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I centri per i migranti hanno un padre e si chiama Giorgio Napolitano: nessuno lo santifichi ora

La legge scritta dall'ex Presidente insieme alla Turco fu votata insieme dalla left, riformista e radicale, leggasi Ds e Rifondazione; cioè da tutti i dante causa dell’attuale polo progressista e la votarono pure Bertinotti e Vendola.

Politica - di Carmelo Briguglio - 7 Luglio 2025 alle 13:54

Posso fare l’avvocato del diavolo – tecnicamente si chiama promotore della fede- nel processo di canonizzazione di Giorgio Napolitano ? E proviamo a smetterla con due basic instinct della sinistra, la smemoratezza e l’ipocrisia ? Parlo della recente sentenza della Corte costituzionale – la 96/2025 – la quale ha rigettato le questioni di legittimità  rimesse dal Giudice di pace di Roma, chiamato a convalidare provvedimenti di trattenimento di stranieri in un centro di permanenza per i rimpatri (CPR); il giudice aveva denunciato che “ il trattenimento si svolge secondo modalità e procedimenti non disciplinati da una normativa di rango primario, in violazione della riserva assoluta di legge prevista dall’articolo 13, secondo comma, della Costituzione” e “l’omessa previsione di standard minimi di tutela giurisdizionale, con disparità di trattamento rispetto ai detenuti in carcere, che usufruiscono delle garanzie dell’ordinamento penitenziario”.

La Consulta e i centri per i migranti inventati dalla sinistra

La Corte, pur rigettando la richiesta di incostituzionalità, ha però riaffermato che il trattenimento nei CPR implica un, “assoggettamento fisico all’altrui potere”, incidente sulla libertà personale e ha ritenuto reale il vulnus con riguardo alla riserva assoluta di legge, in quanto la vigente normativa non precisa in modo idoneo e sufficiente quali siano i «modi» della restrizione, ovvero quali siano i diritti delle persone trattenute e quindi private della libertà personale; e poiché la disciplina attuale é affidata a provvedimenti amministrativi, il Parlamento é stato richiamato dalla Consulta al “dovere ineludibile di introdurre una normativa compiuta”, che “assicuri il rispetto dei diritti fondamentali e della dignità della persona trattenuta” in detti centri. Ora, ciò é bastato alla gauche per alzare la propria bandiera, come se la Corte avesse avallato la postura ideologica e parlamentare della sinistra. E va bene.

La legge Turco-Napolitano: Re Giorgio e gli stranieri

Solo che c’è un problema preliminare, di cultura politica, diciamo così, da risolvere: i famigerati Centri – CPT, poi CIE, quindi CPR, hanno un padre: li volle Giorgio Napolitano, quando fu ministro dell’Interno del primo governo Prodi (1996-1998); e una madre: Livia Turco, la ministra diessina per la Solidarietà sociale; così nacque la legge 40/1998, appunto la legge Turco-Napolitano. La successiva legge Bossi-Fini (189/2002) si limitò a mantenere quell’impianto ma, come tante altre vicende politiche dimenticate, ha la sua matrix proprio sulla rive gauche. La Turco-Napolitano fu votata insieme dalla left, riformista e radicale, leggasi Ds e Rifondazione; cioè da tutti i dante causa dell’attuale polo progressista: la votarono pure Bertinotti e Vendola. In verità la contestò e la contesta ancor oggi l’ultrasinistra alla loro sinistra.

Un atto di razzismo di Stato sui centri per i migranti

”È il primo atto di un nuovo razzismo di Stato che cancella il diritto all’inviolabilità della libertà personale”, gridavano i portatori del pensiero cosmopolitico, secondo il quale non si deve frapporre alcuna barriera tra territori e popoli. Oggi di quella visione fondamentalista si fanno portavoce Schlein, Conte, etc. Ma di quell’esecutivo a guida Prodi, a cui si deve il marchio di fabbrica dei Centri, facevano parte pure Veltroni (vicepremier), Bersani, Fassino e altre figure dem tuttora in circolazione e parlanti. Insomma, nella storia della Repubblica, spetta a Giorgio Napolitano – di cui quest’anno si celebra il centenario dalla nascita, una sorta di canonizzazione laica –  la genitorialità dei Centri pensati per gli stranieri “sottoposti a provvedimenti di espulsione e o di respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera non immediatamente eseguibile”.

Quelle parole “cattive” nate e dimenticate a sinistra

La “summa” filosofica é l’articolo 12 della legge gauchista: “Quando non é possibile eseguire con immediatezza l’espulsione mediante accompagnamento alla frontiera ovvero il respingimento… il questore dispone che lo straniero sia trattenuto per il tempo strettamente necessario presso il centro di permanenza temporanea e assistenza più vicino…”. Si possono definire i Centri per gli immigrati come “lager” o campi di concentramento. Possono alcuni giudici non convalidare i trattenimenti nei CPR – come stanno già facendo utilizzando l’assist della Consulta – ma si sappia come e da chi furono ideate queste strutture e procedure. E che “respingimenti” ed “espulsioni” –  abietto vocabolario autoritario – non sono lessico originale della destra, della sua cultura nazionalista, xenofoba, “fascista”. Andate a scorrere la Turco-Napolitano e troverete, per la prima volta, quelle “parole cattive”, che ormai si stanno diffondendo in teoria e prassi di gran parte governi europei e della stessa Ue: “controllo delle frontiere” insieme a “respingimento”, “espulsione”, e anche “arresto”, “condanna”, “detenzione”. Adesso, mi raccomando, voi di sinistra (e di destra, qualcuno c’è), portate l’incartamento ai postulatori della santificazione di Re Giorgio; fatemi sapere, eh.

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di Carmelo Briguglio - 7 Luglio 2025