
Immaturi/3
Il no agli orali alla maturità: lettera aperta ai “giovani vecchi” che fanno scena muta agli esami
Per il responsabile Scuola della Lega, Rossano Sasso, quello che è accaduto in questi giorni dimostra la fragilità di parte di una generazione che non vuole affrontare nessuno scoglio
Pubblichiamo di seguito un intervento del deputato e responsabile scuola della Lega, Rossano Sasso, sul tema degli studenti che rifiutano di sostenere la prova orale dell’esame di maturità.
Lettera ai “giovani vecchi” che fanno scena muta agli esami
Da qualche giorno si è scatenato un dibattito sulla scuola e sugli esami di maturità con prese di posizione e opinioni che sembrano catapultate direttamente dal ’68: abolizione degli esami, superamento delle regole, contestazione del sistema. E già si scorgono certi matusalemme nostalgici ringalluzzirsi e ricordare i bei tempi andati. Viva “l’immaginazione al potere!” tra un prosecchino a Capalbio e una spaghettata militante in Romagna, con lodi e lodi a chi ha osato sfidare il sistema.
Leggo poi inorridito il parere dei soliti esperti tra opinionisti, psicologi, pedagogisti (quanti tra questi sarebbero capaci di gestire una classe per un sol giorno?) che difendono e glorificano la scelta dei giovani ribelli che si sono rifiutati di sostenere la prova orale agli esami di maturità.
Già nel 2022, da Sottosegretario all’Istruzione, intervenni con decisione contro quella che definii la scorciatoia del disimpegno, rivolgendomi a chi si opponeva al ritorno della prova scritta agli esami di maturità, abolita per 2 anni durante l’emergenza Covid.
Chi vuole abolire l’orale alla maturità: i coccolati delle tv
Oggi pochi ma potenti studenti (potenti sì, perché ad ogni starnuto hanno 20 giornali e TV che pubblicano e il rischio emulazione è dietro l’angolo) chiedono invece di abolire l’orale, coccolati e incoraggiati dalle baccanti e dai corifei della deriva progressista nella scuola.
“Non sostengo la prova orale perché non voglio essere valutato per un esame, ma per ciò che sono”, ho dovuto sentire, molto oltre rispetto quelli che marinavano la scuola “contro l’emergenza climatica” o molto più modestamente perché “i termosifoni si erano rotti”.
Ma questi giovani studenti non sono giovani, sono più vecchi di me, sono dei dinosauri, giovani fuori ma vecchi dentro, perché la scorciatoia del disimpegno ha ormai quasi 60 anni, perché l’abolizione delle regole sa di muffa ormai. La nostra società ha già conosciuto grazie al ’68 l’aberrazione del 6 politico a scuola e del 18 rivendicato dai collettivi marxisti all’università, e i risultati sono stati catastrofici.
Il rischio del disimpegno
I nostri ragazzi, in un recente passato illusi dal disimpegno creato dal mito del reddito di cittadinanza, stanno conoscendo un nuovo rischio generazionale, quello del disimpegno nell’istruzione e nella formazione dopo quello nel lavoro. Siamo sinceri: accade sempre più di rado che uno studente venga bocciato, da docenti e da genitori abbiamo paura che i nostri ragazzi si sentano feriti, incompresi, rifiutati. Abbiamo paura a dirgli di no. Uno dei giovani vecchi che si è rifiutato di sostenere gli esami di maturità, vorrebbe essere valutato come persona e non per la propria preparazione, come se l’esame di Stato fosse un test psicoattitudinale o un provino per entrare in un “talent”. Al giovane sepolcro imbiancato ricordo che prima di arrivare all’esame di Stato ha dovuto sostenere interrogazioni, compiti scritti, e che poi se proseguirà gli studi dovrà sostenere tanti esami, scritti e orali, e poi colloqui di lavoro, concorsi, master, eccetera.
Un’ipocrisia disarmante sulla maturità
Quindi trovo di una ipocrisia disarmante contestare la prova orale alla maturità. E noi genitori? Che facciamo davanti ai figli “sdraiati”?
Chi scrive è uno di quelli che ha contribuito a eliminare i test di ammissione alla facoltà di medicina, perché per me la preparazione deve essere valutata in un anno con gli esami, duri e severi, e non con un quiz di 1 ora. I ragazzi vanno valutati, ma seriamente.
Ancor prima che da politico e da educatore che ha lavorato nelle scuole per 20 anni parlo da padre. La vita è piena di prove, di esami, di competizioni, di successi e di sconfitte. Di cadute e di vittorie.
Il valore catartico dell’insuccesso si è perso a beneficio di una poco pedagogica pacca sulla spalla, del “non preoccuparti, ci penso io” di mammmmmà e papà e del “ma bisogna parlarci con questi ragazzi, vivono un disagio esistenziale e vanno compresi, in fondo cosa chiedono”.
Fuga dalla responsabilità, scorciatoia del disimpegno, abolizione delle regole, questo chiedono: passi da gigante verso il regresso.
Stiamo preparando i giovani all’insuccesso
Altro che incomprensione e disagio, stiamo preparando i figli all’insuccesso permanente, alla sconfitta imperitura, all’assistenzialismo morale vital natural durante. E io, cari giovani vecchi, non ci sto.
Bene ha fatto il Ministro Valditara a dichiarare che dal prossimo anno si cambierà musica, che vi piaccia o no, per il vostro bene (non ci crederete). Volete giocare a fare i rivoluzionari? Assumetevene le responsabilità. In una società democratica esistono delle regole e vanno rispettate.
Se occupi e spacchi tutto paghi i danni e ti becchi una punizione. Se fai scena muta all’esame ti boccio e ripeti l’anno. Severo, ma giusto. Molto vecchio ma non giovane e ipocrita.