
Cinema e politica
La favola raccontata da Landini ai ragazzini del festival di Giffoni: “Non ho perso il referendum, anzi…”
Il referendum abrogativo indetto dalla CGIL nel 2025, composto da cinque quesiti su lavoro e cittadinanza, si tenne l’8 e il 9 giugno 2025. Fu una clamorosa disfatta per il sindacato, per il Pd e per le forze di sinistra che avevano appoggiato la tornata referendaria. Nessuno dei quesiti raggiunse il quorum del 50%+1 degli aventi diritto. Una figuraccia, soprattutto per Maurizio Landini, leader della Cgil e aspirante “federatore” di una sinistra divisa e ostaggio delle liti tra Schlein e Conte. Oggi, a un mese di distanza, Landini, racconta ai ragazzini del festival del Cinema di Giffoni Valle Piana, la favoletta secondo cui quella, in realtà, non sarebbe stata una sconfitta. Roba fantasiosa, alla Disney…
Landini a Giffoni con la favola del referendum vinto
“I referendum che abbiamo promosso non sono stati una sconfitta: sono stati l’inizio di una battaglia che continua, perché 13 milioni di persone hanno votato Sì e 15 milioni si sono mobilitate per cambiare un modello di lavoro basato su precarietà e disuguaglianze”. ha detto olò segretario generale della Cgil nel corso dell’incontro con i ragazzi del Giffoni Film Festival 2025. Nel dialogo con i giovani, Landini ha rivendicato il significato politico e culturale della consultazione referendaria: “Non avendo rappresentanza in Parlamento, abbiamo scelto lo strumento del referendum per dare voce a chi lavora e non ha diritti. Volevamo cancellare norme ingiuste su appalti, precarietà, licenziamenti e sicurezza sul lavoro, e aprire una discussione pubblica vera. Questo è accaduto, e oggi ci sono le condizioni per andare avanti”. Poi c’è la consolazione, la magra consolazione. “Abbiamo fatto un’analisi del voto dopo i referendum, anche per classe di età, per capire chi era andato a votare e chi no. E i giovani sono quelli che hanno votato di più. La classe di età compresa tra i 18 e i 34 anni è quella che ha votato di più. E cioè, su 9 milioni e mezzo di persone che sono in queste fasce di età, più di 5 milioni sono andate a votare, cioè quella è una classe di età che ha superato il quorum. Mentre le classi di età che hanno votato meno sono quelle da 50 anni in su. Di persone che hanno meno di 35 anni da noi su 5 milioni di iscritti sono poco più di 400.000. Quindi noi abbiamo una percentuale di iscritti che è fatta di persone che hanno una certa età, non di giovani, e questo è un problema”. “In un paese dove sta aumentando il numero di persone che non va a votare – ha concluso Landini – la novità del referendum è che i giovani hanno votato più di chiunque altro”.
Una vittoria, dunque. La favola di Landini non teme smentita, se non quella dei numeri. Ma quella è un’altra storia…