
Da Palazzo Madama
Giustizia, sì del Senato ai due Csm. Il voto finale martedì prossimo, referendum nella primavera 2026
Si tornerà a Montecitorio entro fine anno e poi di nuovo per la quarta votazione in attesa della consultazione obbligatoria prevista dalla Costituzione che sancirà la riforma di un settore strategico
Scocca l’ora della giustizia. Il Senato ha approvato l’articolo 3 del ddl sulla separazione delle carriere, che prevede due Csm, uno per i magistrati inquirenti ed uno per quelli giudicanti. L’aula di Palazzo Madama ha iniziato l’esame degli emendamenti all’articolo 4 che istituisce l’Alta corte con competenze disciplinari sui magistrati. Il voto finale, che rappresenta la terza lettura del disegno costituzionale, slitta a martedì 22 luglio.
La decisione sul voto finale
“Alcuni gruppi hanno chiesto che il voto possa slittare a martedì e il presidente ha accettato. Il calendario dovrebbe prevedere l’esaurirsi entro domani del dibattito e delle votazioni sul provvedimento e poi le dichiarazioni di voto e il voto finale alla seduta di martedì”. Lo ha detto, all’esito della conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, il presidente di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Avremmo voluto votare subito, ma siccome noi giudichiamo questa riforma una riforma che ha un appuntamento con la storia e non con la cronaca non saranno 3 o 4 giorni a modificare la sostanza. Tecnicamente si poteva votare domani”, ha aggiunto Gasparri.
La quarta votazione sulla giustizia e il referendum
Dopo il 22 luglio dovranno passare almeno tre mesi, come recita la Costituzione, affinché il testo torni alla Camera per la terza votazione e poi di nuovo al Senato. Presumibile che ci vorrà novembre per Montecitorio e febbraio-marzo per Palazzo Madama. A quel punto, essendo la riforma approvata a maggioranza semplice e non qualificata( i due terzi) la stessa Carta prevede l’obbligatorietà del referendum confermativo, che il Capo dello Stato convocherà presumibilmente(se i tempi coincideranno) per la primavera del 2026.
Il referendum costituzionale non ha bisogno di quorum. Se i cittadini diranno si la riforma della giustizia entrerà in Costituzione, portando finalmente la separazione tra la parte inquirente e quella giudicante nella Carta, e dando garanzie di terzietà assolute in un tema così fondamentale per gli italiani.