
La sentenza
La Consulta boccia Renzi e il Pd: troppo pochi sei mesi di risarcimento per i licenziamenti ingiusti
Per la Corte Costituzionale è illegittima una parte della legge che il Partito Democratico votò nel 2015. Si tratta di uno dei quesiti presenti nel referendum di giugno
La Consulta boccia Renzi e una parte del suo jobs act. E’ di oggi la notizia dell’illegittimità dell’articolo della legge voluta dal Pd di Matteo Renzi il 2015 che fissa in sei mesi il massimo del risarcimento per i licenziamenti nelle piccole e medie imprese. Il punto era uno dei requisiti del referendum di giugno scorso che non aveva raggiunto il quorum.
La decisione della Consulta
È incostituzionale il tetto di sei mensilità di pagamento come indennità risarcitoria per un licenziamento nelle piccole e medie imprese. E’ quanto ha deciso la Corte costituzionale, nella sentenza numero 118, depositata oggi, con riferimento all’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo numero 23 del 2015, là dove improbabile che, nel caso di licenziamenti illegittimi intimati da un datore di lavoro che non raggiunga i requisiti dimensionali di cui all’articolo 18, ottavo e nono comma, dello Statuto dei lavoratori (e cioè non occupare più di quindici lavoratori presso un’unità produttiva o nell’ambito di un Comune e comunque non occupare più di sessanta dipendenti), l’ammontare delle indennità risarcitorie “non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità” dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio.
Un limite arbitrario
Secondo la Corte, l’imposizione di un simile limite massimo, fisso e insuperabile, a prescindere dalla gravità del vizio del licenziamento, aggiungendosi alla previsione del dimezzamento degli importi indicati agli articoli 3, comma 1, 4, comma 1, e 6, comma 1, del citato decreto legislativo numero 23 del 2015, fa sì che l’importo dell’indennità sia circoscritto una forbice così esigua da non consentire al giudice di rispettare i criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento del danno subito dal lavoratore illegittimamente licenziato, né da assicurare la funzione deterrente della stessa indennità nei confronti del datore di lavoro.
In sostanza, la Corte Costituzionale affida al singolo giudice, secondo la verità dei casi, il potere di decidere l’entità del risarcimento, la cui predeterminazione, nella legge voluta dal Partito Democratico, viola i principi della Carta.