
L'intervista
«Il sindaco più amato d’Italia? Nessuna ricetta: I cittadini premiano la coerenza e le azioni concrete». Parla Marco Fioravanti
Intervista a Marco Fioravanti, sindaco di Ascoli Piceno nonché il «più amato d'Italia» secondo il governance poll del Sole24 Ore. La sua è una storia vissuta sempre a destra, con alle spalle la lunga militanza in FdI. Ma non è solo lassù in alto, perché a fargli compagnia ci sono tanti amministratori cresciuti politicamente al fianco di Giorgia Meloni
Marco Fioravanti, primo cittadino di Ascoli Piceno, non riesce a nascondere l’emozione e l’orgoglio. Non avviene tutti i giorni, infatti, di essere incoronato «il sindaco più amato d’Italia» nell’autorevole classifica de Il Sole 24 Ore, facendo registrare percentuali altissime. Bulgare. Una storia vissuta sempre a destra, con alle spalle la lunga militanza in Fratelli d’Italia. Ma non è solo lassù in alto, perché a fargli compagnia ci sono altri amministratori cresciuti politicamente al fianco di Giorgia Meloni. Scalano le posizioni l’aquilano Pierluigi Biondi, il pistoiese Alessandro Tomasi e Daniele Sinibaldi di Rieti. Anche la classifica dei governatori premia il «buon governo» di FdI, con Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, che fa registrare un importante balzo del 7% rispetto all’anno scorso.
Come ci si sente a essere il sindaco più amato d’Italia?
«A livello personale è certamente una scarica di adrenalina, un momento di gioia. Un risultato che ti ripaga dopo tanti sacrifici, perché fare il sindaco – mi consenta – è davvero faticoso. Sapere, tuttavia, che c’è fiducia sulla mia persona rappresenta una grossa responsabilità. Il consenso non è mai un diritto acquisito e va conquistato ogni giorno: serve mantenere un rapporto leale con la gente».
Lei è anche un dirigente del medesimo partito della presidente del Consiglio, cosa vuole dire in termini politici?
«Significa che Fratelli d’Italia ha una classe dirigente importante, silenziosa e solida. Giorgia Meloni, attraverso il suo impegno costante, ci insegna che la fiducia delle persone non è mai scontata e che bisogna essere preparati, lavorando il triplo degli altri, per dare risposte concrete».
Una questione di tenacia?
«Guardi, la lealtà e la coerenza sono valori non negoziabili. E talvolta si deve rischiare di perdere del consenso pur di mantenere la parola data».
C’è una ricetta per scalare la classifica dei sindaci?
«Non esiste alcuna ricetta, anzi. Chi si mette in testa di diventare il miglior sindaco d’Italia è destinato a fallire, perché metterà in campo soltanto iniziative strumentali a questo obiettivo. Servono invece i valori e le azioni: è questo che la gente osserva e apprezza».
Immagino che agli ascolani abbia fatto piacere sapere che il loro sindaco stia lassù in alto.
«I cittadini ascolani hanno un altissimo senso di appartenenza, sono molto legati alla Città e alla sua storia. Ed è certo che ha fatto loro piacere. Anzi, vorrei rivelarle una cosa…»
Che cosa, signor sindaco?
«Mi perdoni se ho ritardato, ma delle signore mi hanno fermato per dirmi che erano contente di questa notizia. Sono davvero orgoglioso di ciò, fiero che a una città bellissima sia riconosciuto un primato nazionale».
Anche altri sindaci di FdI hanno scalato la classifica del Sole 24 ore, che significa?
«I sindaci di Pistoia, L’Aquila e Rieti stanno lavorando davvero bene e con determinazione. Come dicevo prima, sono risultati che confermano la solidità di un gruppo dirigente, il buon governo di FdI. Uno stile. Si tratta di un lavoro silenzioso che vede protagonisti anche i tanti amministratori che non guidano i capoluoghi di provincia, ma che stanno facendo cose davvero straordinarie».
Restando alle Marche e alla classifica del principale quotidiano economico italiano, non sfugge il balzo in avanti del governatore Acquaroli.
«Certamente esiste una forte sinergia amministrativa tra i diversi livelli del governo del territorio. La sinergia di un gruppo che svolge da tempo attività politica assieme. Questo affiatamento ha certamente prodotto risultati tangibili sul versante del turismo, delle infrastrutture e – mi riferisco in particolare al Comune di Ascoli – nella capacità di gestione dei fondi Pnrr e Sisma. Abbiamo circa 240milioni di euro di investimenti sul territorio».
Siamo in piena campagna elettorale. Il centrodestra è compatto su Acquaroli; a sfidarlo c’è il più che televisivo Matteo Ricci, che però deve fare i conti con le lacerazioni nel centrosinistra e la sassaiola di Carlo Calenda.
«Io penso che, nell’amministrazione, conti più l’azione che la televisione: le persone credono più ai fatti che alle parole. A i marchigiani piace uno stile politico diverso. Acquaroli ostenta poco e fa tanto, ecco perché sta sopra nei sondaggi. È uno che lavora con grande serietà e costanza, senza fare proclami».
Qual è la differenza sostanziale tra i due blocchi?
«Qui il centrosinistra ha governato per tanto tempo, favorendo finanziamenti a pioggia. Finanziamenti che però non rispondevano alle vere esigenze del territorio. Acquaroli ha cambiato profilo: ha preferito ascoltare i territori, le loro esigenze, agendo di conseguenza. Io penso che è anche per questo motivo se, nel giro di un anno, ha conquistato sette punti percentuali nella classifica dei governatori italiani».