
I dati francesi
Italia meglio della Francia sui titoli di Stato, per la prima volta dal 2005. Les Echos: “Mercati sedotti dalla Meloni”
Se lo dice “Les Échos“, quotidiano economico e finanziario francese, uno dei più autorevoli del Paese, paragonabile al Financial Times in ambito anglosassone o al Sole 24 Ore in Italia, c’è da crederci. Italia batte Francia anche sui titoli di Stato, dopo aver migliorato le proprie perfomance sullo spread rispetto alla Germania. Il presidente Emmanuel Macron, stamane, leggendo la rassegna stampa, potrebbe aver assunto una dose importante di Gaviscon francese, dopo il “café allongé” sorseggiato davanti alla prima pagina della testata che fa capo al magnate della finanza Bernard Arnault, non esattamente l’ultimo degli investitori transalpini.
“Il debito pubblico dell’Italia meno caro rispetto a quello della Francia”, scrive la testata francese, secondo cui per la prima volta dal 2005, venerdì i tassi dei Buoni del Tesoro poliennali (Btp) sono passati sotto a quelli delle Obbligazioni assimilabili del Tesoro (Oat, titoli di debito a lungo termine emessi dal Tesoro francese), arrivando rispettivamente al 2,65 per cento e al 2,67 per cento, come ben tradotto dall’agenzia Nova. Cosa significa? In parole povere, che l’Italia paga meno dei “cugini” per finanziarsi il debito, perché gli investitori ci considerano più affidabili e considerano i nostri titoli più sicuri, “cedole rifugio”, anche se pagate meno in interessi.
Italia batte Francia sul costo del debito pubblico
“Il rendimento delle obbligazioni di Stato italiane è calato grazie all’aumento della fiducia nei confronti dell’economia del Paese“, riporta il giornale francese. “Lo stravolgimento della gerarchia dei debitori europei prosegue inesorabilmente” ed è “la Francia che ne fa le spese”, afferma il quotidiano economico. “Les Echos” riferisce di un “ritorno in auge del debito italiano sui mercati”, sottolineando che “gli investitori sono sedotti dalla politica economica” della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Vale la pena di sottolineare che un calo dei tassi sui titoli di Stato (cioè dei rendimenti) spesso segnala fiducia dei mercati perché lo Stato è percepito come affidabile e solvibile, c’è bassa percezione del rischio di insolvenza, gli investitori sono disposti a comprare anche a tasso basso, perché lo considerano un investimento sicuro. I rendimenti calano anche perché gli investitori si rifugiano nei titoli di Stato (asset sicuri) in momenti di incertezza, lo Stato si finanzia e paga meno i suoi “rimborsi”. Un ciclo virtuoso che si accompagna alla fiducia dei mercati anche sull’inflazione futura, che se “calda” mangerebbe i rendimenti nel breve periodo.