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Stevanin

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Gianfranco Stevanin, la storia dell’agricoltore serial killer che terrorizzò il Veneto opulento e ricco degli anni ’90

Nel 1994 l'arresto per violenza sessuale e poi la macabra scoperta: nel suo giardino furono ritrovati i corpi di alcune donne, smembrati. La perizia lo dichiarò capace di intendere e volere

Cronaca - di Mario Campanella - 14 Luglio 2025 alle 16:09

Gianfranco Stevanin ha trascorso oltre 30 anni in carcere, intervallati da un periodo in un ospedale psichiatrico. Si è diplomato in ragioneria, è diventato una sorta di frate laico. Dice di avere dimenticato più che rimosso ciò che accadde ad inizi anni ’90, quando uccise sei donne e le sotterrò nella villa di casa. Un duro colpo al Veneto opulento e ricco di quegli anni, cattolico e pio, che si trovò dinanzi l’ennesimo serial killer.

Gianfranco Stevanin, l’agricoltore

Nato a Montagnana, in provincia di Verona, nel 1960, figlio di un agricoltore, Gianfranco a sedici anni ebbe un terribile incidente in motorino. Un trauma cranico che gli comportò crisi epilettiche, perdita dell’olfatto e violenti emicranie. Lasciata la scuola aiuterà il padre a coltivare i loro campi. Taciturno ma anche spaccone, legato alla madre, nel 1994 svelerà al mondo la sua vera natura.

L’arresto

Il 16 novembre 1994, a Vicenza, Stevanin caricò nella sua Volvo 480 Gabriele Musger, una prostituta, alla quale offrì dei soldi per avere rapporti sessuali e per poterle scattare delle foto. Dopo ore di minacce, violenze sessuali e sevizie, la donna tentò la fuga attraverso la finestra di un bagno e, in seguito, cercò di opporsi a ulteriori violenze; Stevanin la minacciò ancora con un coltello. Per salvarsi la vita, la Musger disse all’aggressore che gli avrebbe dato tutti i propri risparmi, circa 25 milioni di lire, se l’avesse lasciata andare. I due andarono a casa della donna che, fortunatamente, al momento del pagamento del pedaggio uscì fuori dall’aiuto chiedendo aiuto. La polizia trasse in arresto Stevanin per violenza sessuale.

I delitti e le macabre scoperte

Durante le perquisizioni nella sua casa di famiglia in Via Torrano gli inquirenti trovarono vario materiale pornografico (tra cui oltre 7000 fotografie scattate personalmente da Stevanin alle sue partner), libri di anatomia, scatole contenenti peli pubici e uno schedario contenente le informazioni su tutte le sue partner.

Il 3 luglio 1995, lo stesso giorno in cui era stato concesso a Stevanin di trascorrere la pena agli arresti domiciliari, un agricoltore di Terrazzo trovò in un terreno in Via Pegorare vicino alla casa di Stevanin un sacco contenente i resti di un cadavere. Stevanin venne sospettato di omicidio e il magistrato inviò delle ruspe per cercare altri corpi. Il 12 novembre 1995 venne ritrovato il corpo di un’altra donna; anche stavolta il corpo era stato avvolto in un sacco, ma in questa occasione il ritrovamento avvenne in un terreno di proprietà di Stevanin. Il test del Dna dimostrò inequivocabilmente che il corpo era quello di Biljana Pavlovic. Il 1º dicembre 1995 venne ritrovato un terzo corpo, quello di Claudia Pulejo.

La confessione di Stevanin

Il 19 luglio 1996 Stevanin decise di confessare e affermò di aver smembrato i cadaveri di quattro donne, ma che l’omicidio delle ragazze non era premeditato: sarebbero morte durante rapporti sessuali estremi o, nel caso della Pulejo, per overdose di eroina. Riguardo al cadavere non identificato, sostenne che si trattava di una studentessa di cui non ricordava né nome né volto. E di cui disse di averla incontrata solo tre o quattro volte.

Le perizie psichiatriche

La perizia psichiatrica lo definì un sadico parafiliaco. I periti della difesa contestano l’esito affermando che tutti i disturbi di Gianfranco Stevanin fossero da ricondurre all’ incidente di moto che quasi gli costò la vita (rimase in coma un mese e venne sottoposto a una serie di interventi chirurgici). Stevanin si presentò alle sedute con la testa rasata per mostrare l’evidente cicatrice. La scala di intelligenza Wais, Q.I. da un risultato di 114; si tratta di un soggetto con buona dotazione originaria, con armonico sviluppo delle funzioni psichiche. La Corte di Assise lo condanna all’ergastolo. In appello viene considerato incapace di intendere e volere, ma la Cassazione annulla tutto. Nel processo bis la conferma del carcere a vita.

Il diploma e la scelta di farsi frate poi ritrattata

In carcere studia e si diploma da ragioniere. Il 1 settembre 2010 dichiarò alla stampa di non ricordare niente degli omicidi e affermò l’intenzione di diventare frate francescano laico a causa anche della morte della madre, emulando – sotto certi aspetti – il caso avvenuto settant’anni prima, quando ad avvicinarsi alla vita consacrata fu Alessandro Serenelli, assassino di santa Maria Goretti. Ritrattò però il proposito, allorché il maresciallo che aveva indagato sui delitti di Terrazzo lo esortò a confessare esaustivamente tutti i nomi delle donne che aveva ucciso e sepolto, indicando anche dove si trovassero i resti dispersi.

Riabilitato ?

Dopo 30 anni Gianfranco Stevanin aspetta ancora i permessi per uscire dal carcere. Il suo comportamento in galera è stato ineccepibile. Ma la sua pericolosità sociale potrebbe ancora essere elevata. Continua a dire di essere cambiato. Con il nuovo legale sta percorrendo ancora una volta questa strada, sperando nella clemenza della magistratura e in una perizia favorevole all’uomo che l’avvocato definisce “detenuto modello”.

«Le stesse situazioni che hanno portato il periziato a perdere il controllo delle proprie azioni (in riferimento agli omicidi), oppure ad indurlo a cercare situazioni ad alto rischio, magari ripetendo le esperienze del cosiddetto “sesso estremo“, potrebbero facilmente ripetersi. Ed egli probabilmente (se non certamente) potrebbe realizzare altri reati”, scrissero al tempo i periti. Stevanin dice ancora di avere dimenticato. Non ricorda più niente. Ha venduto i terreni e ripagato parzialmente le parti civili. Sognando un giorno la libertà.

 

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