
Medio Oriente
Israele bombarda Damasco, colpito il palazzo presidenziale. Il regime nel mirino per la repressione dei drusi
Toccato il centro del potere siriano e il quartier generale delle forze armate. Il ministro della Difesa israeliano: «I colpi più duri sono iniziati». Mentre il bilancio complessivo degli ultimi giorni sale a 248 morti, Ue e Usa chiedono un passo indietro
Nuova escalation in Medio Oriente. Israele ha condotto nelle ultime ore una serie di raid aerei su obiettivi strategici nella capitale siriana e nella regione di Sweida, epicentro degli scontri settari che hanno già provocato centinaia di vittime. A confermare l’azione è stato lo stesso esercito israeliano, che in una nota ha dichiarato di aver bombardato «un obiettivo militare nell’area del palazzo presidenziale a Damasco», precisando che nel mirino è finito anche «il quartier generale delle forze armate».
Israele bombarda il cuore del potere a Damasco
Secondo testimonianze raccolte dall’agenzia Afp, tre civili avrebbero udito un’esplosione provenire dall’interno del complesso presidenziale situato sulla collina che domina la, cosiddetta, “Perla del deserto”. Poco dopo, si sarebbe alzata una colonna di fumo visibile anche a distanza. Un segnale inequivocabile dell’intensificazione delle operazioni israeliane promesse da giorni.
Katz: “I colpi più duri sono iniziati”
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, aveva avvertito che, in assenza del ritiro delle forze del regime da Sweida, l’intervento militare si sarebbe ampliato. Dopo il raid, ha diffuso un video della televisione siriana che mostra una conduttrice colta di sorpresa in diretta dal rumore delle esplosioni. «I colpi più duri sono iniziati», ha scritto nel suo post su X, lasciando intendere che non si tratterà di un’azione isolata.
In parallelo, l’esercito dello Stato ebraico ha colpito con droni l’area di Sweida, prendendo di mira anche l’aeroporto di Thaala. «Il regime siriano deve lasciare in pace i drusi e ritirare le sue forze. Come abbiamo chiarito e avvertito, Israele non abbandonerà i drusi in Siria e applicherà la politica di smilitarizzazione che abbiamo deciso», ha dichiarato Katz, aggiungendo che «l’Idf continuerà a colpire le forze del regime finché non si ritireranno dalla zona e presto intensificheranno la loro risposta contro il regime se il messaggio non verrà recepito».
Netanyahu: “Vogliamo salvare i nostri fratelli drusi”
Anche il premier Benjamin Netanyahu è intervenuto con un appello alla comunità drusa: «Stiamo operando per salvare i nostri fratelli drusi», ha dichiarato in una nota. Il messaggio, rivolto esplicitamente ai drusi israeliani, arriva dopo che diverse centinaia di membri della comunità hanno attraversato oggi il confine per raggiungere Sweida. Bibi ha invitato tutti a non oltrepassare la linea: «La nostra azione militare è sufficiente».
Il bilancio degli scontri
Nel frattempo, il bilancio dei combattimenti nella zona si aggrava. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, che monitora il conflitto, riporta almeno 248 morti. Tra questi, 92 sono drusi, compresi 28 civili. Ventuno di loro, riferiscono gli attivisti, «sono stati uccisi in esecuzioni sommarie da parte delle forze governative». Le vittime tra i membri delle forze siriane sarebbero almeno 138, a cui si aggiungono 18 combattenti beduini.
Le reazioni internazionali
La reazione internazionale non si è fatta attendere. L’Unione europea ha diffuso un comunicato tramite il Servizio di azione esterna, affermando di essere «allarmata per i continui scontri», esortando tutte le parti a concordare un cessate il fuoco e a proteggere i civili. Bruxelles ha poi lanciato un monito agli attori internazionali: «Tutti gli attori esterni devono rispettare pienamente la sovranità e l’integrità territoriale della Siria».
Sulla stessa linea anche Washington. L’inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, Tom Barrack, ha condannato «in modo inequivocabile la violenza contro i civili a Sweida», e ha invitato «tutte le parti a fare un passo indietro».