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Immigrazione, le sinistre europee danno una lezione a quella italiana: difendersi dai clandestini è un dovere

La differenza

Immigrazione, le sinistre europee danno una lezione a quella italiana: difendersi dai clandestini è un dovere

Francia e Gran Bretagna, con la Danimarca in testa, hanno compreso l'importanza della lotta contro la clandestinità. I progressisti italiani, invece, sono rimasti indietro e continuano a sventolare le bandiere arcobaleno

Politica - di Gabriele Caramelli - 6 Luglio 2025 alle 07:00

«Sono cresciuto in una comunità operaia e sono sempre le comunità operaie a pagare il prezzo dell’immigrazione». Queste le parole di Kaare Dybvard Bek, ministro per la Migrazioni danese, riportate dal Corriere della Sera. È un socialdemocratico, proprio come la premier Mette Friedriksen, ma ha riconosciuto che il tema dell’immigrazione incontrollata può essere un problema e che la creazione dei centri di rimpatrio non è da sottovalutare. Peraltro, la stessa Friedriksen ha scelto di approvare una legge che vieta l’uso del velo a scuola, estendendo così la normativa del 2018 che stabilisce il divieto anche negli altri luoghi pubblici.

Molti altri paesi di sinistra, come la Francia di Emmanuel Macron che è d’accordo con l’Italia sugli hotspot extra-Ue e i rimpatri accelerati, hanno scelto di adottare una linea rigida con gli ingressi clandestini. Ad esempio, l’Inghilterra di Keir Starmer non ha intenzione di diventare «un’isola di stranieri», scegliendo di ridurre gli ingressi per chi non soddisfa i requisiti di base come quelli linguistici. Eppure in Italia la sinistra continua con la retorica delle porte aperte, come dimostrava uno dei quesiti del Referendum fallito e indetto per l’8 e 9 giugno. A quanto pare i progressisti italiani hanno scelto di abbandonare le politiche sociali per dedicarsi ai diritti civili, tralasciando i ceti più deboli.

Le sinistre europee si accorgono del problema “Immigrazione”, ma quelle italiane no

Il Partito democratico, Alternativa verdi – sinistra e il Movimento 5 stelle hanno promosso il quesito sulla cittadinanza agli stranieri nell’ultimo plebiscito, pensando forse che questa misura potesse portare dei nuovi voti alla coalizione progressista. Eppure non è stato così, la scarsa affluenza alle votazioni (30%) ha dimostrato che gli elettori continuano a nutrire fiducia verso il governo Meloni, capace di promuovere una visione politica conservatrice e al contempo di saper ascoltare i bisogni delle classi sociali più deboli. Lo stesso dl Sicurezza promosso dal centrodestra è nato per tutelare i civili dalle aggressioni criminali, ma anche qui la sinistra ha scelto di non collaborare e di opporsi categoricamente alla misura.

Difendersi dai clandestini non è una scelta di destra o di sinistra: è un dovere morale

Ultimamente la sinistra danese ha fatto scuola a quella italiana, che però si ostina a commettere sempre gli stessi errori. «Se non siamo disposti a difendere il nostro continente, allora chi siamo, come europei?», si è chiesta la premier socialdemocratica danese Friedriksen aprendo ufficialmente la presidenza di turno del Consiglio Ue. «Il compito che ci attende è chiarissimo – ha proseguito – dobbiamo guidare l’Europa in sicurezza attraverso uno dei periodi più difficili della nostra storia». Una convinzione condivisa bipartisan anche dalla destra europea, che da anni chiede più investimenti sulla sicurezza. Tuttavia, in Italia c’è ancora chi ritiene che le misure securitarie non siano necessarie. Negli ultimi giorni, il Massimario della Cassazione ha rilevato criticità sul decreto sicurezza, con una relazione di 129 pagine che biasima “la decretazione di urgenza”, “le norme troppe eterogenee” e le “sanzioni sproporzionate”.

La sinistra italiana è lontana dal concetto di patria

Mentre paesi come la Gran Bretagna e la Danimarca riscoprono l’importanza della difesa dei confini, sebbene siano guidati da una maggioranza socialdemocratica, la sinistra italiana continua a concentrarsi sul Gay pride e sulle bandiere arcobaleno. I progressisti nostrani hanno evidentemente dimenticato che durante il risorgimento molti uomini come Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi erano apertamente di sinistra, ma hanno combattuto per l’unificazione di un Paese e per una bandiera comune in cui tutti gli abitanti della penisola potessero riconoscersi.

 

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di Gabriele Caramelli - 6 Luglio 2025