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Francia feste di Pasqua cancellate

Lacrime e sangue

Francia: conti in rosso, feste cancellate. Bayrou vuole abolire la “pasquetta” e l’8 maggio. La destra: “Un insulto a chi lavora”

«Una provocazione e un attacco diretto alla nostra storia, alle nostre radici», ha commentato Bardella. E Marine Le Pen ha già annunciato le conseguenze: «Se il primo ministro non rivede la sua proposta, lo censureremo»

Europa - di Alice Carrazza - 16 Luglio 2025 alle 20:37

Il primo ministro François Bayrou ha fatto i conti in tasca alla Francia e il calendario: via il lunedì di Pasqua e l’8 maggio, due giornate troppo festive per uno Stato che si scopre povero e con le casse vuote. Martedì, nell’annunciare le misure di bilancio per il 2026, la guida del governo voluto da Monsieur Macron non ci ha pensato molto: «Modificare il calendario dei festivi porterà miliardi allo Stato». Nella sua visione contabile, cancellare due giorni di riposo vale 4,2 miliardi di euro. Cifra secca. E chi dissente, è libero di suggerire alternative: «Sono pronto ad accettare altre proposte», ha concesso con tono che sa più di ultimatum che di apertura.

Via le feste di Pasqua: “Nessun significato”

Per giustificare la mannaia, Bayrou non ha risparmiato l’ironia: «Il Lunedì dell’Angelo non ha alcun significato religioso», e maggio – il mese dei ponti – «è un groviera di vacanze». Si lavora poco e si produce meno, pare dire. E dunque, tutti in ufficio anche il giorno dopo Pasqua, e a scuola pure l’8 maggio. Per lui non è memoria storica: è solo una pausa improduttiva.

Peccato che, sotto quella data, scorra la firma della capitolazione nazista del 1945. Ma per il governo del «nuovo corso»,  importa poco. Il passato, dopotutto, pesa e costa. Meglio ridurlo a un trafiletto.

Tradizione sotto attacco: due date simbolo nel mirino

Chi conosce il calendario francese, sa che il lunedì di Pasqua è tutt’altro che un’invenzione sindacale. È una tradizione antica, risalente al IV secolo, quando l’imperatore Costantino istituì un’intera settimana per commemorare la Resurrezione. Fu Napoleone, nel 1801, a ridurre quella settimana al solo lunedì, senza però mai abolirlo del tutto. Oggi Bayrou si propone di farlo, trattandolo come un peso inutile.

Quanto all’8 maggio, data della capitolazione del regime nazista, la sua storia è altrettanto accidentata: festivo dal 1953, abolito da De Gaulle nel 1959, poi ripristinato da Mitterrand nel 1981. Ora rischia di essere nuovamente cancellato, nel nome di un presunto efficientismo contabile.

La Francia si ribella: “Non toccate l’8 maggio!”

Sophie Binet, segretaria della CGT, non ha usato giri di parole: «È gravissimo sopprimere l’8 maggio, giorno della vittoria contro il nazismo». E il partito Comunista ha già lanciato la sua petizione: «Non toccate l’8 maggio!». Anche da destra, il fuoco è incrociato.

Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national, ha colpito dritto: «Una provocazione e un attacco diretto alla nostra storia, alle nostre radici, e alla Francia che lavora». Marine Le Pen, da parte sua, ha già annunciato le conseguenze all’intera manovra di bilancio: «Se François Bayrou non rivede la sua proposta, lo censureremo».

Cyril Chabanier del sindacato Cftc ha sollevato il nodo economico: «Il Lunedì dell’Angelo è una delle giornate con il più alto tasso di consumo del Paese». In altre parole: lo Stato incassa mentre i francesi spendono.

La censura è sul tavolo

Il Rassemblement national ha fatto sapere che presenterà una mozione di censura, equivalente della sfiducia nostrana, in autunno. Tutti compatti. Nessuno disposto a cedere. «Nessun deputato Rn accetterà questa misura provocatoria», ha avvertito Bardella. Il tono non è quello della protesta: è una dichiarazione di guerra parlamentare.

Bayrou ha superato, secondo il Rn, due linee rosse invalicabili: ha introdotto nuove imposte«quasi 20 miliardi» secondo Le Pen – e ha ignorato del tutto i tagli alla spesa più contestata: quella destinata all’immigrazione.

Immigrazione? Scomparsa dal radar

Per Jean-Philippe Tanguy, presidente delegato del gruppo Rn all’Assemblea nazionale, «con 500.000 ingressi l’anno, far credere che non ci sia un costo è assurdo». La sua proposta è semplice: «Tagliare i sussidi agli immigrati che non hanno mai versato contributi» farebbe risparmiare «15 miliardi di euro». Ma per Bayrou, meglio colpire i giorni festivi.

E così il piano da 43,8 miliardi annunciato dal premier sembra dimenticare la realtà. Le pensioni non verranno adeguate nel 2026, le prestazioni sociali nemmeno. È l’«anno bianco», la purga fiscale descritta da Le Pen.

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di Alice Carrazza - 16 Luglio 2025