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Gaza appello 25 Paesi

Gli attacchi continuano

Gaza, il tempo è scaduto: 25 Paesi (tra cui l’Italia) chiedono la fine della guerra. In Belgio due soldati israeliani finiscono sotto inchiesta

"Un cessate il fuoco non è solo necessario, è ormai atteso. La guerra deve finire". Tra i firmatari del "messaggio urgente" rivolto al governo israeliano ci sono anche Francia, Spagna, Polonia e Regno Unito. Assenti invece Germania e Stati Uniti

Esteri - di Alice Carrazza - 22 Luglio 2025 alle 09:59

Lunedì mattina l’esercito israeliano ha sfondato le linee a Deir al-Balah, nel cuore di Gaza, aprendo un nuovo fronte in quella che ormai non è più una guerra, ma un logoramento sistematico. Carri armati e soldati sono entrati in una zona che, fino a poche ore prima, era considerata «deconflicted place», cioè protetta, riservata agli sfollati e alle organizzazioni umanitarie. Secondo fonti mediche locali, i morti registrati in tutta la Striscia sono almeno sessanta. Le Brigate Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato l’uccisione di alcuni soldati israeliani nella resistenza all’avanzata. Si leva l’appello internazionale di venticinque Paesi, tra cui l’Italia.

Offensiva su Deir al-Balah a Gaza, colpita la sede dell’Oms

A essere colpita è stata anche la residenza del personale dell’Organizzazione mondiale della sanità. «La struttura è stata attaccata tre volte, così come il suo magazzino principale», ha scritto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Oms, in un post su X. «I militari israeliani sono entrati nella struttura, costringendo donne e bambini a evacuare a piedi verso Al-Mawasi, nel mezzo di un conflitto. Il personale maschile e i familiari sono stati ammanettati, spogliati, interrogati sul posto e sottoposti a controlli con armi da fuoco. Due membri del personale dell’Oms e due familiari sono stati arrestati. Tre sono stati successivamente rilasciati, mentre un membro del personale rimane in stato di detenzione».

L’Organizzazione ha chiesto il rilascio immediato dei detenuti e ha denunciato il danneggiamento del sito, andato parzialmente distrutto in seguito a un’esplosione e un incendio. «Con il magazzino non funzionante e la maggior parte delle forniture mediche esaurite, l’Oms è gravemente limitata nel supportare adeguatamente ospedali, team medici di emergenza e partner sanitari, già gravemente a corto di medicinali, carburante e attrezzature», ha aggiunto Ghebreyesus. «Un cessate il fuoco non è solo necessario, è ormai atteso».

L’appello dei 25 e le parole di Tajani

Di fronte a questa escalation, è arrivato il messaggio più netto espresso finora dalla diplomazia occidentale. «La guerra a Gaza deve finire ora», si legge nel «messaggio urgente» firmato dai ministri degli Esteri di 25 Paesi, tra cui l’Italia. Il documento denuncia l’uccisione di oltre 800 palestinesi «mentre tentavano di accedere agli aiuti», definendola «agghiacciante», e condanna il «rilascio a rilento degli aiuti umanitari» e «l’uccisione disumana di civili, compresi bambini». Israele, scrivono, «deve adempiere ai propri obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale».

«La sofferenza dei civili ha raggiunto livelli insostenibili – si legge — Il modello adottato dal governo israeliano alimenta l’instabilità e priva i cittadini di Gaza della loro dignità umana». La missiva è firmata da 17 membri dell’Unione europea (tra i quali anche Francia, Spagna, Svezia e Polonia) e da 8 Stati extra-Ue, tra cui Canada, Australia, Regno Unito, Norvegia, Svizzera e Giappone. La commissaria europea per la gestione delle crisi, Hadja Lahbib, ha apposto la sua firma. Assenti invece Stati Uniti e Germania. «Abbiamo chiesto informazioni al governo israeliano – ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepremier italiano Antonio Tajani – soprattutto chiediamo con forza che quegli attacchi, ma anche tutti gli attacchi, cessino immediatamente».

La posizione della Santa Sede

Parole dure si sono levate anche a Gerusalemme, dove il patriarca Pierbattista Pizzaballa ha parlato ai microfoni di Vatican news: «Non abbiamo nulla contro il mondo ebraico e non vogliamo assolutamente apparire come coloro che vanno contro la società israeliana e contro l’ebraismo, ma abbiamo il dovere morale di esprimere con assoluta chiarezza e franchezza la nostra critica alla politica che questo governo sta adottando a Gaza».

Domenica, Papa Leone XIV aveva già espresso «profondo dolore per l’attacco dell’esercito israeliano alla parrocchia cattolica di Gaza city, che ha causato la morte di tre cristiani».

Due soldati israeliani sotto inchiesta in Belgio

Mentre sul campo si intensificano le operazioni, un altro fronte si apre nelle aule giudiziarie europee. Due soldati israeliani sono stati fermati e interrogati domenica in Belgio, durante il festival di musica elettronica Tomorrowland, ad Anversa. I due militari, appartenenti alla Brigata Givati, avevano esposto la bandiera della propria unità. Ora sono sotto indagine penale, sulla base della legge belga sulla giurisdizione universale, entrata in vigore nell’aprile 2024. Le accuse sono pesanti: crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio, a seguito di una denuncia presentata da due Ong, il Global legal action network e la Hind Rajab foundation.

Il rischio sugli ostaggi a Deir al-Balah

La decisione dell’esercito israeliano di entrare via terra, inoltre, rappresenta un cambio di strategia. Il capo di Stato maggiore Eyal Zamir ha scelto di espandere le operazioni anche nelle aree finora evitate per non compromettere la vita degli ostaggi. Deir al-Balah, considerata la più grande roccaforte di Hamas ancora intatta, è anche uno dei luoghi dove si presume possano essere detenuti i rapiti. «Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha condannato ancora una volta qualsiasi azione che metta a rischio la loro vita», hanno riportato i media israeliani.

Martedì mattina, un attacco su un campo profughi ad Al-Shatia ha provocato almeno dodici morti. I carri armati israeliani hanno colpito due volte le tende che ospitavano nuclei familiari di sfollati, secondo quanto riferito dalle autorità sanitarie locali.

Houthi e Israele: scambio di colpi a distanza

Sempre oggi, gli Houthi hanno dichiarato di aver lanciato un missile balistico contro l’aeroporto Ben Gurion, nei pressi di Tel Aviv. L’esercito israeliano ha riferito di aver intercettato il missile dopo l’attivazione delle sirene in varie regioni del Paese. Il raid arriva in risposta al bombardamento israeliano contro infrastrutture del gruppo yemenita  nel porto di Hodeidah. 

Trump: “Serve il cessate il fuoco”

Dagli Stati Uniti, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha riferito: «Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump vuole che le uccisioni finiscano e vuole negoziare un cessate il fuoco in questa regione. Vuole che tutti gli ostaggi vengano rilasciati da Gaza».

Così la pressione internazionale cresce. E mentre Hamas combatte con uomini giovani e senza addestramento, l’Idf fatica a sostenere il ritmo. Il generale Zamir ha ridotto la presenza militare nella Striscia, consapevole che la rotazione delle truppe è ormai necessaria. Intanto, il rischio è che, mentre si cerca la resa di Hamas, si arrivi solo a una catastrofe umanitaria senza ritorno.

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