moderna».

Le dispute tra Zuckerberg e l’Ue

L’Ue ha adottato un arsenale legale rafforzato per regolamentare le grandi aziende tecnologiche, cosa che Meta critica apertamente. Il colosso americano dei social media ha annunciato all’inizio di luglio di voler impugnare una multa di 200 milioni di euro comminatale dalla Commissione Europea nello scorso aprile per violazione delle norme che disciplinano il trattamento dei dati personali.

Facebook e Instagram sono inoltre oggetto di diverse indagini in base allo European Digital Services Act (Dsa). Nel tentativo di allearsi con Donald Trump, Mark Zuckerberg ha accusato l’Ue di censura nel gennaio scorso e ha paragonato le multe europee ai dazi doganali.

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di Agnese Russo - 25 Luglio 2025