
Il punto
Il Ft: «Ue e Usa vicini all’accordo per dazi reciproci al 15%». Tajani: «La trattativa è ancora aperta»
La Commissione si prepara a tutti gli scenari: presentata la lista dei prodotti da colpire col "bazooka". Ma solo Macron spinge per usarlo: il negoziato procede nella direzione del dialogo. Fonti diplomatiche europee: «La decisione sta a Trump»
L’Ue e gli Usa si starebbero avvicinando a un accordo commerciale che imporrebbe dazi reciproci del 15%, sul modello dell’accordo che Donald Trump ha raggiunto con il Giappone. L’indiscrezione è arriva dal Financial Times, che cita tre fonti informate e afferma che Bruxelles potrebbe accettare i «cosiddetti dazi reciproci» per scongiurare la minaccia del presidente americano di portarli al 30% entro il primo agosto. La notizia ha trovato poi un riscontro in fonti diplomatiche europee, rimaste anonime, secondo le quali «la decisione finale è nelle mani di Trump». «La trattativa è ancora aperta», ha spiegato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Merz: «Potrebbero esserci decisioni»
«Potrebbero esserci decisioni», ha detto inoltre il cancelliere tedesco Friederich Merz, in riferimento alle indiscrezioni del Ft, parlando con i giornalisti all’arrivo di Emmanuel Macron a Berlino in serata. Nel negoziare l’accordo commerciale con gli Usa, l’obiettivo della Ue è quello di «assicurare stabilità ed avere dazi più bassi possibile», ha aggiunto il presidente francese.
A che punto sono i negoziati: l’ipotesi dei dazi reciproci al 15%
Secondo le fonti Ue, lo stato attuale dei negoziati sui dazi tra Unione europea e Stati Uniti prevede che Washington imponga una tariffa base del 15%. L’accordo includerebbe anche la clausola Mfn (Nazione più favorita, pari al 4,8% per gli scambi Ue-Usa) con alcune esenzioni ancora da definire. In cambio, Bruxelles potrebbe ridurre i propri dazi a livello Mfn o allo 0% per alcuni prodotti.
Secondo il Financial Times, la Commissione oggi avrebbe illustrato la bozza di intesa agli ambasciatori degli Stati membri, a seguito dei colloqui con gli americani. Da aprile gli esportatori europei stanno pagando dazi aggiuntivi del 10% sui beni inviati negli Usa, che si sono andati ad aggiungere alle tariffe già esistenti del 4,8%.
Un’intesa per cementare lo status quo
I dazi del 15% previsti dal possibile accordo quindi comprenderebbero le tariffe attuali, e dunque Bruxelles, scrive il giornale economico, vedrebbe l’intesa come un modo per cementare lo status quo. E, allo stesso tempo, per far abbassare al 15% i dazi attuali sulle auto che sono arrivati al 27,5%. Inoltre, l’eventuale accordo prevederebbe esenzioni di dazi, da entrambe le parti, per alcuni prodotti, compresi aerei, alcolici e medicinali.
La situazione resta fluida
Il Ft ha citato anche una fonte Usa, secondo la quale la situazione rimane comunque fluida e soggetta a possibili cambiamenti. Mentre le altre fonti citate dal giornale hanno sottolineato che la Ue continua a preparare il pacchetto di possibili dazi di rappresaglia, fissati al 30%, in caso che non si dovesse raggiungere l’accordo con Washington entro il primo agosto.
La Commissione si prepara a tutti gli scenari: illustrato il “bazooka”
Anche questa notizia ha trovato un riscontro sul fronte europeo. Secondo fonti citate dall’agenzia di stampa Adnkronos, ci sarebbe una maggioranza qualificata tra Stati membri dell’Ue favorevole all’attivazione dello Strumento anti-coercizione (Aci), il cosiddetto “bazooka”. Fonti diplomatiche hanno inoltre rivelato che la Commissione europea ha approntato la lista definitiva di prodotti statunitensi da colpire con contromisure tariffarie per un valore complessivo di 93 miliardi di euro. Si tratterebbe dell’unione della prima e della seconda lista circolate a Bruxelles. Domani, hanno aggiunto, si terrà il voto nel comitato Trade Barriers.
La Francia per la linea dura, ma resta isolata
Le stesse fonti hanno parlato di un cambio di atteggiamento dopo che il presidente Usa Donald Trump ha minacciato di imporre dazi del 30% e spiegato che la Commissione ha condiviso un’informativa sui passaggi preparatori da intraprendere in caso si decidesse di ricorrere all’Aci. Finora, hanno aggiunto, solo la Francia ha richiesto l’immediata introduzione delle misure coercitive che questo prevede. Dunque, Parigi resta isolata nella linea dura, mentre gli Stati membri continuano a lavorare per evitare la guerra commerciale.